Un libro sincero, vero, semplice, scorrevole. Il diario di una donna, tenuta ad una prova difficile, quella della lotta contro il suo “drago”: un cancro al seno…

Ho appena finito di leggere il libro Ce la farò anche st(R)avolta, di Claudia Guido.

Lei è una infermiera, di Thiene, nella provincia vicentina, ha 37 anni. Nell’aprile del 2017 ha scoperto di avere un tumore al seno, un carcinoma duttale infiltrante Triplo Negativo, lei lo chiama il suo “drago”.

È stata mia moglie, infermiera anche lei, a consigliarmi di leggerlo dopo aver ascoltato la storia di Claudia e comperato la maglietta che riproduce il titolo del libro: i ricavati vanno ad una associazione che supporta i malati di cancro.

Ho letto e leggo così tanto, i miei occhi sono diventati veloci e critici e talvolta rileggo una seconda volta per approfondire: mi è servito, ho scovato l’opportuna onestà intellettuale per evitare una critica a discapito della commozione. Claudia Guido scrive della sua resilienza, del suo cancro che è stato il suo dolore e al contempo un ponte che l’ha condotta da chi era a chi è oggi, tramite il conatus, l’istinto alla sopravvivenza.

È un narrare di 200 pagine, di piccoli splendenti particolari, in un insieme che può erroneamente apparire assente e somigliante ad un collage di post facebookiani.

Approfondisco, smucino tra l’inchiostro, finalmente un po’ di luce, ne capisco il senso, è un dialogo e non si bada alla pronuncia, ma si pesano le parole.

È sincero, vero, semplice, scorrevole. Il diario di una donna, tenuta ad una prova difficile, che per difendersi dalle troppe responsabilità gioca all’eterna ragazza, sospesa tra una vita desiderata e la dura realtà quotidiana.

La storia di Claudia pronuncia, orgogliosa, i nomi dei figli Giacomo e Matilde, del marito Antonio, della mamma e del padre scomparso prematuramente: sono i momenti più belli. La purezza e il caldo del volersi bene, del cercarsi e del trovarsi.

Claudia ama, si sente, si sacrifica, ammette le proprie debolezze, prega, piange, reagisce. Una persona vera, una di noi.

Più si legge e più ci si rende conto che accade tra le pagine una strana magia, un’empatia, le parole diventano un abbraccio, una carezza, accorciano le distanze tra chi si confida e chi legge.

Claudia lo ribadisce che l’importante è amare, prima che sia troppo tardi e scada il contratto con il corpo che si occupa, prima che la paura diventi egoismo e chiusura:servono coraggio, gentilezza e amore.

E  lo sappiamo anche noi lettori, ma è scomodo abbandonare l’apparenza di una vita felice, consumati dal lavoro e dalle responsabilità che imbruttiscono, corrodono l’anima.