Qualche giorno fa, abbiamo pubblicato una recensione che ha attirato non poco l’attenzione dei lettori di Odysseo. Ci è parso la cosa più naturale completarla chiedendo a Claudia Guido, autrice del libro C’è la farò anche st(R)avolta, di concederci un’intervista. Ha accettato e ci permettiamo di consigliarvi di leggere con calma le sue parole. Concedetevi del tempo…

Ciao Claudia. Ho letto il tuo libro e sono felice di poterti intervistare. Potremmo avere una tua piccola e veloce biografia?

Nasco a Thiene il 3 ottobre 1980 da una famiglia meravigliosamente normale e unita. Frequento le scuole del mio paese, gioco a pallavolo e partecipo a qualsiasi opportunità di aggregazione, gruppi giovanili, teatro, giornalini. Mi diplomo al liceo classico nel 1999 e in antitesi con tutte le mie abilità mi iscrivo al Corso di Laurea Infermieristica che porto a termine nel 2002. Lavoro come infermiera prima e strumentista poi presso gli ospedali di Thiene, Schio e Santorso. Nel 2012 faccio un Master in Formazione e Tutorato e riapro la mia carriera scolastica che in realtà non avevo mai voluto chiudere. Da gennaio lavoro come tutor didattico presso l’Università di Montecchio Precalcino. In tutto questo arco temporale sposo l’uomo della mia vita, ho due figli meravigliosi e incappo in un drago cattivissimo.

Quanto era cattivo il tumore che hai ospitato, la medicina cosa può fare nel 2018 e quanto è importante la prevenzione?

Il tumore al seno rimane tra i più conosciuti e sconosciuti. Ce ne sono di varie tipologie, alcuni presentano recettori ormonali, altri iperesprimono sulla membrana cellulare un recettore chiamato HER2+, tutte queste caratteristiche oltre a differenziarli conferiscono loro delle strategie per essere attaccati. Il mio tumore è un triplo negativo, quindi non presenta nessuna di queste caratteristiche e di conseguenza nessuna arma mirata. Ad oggi la ricerca non ha ancora trovato una terapia specifica, risponde (ma non sempre) alle chemio, viene contrastato con chirurgia e radioterapia, ma non ci sono altri farmaci disponibili. Quindi, sì… era… è… molto cattivo! La prevenzione ad oggi è un’incognita. Si parla di condotta di vita, sana alimentazione, esercizio fisico, astensione dal fumo, alcool limitato. Ma non è una prevenzione mirata. Purtroppo possiamo interrogarci solo sulla diagnosi precoce con la consapevolezza che una diagnosi precoce significa scoprire una malattia già in atto che in molti casi sfugge dai range degli screening. Il 30% delle donne che si ammalano purtroppo ha meno di 40 anni. Quindi bisogna cominciare presto, non oltre i 20 anni, a conoscere il proprio corpo, considerare il fattore ereditario ed eseguire mensilmente l’autopalpazione.

Chi era Claudia prima del tumore?

Claudia prima del tumore era una donna standard, che nella società di oggi significa una donna che lavora, lavora, lavora, bada ai figli, alla casa. Mi riempivo la vita di miliardi di attività, cosa che faccio ancora, ma che a volte facevo con ansia e fatica. Difficilmente mi fermavo e le preoccupazioni più grandi erano i conti a fine mese, organizzare l’annuale settimana di vacanza, simulare quell’ipocrita apparenza di “va tutto bene e sono sempre felice”. Adesso sono libera di essere felice o triste, ci sono giorni in cui va tutto bene e giorni in cui tutto va a rotoli. Ma ho gettato una maschera e non tollero più l’ipocrisia, da parte mia e da parte degli altri.

Sei mai stata cosciente di amare così immensamente e disperatamente i tuoi figli Matilde e Giacomo, tuo marito, tua madre, tuo padre?

A volte penso che il destino mi abbia giocato dei brutti scherzi e in quei momenti esce la Claudia ferita e arrabbiata. La mia famiglia è sempre stata la mia ragione di vita e ne ero pienamente cosciente. La nostra è una casa costruita da tanti mattoni. Matilde nasce prematura con un difetto cardiaco, ma siamo forti, uniti. Papà ci lascia nel gennaio del 2012, mi crolla il mondo addosso. Papà era la mia rete di protezione, un punto fermo, il sì e il no delle mie scelte. Un mese dopo scopro di essere incinta di Giacomo e leggo in questo nuovo progetto di vita il suo ultimo regalo. Nel frattempo le condizioni di Matilde si aggravano e dobbiamo operarla. Ci trasferiamo a Milano e facciamo la spola fra l’ospedale e il nostro monolocale. Giacomo ha pochi mesi e ricambia la mia angoscia con la dolcezza e i sorrisi di un neonato. Due anni dopo si ammala mia mamma. È l’ennesimo colpo basso. Ci rimbocchiamo nuovamente le maniche e si combatte ancora. Diamo poco spazio alla disperazione, non ce ne viene dato il tempo, bisogna rialzarsi in fretta. Quando un anno e mezzo dopo mi ammalo io, crolla nuovamente tutto. Questa volta è più dura. Mi sento disarmata, stanca, svuotata. Ma la corazza è sempre lì, l’abbiamo costruita negli anni, insieme, non mollando mai.

Sento la presenza di mio padre, la forza di mia madre, l’amore dei miei figli. Antonio è il pilastro portante, lì, in quel punto esatto a metà fra il cuore e il cervello, a reggermi e sorreggermi, supportarmi e sopportarmi con pazienza, dedizione e acuto raziocinio. Dopo il buio e il vuoto, la chimica delle benzodiazepine che fanno pulizia dei fantasmi capisco di amare “disperatamente” i miei figli, la mia famiglia e mio marito. La corazza era già pronta, dovevo solo indossarla nuovamente.

Hai sempre fatto del tuo meglio per meritarti la vita?

Ho sempre fatto quello che dovevo, ho seguito le regole, ho aspettato il mio turno, sono sempre stata gentile ed educata. Non so se questo sia “fare del mio meglio per meritarmi la vita”. So che adesso sgomito, ho fretta, faccio solo quello che voglio fare e dico tutto quello che voglio dire. La vita me la merito eccome, con i suoi eccessi e la sua ordinaria routine. Rimango gentile ed educata perché mi accorgo che l’amore che dai è amore che torna e a me di amore ne è tornato a chili in infiniti modi.

Hai altri tatuaggi o il “Be positive” è l’unico? 

Oltre al mio “Be Positive”, ho una farfalla stilizzata sulla spalla sinistra. All’interno ci sono le iniziali di Matilde e Antonio. Dovevo completarla con le iniziali di Giacomo. Lo farò non appena completerò il progetto grafico del “drago”. Ho un terzo piccolissimo e ormai quasi cancellato tatuaggio. Una “alfa” e un “omega”, l’inizio e il principio di ogni cosa…

Nazim Hikmet ha scritto: “La vita non è uno scherzo. Prendila sul serio come fa lo scoiattolo, ad esempio, senza aspettarti nulla dal di fuori o nell’aldilà. Non avrai altro da fare che vivere”. La conosci? Claudia come prende ora la vita?

La mia poesia preferita di Nazim Hikmet era “Il più bello dei mari” e dice che “I più belli dei nostri giorni non li abbiamo ancora vissuti”. La Claudia di oggi non vive più in attesa dei giorni più belli, fa proprio come lo scoiattolo, vive nel presente e dà ad ogni giorno l’opportunità di essere il più bello della sua vita. Non sempre ci riesco, ma apprezzo lo sforzo.

Quale sentimento tra il dolore e la felicità può cambiare veramente le persone? 

Credo siano sempre i sentimenti estremi a cambiare veramente le persone. Non bisogna passare per forza attraverso il dolore anche perché non è mai quantificabile. Ognuno di noi vive esperienze spiacevoli e nell’attimo esatto in cui le vive ritiene esse siano il peggiore dei mali. Solo alla fine della scalata sei in grado di scorgere quanta strada hai fatto, le distese immense di fronte a te e nuove montagne. È giusto riempirsi lo zaino di grandi gioie, tanta felicità, esperienza e se non se ne può fare a meno anche di dolore. Sarà il nostro bagaglio per affrontare un nuovo viaggio. Credo comunque che non sarei quella che sono senza aver conosciuto il dolore ma avrei preferito farne a meno.

Qualcosa, non qualcuno, che fa battere forte il tuo cuore?

Amo l’adrenalina che mi dà stare in mezzo alla gente, regalare un’emozione senza passare necessariamente attraverso la mia esperienza. Amo l’arte nelle sue forme più disparate e meno canoniche.  Quando porto in giro il mio libro durante le presentazioni, porto con me tutto quello che mi fa battere il cuore: la musica, la danza, la moda, il colore.

Ti piace scrivere e si sente, progetti futuri che prevedono inchiostro?

Non posso considerarmi una scrittrice. Non riesco a scrivere su commissione. Sono come un grande vaso di vetro, passo il tempo a riempire il mio vaso e riesco a scrivere solo quando il vaso si rompe… o esplode di gioia ma ho altri progetti in testa, ovvio… adoro scrivere, è la mia medicina, la mia cura.

Hai un blog vero?

La pagina Fucsiawonderbra nasce come un blog vero e proprio che poi per praticità si è convertito ad una pagina Facebook. Avrei bisogno di qualche nozione tecnica e grafica in più e un po’ più di tempo libero… accetto consigli e collaborazione.

Ciao, Claudia. E grazie davvero.

Grazie a voi!