
Unione Europea: alla scoperta del “diverso”
«Coloro che dopo la Seconda Guerra Mondiale hanno sognato l’UE dovevano essere dei pazzi, dei visionari: hanno avuto un’idea incredibile, eppure ha funzionato»
Di Alessandro Tesse e Martina Tondolo, 2c Liceo Scientifico “R. Nuzzi” – Andria
Il Dirigente Scolastico del liceo “R. Nuzzi” di Andria, prof. Michelangelo Filannino, ricorda così quanto la creazione dell’Unione Europea sia stata fondamentale per la nostra storia e quanto l’integrazione sia da essa favorita grazie a progetti di partenariato come Erasmus+.
Il progetto Erasmus+, in origine “Comenius”, prevede la partecipazione di giovani studenti ai quali è data l’opportunità di effettuare degli scambi interculturali finalizzati ad aumentare le proprie capacità di adattamento e di sviluppo delle competenze.
Per prendere parte a tale progetto, più scuole di differenti Paesi, accordate fra di loro, devono presentare il proprio “Application form” (un modulo di domande che deve rispettare determinati parametri prestabiliti dall’UE) alle agenzie nazionali che hanno il compito di valutare l’iniziativa proposta ed eventualmente accettarla.
L’UE finanzia così le scuole aderenti al progetto con una determinata quantità di denaro. Spetta poi alle scuole distribuire le spese in modo adeguato ad assicurare la partenza ad almeno 24 studenti.
I ragazzi vengono ospitati dalle famiglie dei diversi Paesi aderenti ed hanno la possibilità di visitare le città circostanti, sperimentando per circa una settimana un modo di vivere tutto nuovo.
Da quanto tempo e per quali ragioni la nostra scuola ha aderito a partenariati Comenius o Erasmus+?
Esattamente dal 2007. Divenuto dirigente del liceo Nuzzi, ho voluto introdurre il progetto, a cui partecipo dal 2002, essendo fortemente toccato dalle mie esperienze passate.
Quali sono i benefici e quali gli eventuali svantaggi derivanti dalla partecipazione a un progetto di partenariato Erasmus+?
Uno dei principali vantaggi è quello di conoscere una realtà grandiosa, l’Europa, di cui dovremmo essere gelosi. Si ha l’opportunità di visitare, scoprire e capire quanto i vari Paesi possano essere simili nella loro diversità. Svantaggi non ne vedo.
Quanto pensa che influisca la conoscenza delle lingue straniere sulla formazione degli studenti?
Penso che la conoscenza di lingue straniere sia fondamentale. Al giorno d’oggi più lingue si conoscono, più sono le possibilità di realizzarsi in qualsiasi settore.
Il progetto Erasmus+ è dunque importante anche da questo punto di vista. È infatti basato interamente sull’uso dell’inglese. Devono parteciparvi persone che hanno almeno una conoscenza di base della lingua, oltre ad essere una buona opportunità per fare pratica e migliorare.
Crede nelle opportunità offerte dai partenariati Erasmus+? È soddisfatto riguardo alle precedenti esperienze?
Sì, ci credo. Credo che sia uno degli elementi migliori nel parlare dell’Europa. Oggi noi ne parliamo strettamente da un punto di vista economico-finanziario, invece, attraverso i progetti Erasmus, si ha modo di conoscere la ricchezza storica e culturale dei Paesi europei. È un punto di osservazione privilegiato: queste iniziative sono forse l’unico terreno dove si vede l’Europa esattamente com’era stata pensata a Ventotene o dai fondatori dell’UE. Quella delle tradizioni storiche, quella dalle mille realtà.
Vado molto fiero delle mie esperienze passate. Potrei raccontarvi centinaia di piccole-grandi cose che ho avuto modo di vedere, insieme agli studenti, girando anche in posti periferici dell’Europa. Esperienze uniche.
Quali sono, secondo lei, gli obiettivi che spingono l’UE ad investire nel progetto Erasmus?
La motivazione principale dei progetti Erasmus è quella di creare “L’Europa dei popoli” che si nutre di continui scambi culturali tra i vari Paesi.
Tutto questo per mantenere lontane le antiche discordie tra Stati come Francia e Germania, sempre in contrasto fra di loro, ed evitare lo scoppio di un nuovo conflitto. Questo obiettivo è stato di fatto raggiunto. Basti pensare che io ed i miei coetanei apparteniamo alla prima generazione, probabilmente dai tempi dell’impero romano, che non ha mai preso parte a una guerra.
Ritiene che gli obiettivi di crescita e sviluppo di Strategia Europa 2020 possano essere portati a termine?
Uno degli obiettivi fissati da Europa 2020, a Barcellona, prevedeva la conoscenza di almeno tre lingue. E pensate che una lingua straniera è già un problema, due diventa proibitivo. Però attenzione: questo vale per noi italiani, per altri Paesi no. In molte regioni del nord Europa, infatti, il problema non persiste e le tre lingue ci sono eccome. Questo è per noi un grande svantaggio culturale.
Direi dunque che gli obiettivi di Europa 2020 sono ben lontani dall’essere raggiunti. Dopotutto è importante che il XXI secolo trascorra senza guerre e vi sia una convivenza pacifica. E noi, nel mondo della scuola, siamo nella direzione giusta poiché facciamo proprio questo: cerchiamo di creare, in qualsiasi situazione, relazioni pacifiche e amichevoli.