«Credo che basterebbe farmi un autoritratto, per portare alla luce quello che io oggi vivo e sono»
«Leon Battista Alberti nel “De Pictura” pubblicato nel 1435, in cui descrive le origini della pittura, scrisse di Narciso innamorato della propria immagine. L’artista diviene lo strumento, e usa un riflesso per riprodurre la sua immagine allo specchio, tratto dopo tratto».
Con questa citazione, sicuramente più incline all’autoritratto, vogliamo in parte far capire l’intento della nostra bilaterale analisi. L’intenzione primaria è quella di parlare del volto, cercando di creare un interessante e delicato parallelismo su uno dei soggetti che ha attirato l’interesse di molti importanti maestri sia del passato sia del presente. Parliamo dello studio e della realizzazione della figura umana in generale, un processo che ancora oggi viene considerato come uno dei punti più alti del fare arte.
Il volto umano nella storia dell’arte è sempre stato motivo d’interesse per gli artisti, pittori, scultori e disegnatori anatomisti hanno sempre lavorato su questo tema, portando alla luce risultati eccezionali anche in altre discipline, soprattutto nel campo più difficile e particolare, a loro molto caro, della fisiognomica. Nelle mimiche facciali può nascondersi una grande ragione esistenziale e soprattutto filosofica.
La fisiognomica in un certo senso è una disciplina che vuole dedurre i caratteri psicologici e morali di una persona dal suo aspetto fisico, soprattutto dai lineamenti e dalle espressioni. Per questo motivo, come già accennato, l’argomento è stato da sempre materia prima di molti famosi artisti figurativi, che non si sono solo soffermati sulla forma ma anche su quel qualcosa d’invisibile, come l’impercettibile in natura, a cui si rivolge lo sguardo. L’approfondimento di questa ricerca, associata ad un concetto di bellezza e perfezione universale è stata assai diffusa nel Rinascimento, a tal proposito il genio di Leonardo da Vinci scriveva: «L’occhio, dal quale la bellezza dell’universo è specchiata dai contemplanti, e di tanta eccellenza, che chi consente alla sua perdita si priva della rappresentazione di tutte le opere della natura, per la veduta delle quali l’anima sta contenta nelle umani carceri, mediante gli occhi, per i quali essa anima si rappresenta tutte le varie cose di natura. Ma chi li perde lascia essa anima in una oscura prigione, dove si perde ogni speranza di vedere il sole, luce di tutto il mondo» (Leonardo da Vinci, Trattato della pittura, XIX, 1550).
Gli studi di Leonardo da Vinci sull’uomo del suo tempo sono molti, anche il suo famoso autoritratto viene considerato tale, basti pensare che molti concordano che sia un’opera di Leonardo ma non il suo vero volto. Nello specifico si tratterebbe di uno studio preparatorio.
Dettaglio dell’autoritratto di Leonardo da Vinci
Dettaglio della Gioconda di Leonardo da Vinci
Leonardo da Vinci nei suoi ritratti unisce indissolubilmente la figura con il paesaggio circostante. Emblema della sua arte è la Gioconda. Questo dipinto, divenuto oggetto di ammirazione e bersaglio di deformazioni, è identificato con il ritratto di Monna Lisa del Giocondo. La scienza e l’arte sembrano riassumersi e toccare il culmine. L’espressione del volto e il tanto celebre sorriso sono inafferrabili come l’essenza dell’intero paesaggio. L’avvolgimento atmosferico rende infatti indissolubile l’unione della figura con il paesaggio stesso. Nonostante l’interesse di Leonardo anche nei confronti di uno sfondo anch’esso estremamente importante, il fulcro di molte sue opere sta nello sguardo, in quel qualcosa che ancora oggi interroga gli studiosi e che rende le anime da lui dipinte immortali. È giusto ricordare che l’enigma, nei suoi capolavori può mostrarsi vivo non solo negli occhi, ma anche in altri innumerevoli dettagli. Se guardiamo la Monna Lisa da una certa distanza ci accorgiamo che ogni elemento ha un suo perché preciso e niente è lasciato al caso. Per quanto riguarda il suo sfondo, molti storici ritengono che non si tratti di uno scenario inventato, ma rappresenti anzi un punto della Toscana. Questo serve a farci capire che ciò che ci sembra irrilevante può raccontare l’identità del soggetto posto in primo piano.
Lo studio del volto umano è passato in ogni epoca dell’arte, da quella classica a quella moderna e contemporanea. Uno dei più noti pittori contemporanei che concentra il suo lavoro su questo fattore è Daniele Bongiovanni. Lui esegue ritratti dalla maniera anche classica, ed è solito portare sopra i volumi del viso dei percorsi interiori, punti sensibili che si uniscono e che provengono da un contatto con l’attualità e con una conoscenza teorica che si basa su nozioni filosofiche. Il legame con il pensiero rinascimentale è esplicito, in quanto i suoi ritratti mettono spesso al centro l’uomo come simbolo di ogni verità. Bongiovanni lavora sulla dinamicità del volto dipinto, la fisicità e l’introspezione sono il sunto di un vivere poetico e attento alla normalità del quotidiano. “Il sacro e il profano”. Nei visi e nei ritratti da lui eseguiti i confini tra l’immaginario e ciò che è assolutamente reale creano sempre nuove possibilità d’interpretazione del quadro generale. La dimensione rinascimentale appare sicuramente rinnovata ma sempre riconoscibile. Nel movimento energico del gesto la cosa che non appare mai alterata è l’umanità dello sguardo.
Dettaglio di uno studio preparatorio di Daniele Bongiovanni
Dettaglio dell’Uomo (Mundus) di Daniele Bongiovanni
«Solitamente quando voglio ritrarre la vita, la realtà di qualcuno, tento sempre di restringere tutta la sua storia, il suo vissuto, nello schema infinito di un ritratto. Per questo credo che basterebbe farmi un autoritratto, per portare alla luce quello che io oggi vivo e sono» (Daniele Bongiovanni, Wall Street International, 12 maggio 2017).
L’interesse ossessivo degli artisti nei confronti della figura, ha una lunghissima tradizione, un punto altissimo di questo aspetto in epoca più moderna, è stato toccato anche grazie all’espressionismo.
A tal proposito ricordiamo che il termine espressionismo indica, in senso molto generale, un’arte dove prevale la deformazione di alcuni aspetti della realtà, così da accentuarne i valori emozionali. In tal senso, il termine prende una valenza molto universale. Al pari del termine classico, che esprime sempre il concetto di misura ed armonia.
Ritornando all’argomento centrale, l’esigenza degli artisti di conoscere il carattere interiore di se stessi e degli altri, per indagare anche sulla psiche, attraverso un percorso non ordinario, nasce dalla voglia di ricondurre una realtà non visibile e sconosciuta a schemi noti e altamente rassicuranti. Può essere questa una delle motivazioni per cui l’arte ha affrontato ed interpretato in svariati modi il tema, tutto ciò secondo una linea evolutiva che s’incrocia anche con la scienza. L’arte visiva crea un solido rapporto fra la corazza dell’uomo e il suo profondo ‘’essere e non essere’’. Questo dal passato al presente è rimasto quasi invariato.
Con il passare del tempo il ‘’ritratto’’ è stato fatto anche attraverso una nobile pratica performativa, in quanto i linguaggi con cui comunicare e trascrivere uno ‘’sguardo’’ dal punto di vista artistico sono innumerevoli. Il volto, ma anche il corpo, con il passare del tempo è diventato non solo disegno o dipinto, ma anche scena, teatro, film e musica. Il ritrarre, ancora oggi rimane uno studio straordinario e contemporaneamente un solido dato effettivo, un’operazione risolta. Ciò è riscontrabile in molti testi autorevoli che parlano della figura umana come un ‘’concetto’’ rivelatore, idealizzato già nell’arte egizia e supremo dalla ripresa del viso di Cristo fino ad oggi.
Per Leonardo da Vinci la Gioconda, potrebbe essere un’ultima Madonna che apparirà in
tempi apocalittici, (Madonna di Medjugorje?), senza il Bambino con sé,
contrariamente alle molte Madonne da lui precedentemente dipinte. Monna
Lisa è la Madonna che precede il Giudizio Universale, di Michelangelo e
quello finale ad opera del Figlio. Michelangelo Buonarroti, nella
somiglianza tra il Cristo Giudice del Giudizio Universale e la figura di
Aman della volta nella Cappella Sistina, persecutore biblico degli
ebrei, avrebbe indicato la futura somiglianza apparente tra Gesù è
l’Anticristo, come aveva scritto nei primi secoli il Padre della Chiesa
Sant’Ippolito di Roma. Cfr. ebook/kindle L’Apocalisse secondo Leonardo e
Michelangelo.