Nella vita c’è chi pensa di amare e chi ama. Nel Vangelo, ad esempio, l’amore fa male, ha a che fare con il sacrificio, con l’offerta di sé stessi, fino al dono supremo della vita, nel mistero del crocifisso. Amare significa soffrire, amare i propri nemici fino al dono della vita, in una oblazione redentiva.
Questo amore, non di rado, è equivocato. Gli stessi apostoli iniziando dal loro capo, Pietro, non lo comprendono. L’amore di Pietro, invece, è quello di un amico che desidera per il suo amato Gesù una vita senza dolore, senza problemi, senza croce. Egli sa che amare un amico significa non permettere la sua sofferenza.
Una storia narra di un uomo che voleva aiutare le farfalle a non soffrire nella loro trasformazione e dunque con il suo soffio le aiutava ad anticipare la sofferenza del baco, aiutando la farfalla a venir fuori. Soffiando sull’attesa farfalla non permise la formazione delle sue ali e ne uscì fuori un essere mostruoso, perché deformato e senza ali.
Spesso, in nome dell’amore, come Pietro, che non comprende il mistero della croce, per evitare sofferenza a chi si vuol bene, li si blocca nel volo della vita, come la farfalla deformata. Tanti genitori, per evitare i sacrifici della vita ai loro figli, sofferenze che loro hanno conosciuto, educano i loro ragazzi nel vizio dove tutto è permesso o dovuto.
I danni di una formazione senza l’offerta di sè stessi, la fatica incessante, il sacrificio di opportunità giuste e buone, sono dinanzi agli occhi di tutti. Gesù chiama Pietro Satana solo perché vuole distoglierlo dall’amore nella sofferenza. Lui, Pietro, il primo papa, chiamato Satana. È satanico dunque un amore che non permette la sofferenza della prova, che priva l’altro della libertà del dono di sé stessi o di chi, in nome del bene, preclude, accelerando i tempi della formazione, una vita armonica e serena. Vade retro dunque agli amori facili, alle scelte semplicistiche ed alla superficialità che, dietro un’apparente benessere, genera una incommensurabile angoscia.
L’amore non resta crocifisso, ma dona vita, come nel dolore una donna diviene madre. L’amore che conserva perde tutto, quello che dona genera vita. Ad ognuno la possibilità di seguire la logica di Pietro o di Gesù, la logica del sacrificio con frutto o quella della comodità che sconfina nella tristezza e nella desolazione.