di Jokha Alharthi
Vincitore del Man Booker International Prize 2019 questo libro ci accompagna in un viaggio virtuale nell’Oman, ufficialmente Sultanato dell’Oman, uno Stato asiatico situato nella porzione sud-orientale della Penisola arabica.
Attraverso vari personaggi e lungo il filo conduttore dei ricordi di ‘Habdallah che vengono espressi quasi come un “flusso di coscienza”, impariamo a conoscere le abitudini, le tradizioni di un terra così lontana.
La lettura scorre facilmente e piacevolmente, ma le narrazioni riportate inducono, a volte, a delle pause di riflessione, a ripensare con gli occhi del cuore a certe tragedie quotidiane per loro così banali, scontate e subite come normali, ma che per noi sono uno strappo al nostro modo di vivere e alla nostra sicura e personale organizzazione della vita. Matrimoni combinati, doveri coniugali forzati, violenze psicologiche reiterate a chi osa opporsi allo stato di cose, rigida educazione, tutto si esplicita nelle parole che pagina dopo pagina ci fanno stringere sempre più il cuore e ci fanno venire voglia di abbracciare virtualmente quei personaggi in cerca di comprensione.
Si sviluppa così un’empatia estrema in questo viaggio che rimane comunque affascinante nella sua crudezza.
Un mondo diverso da scoprire attraverso la saggezza popolare dei proverbi di Zarifa, le usanze da osservare per festeggiare una nascita o per ringraziare il buon Dio, ma anche da accettare, un mondo che cerca il riscatto nell’affrancarsi da certi stereotipi tipici delle realtà asiatiche conservando il bello di antiche tradizioni.