Dov’è, anche a Natale?
Dov’è Dio durante e dopo le guerre? Dov’è Dio durante e dopo gli stermini di popoli
Dov’è Dio quando ci si sente abbandonati da tutto e da tutti?
Dov’è Dio se suo Figlio nasce in una grotta?
Dov’è se suo Figlio viene fasciato, come tutti gli uomini feriti e ammalati?
Dov’è se, per incontrarlo, al posto di salire al cielo, bisogna scendere in una grotta?
Dov’è se gli angeli rivelano la salvezza a persone che, come i pastori, non sono degne neppure di testimoniare in un processo, perché ritenute oggettivamente false?
Dov’è Dio se oggi chi ama viene crocifisso, disprezzato perché buonista?
Dov’è se anche chi crede in Lui sperimenta il suo abbandono?
Ci sono messaggeri o angeli che ci dicono dove si può trovare. Dio lo si incontra nella grotta, nel sepolcro del proprio cuore. Nelle fasce di chi non parla ed ha bisogno di tutto. Dio lo si trova in chi si vive nelle mangiatoie, cioè in ciò che è impuro e non sacro, dove gli uomini sono trattati da animali. Dio lo si incontra dove c’è la morte dei crocifissi, perché ha portato speranza e amore.
Dio è presente lì dove si pensa che non c’è Dio e ci si lamenta di Lui.
Il bambino della mangiatoia, preludio della croce, avvolto in fasce, figura della Sindone, nato nella grotta, richiamo del sepolcro, nasce per chi è morto. Egli è luce per chi è nelle tenebre, è visita per chi è abitato dalla solitudine. Egli è attesa di chi non si aspetta più nulla dalla vita. È salvezza per chi non cerca i salvatori, di chi non sogna la salvezza.
Natale è riconoscere che, in tutto ciò che si crede Dio è assente, si compie il mistero dell’Emmanuele, il Dio con noi. Il Natale però è mistero di rifiuto, non accoglienza di un Dio che viene. Dio è presente nel cuore di chi non crede e non sa di essere amato. È in chi è deluso dai suoi progetti e tradito dalla vita. Dio è in chi ama nel dolore, è in chi semina speranza, nonostante la delusione, e in chi crede, nonostante i crolli e le ferite dei tradimenti.
Avremo il coraggio di cercarlo in tutto questo, oltre le devozioni e le facili consolazioni, inondate dal consumismo?