
La guerra avviluppa Il bene del mondo
E lo riduce, con truce violenza,
A tante croci di filo spinato:
Tanto chi crepa, con l’altro che nasce
Resta comunque, di botto, fregato.
È una demenza dell’uomo moderno
Che si procura di questi calvari
Mentre nel petto si culla l’idea
Che la sua vita sarà senza fine…
E che resterà padrone assoluto
Sopra un destriero, cavallo di frisia,
A cavalcare le tante rovine
Quale prodotto della sua pazzia
Che detta al destino il proprio calvario…