«Chi è più forte fa quello che può e chi è più debole cede»

(Tucidide)

Il “Dialogo degli Ateniesi e dei Melii” è un episodio narrato da Tucidide nel V libro della sua opera “La guerra del Peloponneso”. Si svolge nel 416 a.C., quando gli Ateniesi stabilirono di sottomettere l’isola di Melo, che era neutrale, ma amica di Sparta.

Facendo leva in modo spudorato sulla legge del più forte, gli ambasciatori d’Atene ebbero a sostenere che la giustizia non abbia alcuna rilevanza in una situazione di disuguaglianza di potere. Perciò affermarono che era nel loro interesse sottomettere Melo e che i Melii avrebbero dovuto accettare la dura, ma inoppugnabile realtà della loro situazione di minorità. Insomma: meglio la schiavitù che la morte.

I Melii, d’altra parte, cercarono di convincere gli Ateniesi a rispettare la loro neutralità, sostenendo che la distruzione di Melo avrebbe provocato la riprovazione di tutti i Greci e la ritorsione di Sparta, aggiungendo che la prudenza torna sempre utile, anche a chi in un dato momento si sente e di fatto è più forte degli altri. Perché tutto passa e la ruota gira, prima o poi…

Tuttavia, gli argomenti dei Melii non riuscirono a convincere gli Ateniesi che, come preannunciato, assediarono e conquistarono Melo, uccidendo tutti gli uomini adulti e riducendo in schiavitù donne e bambini.

E no, questo non è un semplice caffè col mito. È una pagina di storia. Una storia che si ripete, ciclicamente.

Ho così pensato a Trump e alla sua guerra dei dazi. Gli analisti l’hanno definita come la più grande revisione delle regole del commercio globale dal secondo dopoguerra ad oggi, anzi a ieri, visto che il dazio universale del 10% è entrato in vigore il 2 aprile, mentre i cosiddetti “dazi reciproci”, diversificati da nazione a nazione, verranno applicati a partire dal prossimo 9 aprile, superando in alcuni casi il 50% del valore dei beni oggetto di scambio.

Trump ha giustificato le sue scelte affermando di voler correggere decenni di pratiche commerciali sleali che avrebbero penalizzato l’economia statunitense. Non starò a riepilogare le reazioni di Ursula von der Leyen, di Emmanuel Macron o di Giorgia Meloni.

Mi sono semplicemente divertito, con un amaro sorriso, a ipotizzare chi dei tre più somigliasse, nelle sue pacifiche dichiarazioni, alla debole, remissiva e sconfitta prudenza dei Melii. Lascio al benevolo lettore la facoltà di immaginare: può.

D’altra parte, non ho potuto non considerare che Trump probabilmente ignori come sia finita la guerra del Peloponneso. Propongo di seguito un breve riepilogo.

Durò dal 431 a.C. al 404 a.C.. Dopo gli iniziali successi di Atene, la Lega Peloponnesiaca, guidata da Sparta, trionfò. La fase finale della guerra, nota come fase Deceleica, vide Sparta fomentare moti di ribellione tra le forze sottoposte ad Atene, con l’aiuto economico della Persia. La battaglia navale di Egospotami, nel 404 a.C., segnò la sconfitta definitiva di Atene.

La guerra cambiò il volto della Grecia antica: Atene, che aveva visto crescere enormemente il proprio potere dall’epoca delle guerre persiane in poi, dovette sopportare un gravissimo crollo e riconoscere l’egemonia di Sparta e dei suoi alleati. La città di Pericle non avrebbe mai più rivisto il suo antico splendore.

La nota più triste è che non perse solo Atene. Tutta la Grecia risentì fortemente del lungo periodo di devastazione, sia dal punto di vista della perdita di vite umane che da quello economico.

Chissà cosa ne penserebbe Trump, se fosse capace di studiare e riflettere sulla storia. Solo che lui si sente troppo intelligente per studiare…

I Melii: «E che noi restando in pace fossimo amici invece che nemici, ma alleati di nessuna delle due parti, non l’accettereste?».

Gli Ateniesi: «No, perché la vostra ostilità non ci danneggia tanto quanto la vostra amicizia, manifesto esempio per i sudditi della nostra debolezza, mentre l’odio lo è della nostra potenza. […] Noi crediamo infatti che per legge di natura chi è più forte comandi: che questo lo faccia la divinità lo crediamo per convinzione, che lo facciano gli uomini, lo crediamo perché è evidente. E ci serviamo di questa legge senza averla istituita noi per primi, ma perché l’abbiamo ricevuta già esistente e la lasceremo valida per tutta l’eternità, certi che voi e altri vi sareste comportati nello stesso modo se vi foste trovati padroni della nostra stessa potenza».[1]

Donald J. Trump: «Mi dispiace per voi perdenti e hater, ma il mio QI è uno dei più alti, lo sapete tutti! Per favore, non sentitevi stupidi e insicuri, non è colpa vostra».

***

[1] https://www0.mi.infn.it/~palombo/Dialogo-dei-Melii.pdf


FontePhotocredits: https://flic.kr/p/2qPPCGJ
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La mia fortuna? Il dono di tanto amore che, senza meriti, ricevo e, in minima parte, provo a restituire. Conscio del limite, certo della mia ignoranza, non sono mai in pace. Vivo tormentato da desideri, sempre e comunque: di imparare, di vedere, di sentire; di viaggiare, di leggere, di esperire. Di gustare. Di stringere. Di abbracciare. Un po’ come Odysseo, più invecchio e più ho sete e fame insaziabili, che mi spingono a correre, consapevole che c’è troppo da scoprire e troppo poco tempo per farlo. Il Tutto mi asseta. Amo la terra di Nessuno: quella che pochi frequentano, quella esplorata dall’eroe di Omero, ma anche di Dante e di Saba. Essere il Direttore di "Odysseo"? Un onore che nemmeno in sogno avrei osato immaginare...

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