Guarda Wanda,

come questo mondo ti ha ridotta,

è bastato poco o è stato troppo?

Dimmi, quanto hai perso?

Cosa non hai mai raggiunto?

 

Sei lì seduta da oltre un’ora

parli a te stessa, esprimi pareri

non ti preoccupi se a qualcuno

freghi qualcosa o risponda

 

Povera Wanda, cosa ti hanno fatto?

Un colpo al cuore oppure all’onore?

 

Wanda, ti prego, dammene un po’

potrebbe sempre tornarmi utile

 

Avrei pensato tu fossi uno spettro

non fosse che dodici giorni più tardi

ti ho ritrovata nello stesso aeroporto

con quella stessa faccia rapita

mentre indossavi lo stesso cappotto

 

Cara Wanda, è troppo poco

per dire che io ti conosco

oppure fidati un’ultima volta

se in così poco, ti ho visto tutto

 

 

[Aeroporto di Milano Malpensa – 2011]


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C'è chi tempo fa mi definì una “spugna”. Interpretai male, credevo mi desse dell'ubriacone. Poi scoprì si riferisse alla mia curiosità, a quel modo di interessarmi a ciò che non conosco. A ventidue anni ho lasciato le strade domestiche per partire alla volta di Londra. L'ignoto davanti e le canzoni di Eddie Vedder - tratte da “Into the wild” - cantate nelle mie orecchie. Da quel momento la vita si è rivelata diversa da ciò che credevo. È stato come quando Prometeo ha gabbato Zeus e ha portato il fuoco agli uomini. Da allora ho respirato per un po' l'India, ho vissuto Firenze e sono finito a Milano e in diversi altri posti. Poi come Ulisse - impiegandoci meno dei suoi vent'anni - sono tornato alla mia Itaca: Trani. Sono Francesco Dibari, in ogni dove la gente si è chiesta perché mi chiamassi Dibari essendo di Trani. Ma è qui che sono nato, un martedì di febbraio del 1987. Quel giorno per le strade del centro si teneva il mercato.