La donna prese posto accanto al finestrino…
La donna prese posto accanto al finestrino. Sistemò lo zainetto sotto il sedile anteriore, strinse intorno alla vita la cintura di sicurezza, si accomodò per bene sul sedile e si preparò alla partenza. Intorno a lei le voci dei compagni di viaggio, suoni familiari ma per lo più incomprensibili, e il pianto disperato di un neonato, che l’avrebbe accompagnata per tutta la durata del volo. La consueta confusione della sistemazione di passeggeri e bagagli, le consuete prassi preparatorie al decollo.
Era vero. Stava succedendo ancora. Dopo tutto “quel” tempo.
Chiuse gli occhi, com’era solita fare mentre l’aereo prendeva velocità, riassaporando quella meravigliosa sensazione con cui si teneva incollata al sedile, come se quello avesse potuto sfuggirle durante l’accelerazione. Le piaceva avvertire dentro di sé la forza di quel movimento rimanendo completamente ferma, assorta, aspettando l’attimo di sentire che si era sollevata da terra. Solo allora riapriva gli occhi e guardava giù.
Eccola la virata che la portava sul mare, eccola la costa smerlata in cale, porti e arenili ben noti. Era immersa nel blu. Anche la terra sembrava blu come se un’unica pennellata avesse impregnato di colore tutto l’universo.
Nessuno aveva preso posto accanto a lei.
Si guardò un attimo intorno lasciando che suoni e colori evaporassero dolcemente, voltò nuovamente il capo verso il finestrino ed ecco che sotto di lei si srotolò un tappeto di nuvole, “bianche, soffici meringhe”, nelle quali affondare, golosa.
Il regno delle Scintille la accoglieva ancora una volta e lei, allungando il collo più che poteva, cercava di estendere il suo sguardo a comprenderlo tutto.
Ogni tanto un ciuffo di nuvole si sollevava e prendeva forma e lei, riconoscendo quella forma, salutava la Scintilla che lo abitava, nel gioco che era solita fare ogni volta che si concedeva il tempo per stare con la testa tra le nuvole.
– Buongiorno amica mia – sussurrò al delfino che le veniva incontro solcando le onde di quel mare gassoso, rincorrendo con il pensiero il ricordo dell’amica scomparsa.
–Non correre troppo; riposa– gridò al destriero imbizzarrito la cui criniera sventolava nell’azzurro abbagliante del cielo, pensando alla madre – che ferma non riusciva proprio ad immaginarla.
– Stai bene pa’? – chiese alla evanescente bolla che rotolava sotto l’ala dell’aereo, accompagnandolo per un lungo tratto,
E poi ancora saluti e sorrisi e silenziose parole.
– Mi mancate – ammise.
La vita nel regno della Materia era diventata un po’ impegnativa nell’ultimo periodo; tanto, lo sforzo di mantenersi centrata, salda, con i piedi ben puntati a terra. Poco tempo per lasciarsi andare a sentimentalismi.
Chiuse gli occhi, beata tra le sue Scintille, e sembrò passare un attimo che era già al di là delle montagne.
Il regno della Materia riprese il sopravvento.
–Serve solidità– sembrava volesse dirle.
– E ordine – aggiunsero i suoi campi squadrati, allineati e incastrati perfettamente in un mélange di verde e marrone
– Sì, va bene – ripresero le nuvole che si riaffacciarono all’orizzonte– ma non dimenticare la leggerezza – aggiunsero arrotolando le erre.
– Devi essere forte– le tuonò un cumulo imponente che improvvisamente le si parò addosso, annebbiando tutto e sballottolando il velivolo.
– Calma, calma – chiese la vocina timorosa che ogni tanto si riaffacciava– adesso mi confondete.
Subito l’azzurro tornò ad avvolgerla
– Andrà tutto bene – annunciò il sole entrando in scena.
Sorrise, la donna, mentre le voci del personale di cabina la riportavano alla realtà preannunciando l’atterraggio.
Eccolo il tocco con la terra. Le nuvole erano tornate su di lei.
–Signore e signori, benvenuti a Parigi.
Era lì, ancora una volta.
– Sì, andrà tutto bene – si disse.
Molto bello e suggestivo questo scritto della Colarossi. Brava e ad maiora
Grazieeeee. La profonda stima che nutro da sempre per la sua persona fa di questo commento una grande lusinga.