Il ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, in conferenza stampa a margine dell'incontro sui rider con i rappresentanti degli stessi lavoratori, delle aziende del food delivery, dei sindacati e delle imprese, Roma, 2 luglio 2018. ANSA/ MASSIMO PERCOSSI

Ogni giorno gonfia i muscoli dei bicipiti e del collo, raccoglie tutta la forza che Dio gli ha donato e abbatte il tempio: poi qualcuno gli spiega che i morti non sono filistei, ma italiani…

Caro Direttore,

credo che Giggino Di Maio, noto vicepremier, stia perdendo completamente la brocca. Continua ad annunciare da tre mesi misure a “favore degli italiani” e a sbattere il grugno contro il ministro del Tesoro, Tria, che se non è Padoan poco ci manca. Ogni tanto l’atro vicepremier Salvini un po’ lo appoggia e un po’ si smarca, dipende dai sondaggi che, com’è noto, sono il pasto principale dei famosi italiani.

Questo Di Maio, un giorno sì e l’altro pure, mi fa pensare a Sansone, il forzuto personaggio biblico che tirò giù il tempio a mani nude, al grido di muoia Sansone con tutti i filistei. I quali filistei non erano elettori di Sansone e neanche suoi sudditi, erano nemici che più nemici non si può. Dunque il crollo del tempio ottenne lo scopo di sterminarli. Questa è la leggenda. Di Maio che c’entra? Proverò a spiegarlo.

Dunque, il Giggino nazionale ogni giorno sforna la litania, come se fosse la prima volta, delle promesse fatte in campagna elettorale e cioè: reddito di cittadinanza, flan tax, taglio alle pensioni, che sono d’oro solo per lui che non conosce cos’è il lavoro. Ministro del lavoro? Ma mi faccia il piacere! (Copyright Totò).

Il povero Tria, che non è Cottarelli ma un po’ lo è anche lui, cerca di spiegare al giovanotto che tutte quelle promesse costano dai 50 ai 70 miliardi, e che dunque altro che limite del 3 per cento alla spesa, secondo il patto con l’Europa… La spiegazione di Tria, la capirebbe chiunque non sia completamente stupido. E cioè: se sforiamo il limite, non facciamo neanche in tempo ad annunciarlo che il nostro debito pubblico schizza in su, lo spread va alle stelle, quelli che ci prestano i soldi fuggono e le imprese pure. I famosi italiani si ritrovano tutti impoveriti, altro che cittadinanza e balle varie. Si chiama catastrofe “greca” con arrivo della Troika e commissariamento del Paese. Tria fa anche un disegnino per spiegarlo, ma Di Maio dice che a lui interessano gli italiani, non la Troika.

E qui entra in scena Sansone-Di Maio che gonfia i muscoli dei bicipiti e del collo, raccoglie tutta la forza che Dio gli ha donato e abbatte il tempio Italia. Quando si riprende è soddisfatto per aver seppellito Tria, la Troika e tutti i filistei. Poi qualcuno gli spiega che i morti non sono filistei, ma italiani. Ma lui continua a non capire, cerca il Contratto del Cambiamento per un ripasso. Anche il Contratto è sotto le macerie.


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Pugliese errante, un po’ come Ulisse, Antonio del Giudice è nato ad Andria nel 1949. Ha oltre quattro decenni di giornalismo alle spalle e ha trascorso la sua vita tra Bari, Roma, Milano, Palermo, Mantova e Pescara, dove abita. Cominciando come collaboratore del Corriere dello Sport, ha lavorato a La Gazzetta del Mezzogiorno, Paese sera, La Repubblica, L’Ora, L’Unità, La Gazzetta di Mantova, Il Centro d’Abruzzo, La Domenica d’Abruzzo, ricoprendo tutti i ruoli, da cronista a direttore. Collabora con Blizquotidiano.  Dopo un libro-intervista ad Alex Zanotelli (1987), nel 2009 aveva pubblicato La Pasqua bassa (Edizioni San Paolo), un romanzo che racconta la nostra terra e la vita grama dei contadini nel secondo dopoguerra. L'ultimo suo romanzo, Buonasera, dottor Nisticò (ed. Noubs, pag.136, euro 12,00) è in libreria dal novembre 2014. Nel 2015 ha pubblicato "La bambina russa ed altri racconti" (Solfanelli Tabula fati). Un libro di racconti in due parti. Sguardi di donna: sedici donne per sedici storie di vita. Povericristi: storie di strada raccolte negli angoli bui de nostri giorni. Nel 2017 ha pubblicato "Il cane straniero e altri racconti" (Tabula Dati).