La Ocean Viking prigioniera nel porto di Bari: «Colpevoli di aver obbedito alle leggi del mare»

Caro lettore, adorata lettrice,

due giorni fa ho avuto modo di vivere un’esperienza di quelle che ti segnano. Insieme a un gruppo di volontari e giornalisti, ho potuto visitare la Ocean Viking, la nave soccorso della SOS Mediterranee, che dal 30 dicembre scorso è stata prima oggetto di sequestro e poi di fermo amministrativo nel porto di Bari, dove resterà bloccata fino al prossimo 19 gennaio.

Il motivo di un simile provvedimento lo affido al racconto di Alessandro Porro, un soccorritore.

Te lo trascrivo per facilità di lettura, ma ti consiglio di vedere il video a fine articolo, perché le immagini sullo schermo che Alessandro ci mostra, dicono molto più di tante parole.

Alessandro: «Questo schermo ci mostra il percorso che la nostra nave ha fatto dal 25 di dicembre da Siracusa a scendere nella zona di ricerca e soccorso. E il 27, la mattina, abbiamo trovato prima una barca, di notte, segnalata dalla Guardia Costiera libica, e poi altre due barche, una trovata col binocolo e una vista da un aeroplano. La Guardia Costiera italiana ci ha indicato Bari come porto di sbarco, quindi ci dirigiamo verso nord, ma a poca distanza lo stesso aereo che ci aveva segnalato questa imbarcazione ci dice: ce n’è un’altra a 15 miglia di distanza, 30km. Per cui noi, obbligati come siamo dalle regole marittime, dal diritto internazionale marittimo…».

«Quindi, non è una vostra scelta?», chiedo.

«Non è una nostra scelta. Siamo obbligati. I capitani vanno in prigione se non ascoltano un myday», è la risposta.

Riprende: «Ci siamo spostasti di 15 miglia, di meno di 30km, informando comunque le autorità italiane, maltesi, libiche, finché non scopriamo che, in realtà, questa barca era molto più distante, a 60 miglia, quindi a circa 7 ore di distanza, e la Guardia Costiera italiana ci dice: non è di vostra competenza, andate via. Per cui ci dirigiamo di nuovo verso Bari e ora tolgo lo zoom e vi faccio vedere la differenza tra questa piccola distanza, che è il motivo per cui al momento siamo in fermo amministrativo per 20 giorni, e il resto del percorso. Ok, per arrivare a Bari ci mettiamo tre giorni. Arriviamo, finalmente, il 30 di dicembre a mezzogiorno, secondo i piani. Quindi, non c’è stato ritardo e, se siamo colpevoli di qualcosa, è di aver obbedito alle leggi del mare che salvaguardano la vita».

Di nuovo interrompo: «È per questa ragione ora siete in fermo amministrativo?».

Alessandro: «Per questa ragione, il secondo fermo amministrativo dell’Ocean Viking in un mese e e mezzo, e il quindicesimo fermo amministrativo di navi di ONG nel 2023, anno in cui sono morte 2500 persone in mare. Io mi chiedo: qual è la logica di fermare una nave di soccorso, con ambulanze, medici e soccorritori, procedure, in un posto che è la rotta migratoria più pericolosa del mondo?».

Se lo chiede Alessandro, me lo chiedo anch’io. Credo se lo chieda ogni uomo e ogni donna capace di empatia e assetato di giustizia e verità. Assetato di pace.

Al termine della visita, ho preso parte alla manifestazione organizzata davanti alla sede della Prefettura di Bari in una piazza che per tragica ironia, o meglio per una memoria storica che in tanti, in troppi, rischiano di perdere, si chiama Piazza Libertà.

È stato un modo per dire: io non ci sto, un atto di solidarietà nei confronti dei soccorritori tutti della SOS Mediterranee.

Vi hanno ufficialmente aderito: Comunità abitante di Villa Roth, Bari Comunità di autogestione del Bread&Roses, Digiuno di Giustizia, Emergency, Ex Casema Rossani, Extinction Rebellion, Puglia Fridays for Future, Gruppo Educhiamoci alla Pace ODV, Ass. Gruppo Lavoro Rifugiati, Libera Puglia, Masseria dei Monelli/Ortocircuito APS, Origens ETS, Periplo, Refugees Welcome Spazio 17, l’Università degli Studi di Bari.

Quasi dimenticavo!

I soccorritori della Ocean Viking devono scontare anche un’altra colpa: in quest’ultima missione la Ocean Viking ha salvato la vita ad altre 244 persone, portando a oltre 39.000 il numero dei salvati in mare dalle missioni della SOS Mediterranee.

Davvero colpevoli!

70 sono, invece, le persone che avrebbero voluto soccorrere a 7 ore di navigazione: ma per la legge italiana 7 ore sono troppo tempo …ecco perché ora sono fermi in porto per 20 giorni.

Se questo è un uomo…


FontePhotocredits: Paolo Farina
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La mia fortuna? Il dono di tanto amore che, senza meriti, ricevo e, in minima parte, provo a restituire. Conscio del limite, certo della mia ignoranza, non sono mai in pace. Vivo tormentato da desideri, sempre e comunque: di imparare, di vedere, di sentire; di viaggiare, di leggere, di esperire. Di gustare. Di stringere. Di abbracciare. Un po’ come Odysseo, più invecchio e più ho sete e fame insaziabili, che mi spingono a correre, consapevole che c’è troppo da scoprire e troppo poco tempo per farlo. Il Tutto mi asseta. Amo la terra di Nessuno: quella che pochi frequentano, quella esplorata dall’eroe di Omero, ma anche di Dante e di Saba. Essere il Direttore di "Odysseo"? Un onore che nemmeno in sogno avrei osato immaginare...