Denotano i fusti, longevità.
Le Palme dimesse e immobili.
Nemmeno un fiato che spiri
E che dia carezza al tempo che vola.

Un tenero filo
Conduce l’attesa per mano
Verso l’altare della pazienza
E accende un nuovo cero
Affinche il tempo Inciampi
E si fermi a lenirsi ferite…

Latte e miele, le parole:
È l’unguento sanante,
È l’aurora, di un giorno inatteso
Quasi appeso a una lenza nascosa
Tra gli scogli di un sogno  vissuto.

04-10-2923


FonteFoto di Pawel Czerwinski su Unsplash
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Salvatore Memeo è nato a San Ferdinando di Puglia nel 1938. Si è diplomato in ragioneria, ma non ha mai praticato la professione. Ha scritto articoli di attualità su diversi giornali, sia in Italia che in Germania. Come poeta ha scritto e pubblicato tre libri con Levante Editori: La Bolgia, Il vento e la spiga, L’epilogo. A due mani, con un sacerdote di Bisceglie, don Francesco Dell’Orco, ha scritto due volumi: 366 Giorni con il Venerabile don Pasquale Uva (ed. Rotas) e Per conoscere Gesù e crescere nel discepolato (ed. La Nuova Mezzina). Su questi due ultimi libri ha curato solo la parte della poesia. Come scrittore ha pronto per la stampa diversi scritti tra i quali, due libri di novelle: Con gli occhi del senno e Non sperando il meglio… È stato Chef e Ristoratore in diversi Stati europei. Attualmente è in pensione e vive a San Ferdinando di Puglia.