L’elogio della follia, ereditata da Erasmo da Rotterdam, crea un disagio così grande nella valutazione che ogni teatrante ha di sé da provocare un completo distacco dalla realtà

“Il mio regno per un cavallo”. Il Riccardo III presentato da Antonio Memeo il 14 e 15 settembre, presso il Palazzo Ducale di Andria, è diverso da quello descritto da William Shakespeare. A differenza del Bardo, infatti, l’attore e regista andriese traccia un quadro psicologico del sovrano, spingendolo fino all’estremizzazione di un’ambizione quasi dispotica e malata.

“Riccardo III di cinque figli” porta, nel programma della 23esima edizione del Festival Castel dei Mondi, l’ossessione delirante del perseguire l’arte ad ogni costo, il fine machiavellico che giustifica i mezzi, la spasmodica sete di potere.
L’elogio della follia, ereditata da Erasmo da Rotterdam, crea un disagio così grande nella valutazione che ogni teatrante ha di sé da provocare un completo distacco dalla realtà, una ricerca no sense dei mulini a vento tipici del Don Chisciotte di Miguel de Cervantes, un pragmatismo dissolto nel consigliare allo stesso Riccardo III di trovarsi un lavoro.
Lo studio e la preparazione di Antonio Memeo consegnano al Festival una qualità recitativa di primissimo livello, un talento nostrano che, con fiero campanilismo, non è, certo, da meno all’estro internazionale della kermesse.


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Iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Puglia, ho iniziato a raccontare avventure che abbattono le barriere della disabilità, muri che ci allontanano gli uni dagli altri, impedendoci di migrare verso un sogno profumato di accoglienza e umanità. Da Occidente ad Oriente, da Orban a Trump, prosa e poesia si uniscono in un messaggio di pace e, soprattutto, d'amore, quello che mi lega ai miei "25 lettori", alla mia famiglia, alla voglia di sentirmi libero pensatore in un mondo che non abbiamo scelto ma che tutti abbiamo il dovere di migliorare.