Almeno 844 i feriti causati dalle violente, a tratti barbare, cariche della Polizia Nazionale e della Guardia civil. 19 i feriti tra i poliziotti.
Atto primo. Lo scriviamo senza mezzi termini: le immagini viste ieri, a Barcellona e in tutta la Catalunya, rievocano l’orrore franchista.
Atto secondo. Mariano Rajoy, con le sue dichiarazioni, appare francamente (tanto per ricordare ancora il fantasma del dittatore Franco) impresentabile e indifendibile.
Atto terzo: ricorderemo a lungo le scene viste ieri, domenica 1 ottobre 2017. Scene di violenza inaudita, da parte di uomini in divisa, “Forze dell’Ordine”, che infierivano barbaramente su civili indifesi, inermi e a braccia alzate. Scene che testimoniano la fierezza del popolo Catalano, che hanno sollevato lo sdegno dell’Europa e del resto del mondo, e che passeranno alla storia come la vergogna di Madrid.
Non intendiamo entrare nel merito della questione. Ma non v’è dubbio che le rivendicazioni catalane avrebbero merito ben altro tipo di gestione: una gestione politica, tesa alla ricerca di un compresso alto e nobile (vedi De Gasperi), e non l’uso efferato della forza, nel tentativo disperato di blindare un’ottusa e irremovibile presa di posizione.
Per rendersene conto, basta leggere, random, alcune dichiarazioni rilasciate a caldo da Rajoy, il quale o viene dalla luna oppure ha visto un altro film.
5,3 milioni di catalani chiamati al voto, la stragrande maggioranza dei 6.000 seggi aperti e presidiati civicamente per l’intero giorno da tutta la popolazione, a dispetto delle cariche della Polizia Nazionale e della Guardia Civil, ma per Rajoy: «Oggi non c’è stato alcun referendum, è chiaro a tutti»; il referendum «è stato un ricatto di pochi. La maggioranza del popolo catalano non ha partecipato alla sceneggiata degli indipendentisti».
844 feriti, al momento in cui scriviamo, ma i numeri sono continuamente aggiornati e peggiorati. Scene di civili picchiati selvaggiamente dai poliziotti. Solo che Rajoy dichiara: «Ringrazio le forze di sicurezza dello Stato che hanno tenuto fede agli obblighi e rispettato il mandato della Giustizia davanti ad un attacco così grave alla nostra legalità». Con buona pace dei volti insanguinati, dei vecchi colpiti con i manganelli, di donne prese a calci mentre erano già state scaraventate a terra… E questa volta non sono i terroristi a far scorrere sangue per le vie di Barcellona.
Su una cosa Rajoy non si sbaglia: «Il nostro stato di diritto mantiene la sua forza e resta in vigore, reagisce di fronte a chi vuole sovvertirlo. Oggi abbiamo constatato la forza della democrazia spagnola». Già: la forza e la democrazia. La forza bruta di chi ha picchiato. E la democrazia di chi ha presidiato pacificamente i seggi, pur di difendere il diritto a votare, il diritto ad esprimere la propria scelta, giusta o sbagliata che sia.
E adesso? Intanto, mentre la conta dei voti procede a fatica, e Madrid ha tagliato il collegamento internet nella maggior parte dei seggi, in Plaza Catalunya, il presidente di Omnium, Jordi Cuixart, insieme ai responsabili dell’Anc, una delle due grandi organizzazioni della società civile indipendentista, ha annunciato uno sciopero generale per domani, martedì.
Quel che temiamo, però, è che purtroppo il peggio debba ancora venire.
E qui la tastiera si fa incerta, perché chi scrive pensa a Gemma, Laura, Iona: amiche, colleghe e catalane. Che ieri hanno prima fatto ore e ore di coda, per votare, e poi ore e ore di presidio, per difendere i loro voti. Perdonate il vostro cronista. Qui non c’entra più la cronaca o la politica. Qui urge il bisogno di affidare alla Rete un supporto morale, l’invocazione della pace, la speranza della democrazia.
Solo che qualcuno dovrà spiegarlo a Rajoy.