Salvini sa che il governo gialloverde ci sta riempendo di debiti che non ci pagherà nessuno

Caro Direttore,

il professor Emilio Gentile, autorità nello studio del Ventennio mussoliniano, sostiene che l’estremismo di destra salviniano non somiglia al fascismo, quello vero. Insomma sarebbe una imitazione da mercatino del falso.

L’eminente storico va preso sul serio sulla non ripetibilità del fenomeno storico, ma forse la ragione non risiede nelle idee di Salvini e nei suoi comportamenti che eversivi rimangono. Mi sono fatto l’idea, dopo il comizio di Milano, che il nostro Truce è troppo stupido per essere paragonato al Duce.

Mussolini non fece mai esibizioni di rosari e di parodie cristiane. Era stato socialista anticlericale, mai comiziò contro il Papa, mica era scemo. Fece il Concordato con lo Stato pontificio, Concordato che (il ministro dell’Interno forse ignora) è scritto nella nostra Costituzione.

Mussolini era stato un leader socialista, non un giovane comunista padano come la nostra macchietta. E mai avrebbe concluso un comizio affidando la sorte dell’Italia alla madonna e ai santi. Salvini lo fa per scavalcare il Papa a sinistra e perché non ha proposte serie per un’Europa migliore.

Salvini sa che il governo gialloverde ci sta riempendo di debiti che non ci pagherà nessuno, meno che meno i suoi amici sovranisti. Dunque, nella disperazione scomoda la madonna e i santi, escluso san Francesco patrono d’Italia che da il nome al Papa nemico. Un giochino da bambino stupido.

Ma il comizio milanese è stata la penultima follia del Nostro, che forse sente l’acqua salirgli alle chiappe. Subito dopo ha sguainato lo spadone contro chi ha fatto sbarcare i migranti della Sea Watch, minacciando denunce.

E, per non farsi mancare nulla, ha attaccato l’Onu che ha eccepito il Decreto Sicurezza bis che puzza di razzismo. Salvini, uomo solo al comando contro l’Onu. Non sarà che il nostro sta sbroccando? La risposta è sì. Ma il vero problema è che lui sbrocca e il debito lo paghiamo noi. O forse non è stupido solo lui.


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Pugliese errante, un po’ come Ulisse, Antonio del Giudice è nato ad Andria nel 1949. Ha oltre quattro decenni di giornalismo alle spalle e ha trascorso la sua vita tra Bari, Roma, Milano, Palermo, Mantova e Pescara, dove abita. Cominciando come collaboratore del Corriere dello Sport, ha lavorato a La Gazzetta del Mezzogiorno, Paese sera, La Repubblica, L’Ora, L’Unità, La Gazzetta di Mantova, Il Centro d’Abruzzo, La Domenica d’Abruzzo, ricoprendo tutti i ruoli, da cronista a direttore. Collabora con Blizquotidiano.  Dopo un libro-intervista ad Alex Zanotelli (1987), nel 2009 aveva pubblicato La Pasqua bassa (Edizioni San Paolo), un romanzo che racconta la nostra terra e la vita grama dei contadini nel secondo dopoguerra. L'ultimo suo romanzo, Buonasera, dottor Nisticò (ed. Noubs, pag.136, euro 12,00) è in libreria dal novembre 2014. Nel 2015 ha pubblicato "La bambina russa ed altri racconti" (Solfanelli Tabula fati). Un libro di racconti in due parti. Sguardi di donna: sedici donne per sedici storie di vita. Povericristi: storie di strada raccolte negli angoli bui de nostri giorni. Nel 2017 ha pubblicato "Il cane straniero e altri racconti" (Tabula Dati).