Oggigiorno, il concetto di città intelligente è molto utilizzato, però, visti gli errori volti ad associarla all’uso esclusivo di nuove tecnologie, sento il dovere di modificare la traduzione letterale, chiamandola “Città intelligentemente efficiente”.

Infatti, normalmente diverse città considerano sufficiente distribuire un gran numero di sensori capaci di misurare diverse variabili per definire queste città come “smart”, quando misurare non è assolutamente sufficiente né intelligente.

Così come quando misuriamo la temperatura corporea per capire se abbiamo la febbre, il termometro non ci dice qual è la causa che l’ha scatenata, allo stesso modo i sensori distribuiti nelle nostre citta intelligenti misurano parametri, ma da soli non sono capaci di trasformali in informazioni e azioni utili alle istituzioni, alle imprese e alla cittadinanza.

Le “Smart City” fanno riferimento a un tipo di sviluppo urbano sostenibile, capace di rispondere alle necessità basiche delle istituzioni, delle imprese e degli abitanti, da un punto di vista economico, operativo, sociale e ambientale.

Erroneamente si tende ad associarle solamente all’uso delle nuove tecnologie quando realmente, in base al concetto anglosassone, ciò che caratterizza una Smart City è la disponibilità e qualità delle comunicazioni, la trasmissione delle informazioni e la dotazione d’infrastrutture sociali.

L’utilità di queste informazioni è racchiusa nell’impatto che queste possono generare e normalmente devono avere un fine sociale (utili alla collettività), economico (devono permettere di ottenere vantaggi economici) e ambientali (devono dare al cittadino una qualità di vita superiore).

Una Smart City può avere diversi gradi di specializzazione o specializzarsi in un solo campo. Un grado di specializzazione a me caro è quello della “smart mobility” che permette lo sviluppo di sistemi volti a migliorare le condizioni di circolazione non solo dei veicoli privati, ma anche dei mezzi pubblici, utenti della bicicletta e dei pedoni.

Una città che è diventata punto di riferimento in Europa e che ha sviluppato sistemi tali da poter essere definita “Città intelligentemente efficiente” è Santander, città di 180.000 abitanti nel nord della Spagna, che 5 anni fa ha lanciato il progetto “Smart Santander”.

Santander si è specializzata in diversi servizi smart, primo tra tutti la “smart obility”, ma anche sistemi di gestione intelligente delle risorse energetiche, idriche, ambientali e servizi al cittadino.

I risultati sono alla portata di tutti. Oggi Santander è una citta con un sistema di trasporto pubblico all’avanguardia che utilizza le ultime tecnologie di ticketing, d’informazione agli utenti e di priorità semaforica; una gestione efficiente della rete semaforica che in base ai livelli di traffico varia i cicli dei semafori in tempo reale con il fine di fluidificare il traffico; sistemi che facilitano la ricerca del parcheggio che dispongono di sistemi di pagamento tramite smartphone e di rivendita dei minuti di sosta comprati, ma non utilizzati.

Relativamente alla raccolta dei rifiuti, nell’ultimo concorso è stato introdotto l’obbligo di installare sensori volumetrici nei contenitori (permettono di stabilire in tempo reale il volume dei rifiuti) per la raccolta della carta, plastica, vetro e rifiuti solidi urbani, per diminuire i costi di trasporto relativi alla raccolta dei rifiuti (sono i costi che maggiormente incidono sul valore totale dei contratti di raccolta dei rifiuti). Sono quindi state sviluppate applicazioni di routing che disegnano giorno per giorno i percorsi di raccolta con grandi vantaggi economici per l’amministrazione comunale e per l’impresa concessionaria, che si sono tradotte in riduzione delle imposte. Inoltre, si è optato per l’introduzione progressiva della raccolta pneumatica differenziata dei rifiuti che permette trasportarli direttamente alla discarica.

A tutto questo si aggiunge il cambio massivo del sistema di illuminazione tradizionale facilitando il passaggio alla tecnologia led appoggiata dall’uso di sensori crepuscolari e di presenza che ha permesso abbattere i costi ingenti dell’illuminazione cittadina e sistemi di irrigazione efficiente di parchi e giardini.

Che dire delle applicazioni di “realtà aumentata” e della piattaforma di gestione dei “big data” che è diventata un laboratorio di sviluppo di nuove applicazioni volte a migliorare la qualità di vita dei cittadini?

L’impatto, forse, è ancora più importante. Infatti Santander in questi 5 anni (e in un periodo di forte crisi economica) è riuscita ad attirare diverse imprese tecnologiche che si sono installate nel parco scientifico tecnologico creando posti di lavoro. È stato creato il Centro di Ricerca sulle Smart City (CICIS) in collaborazione col Massachusetts Institute of Technology (MIT), finanziato con fondi privati con una piccola partecipazione pubblica, determinante per promuovere l’iniziativa. Oltre al CICIS la città può contare sull’appoggio dell’Universidad de Cantabria, un’università di medie dimensioni che però è la prima a livello nazionale in contratti di ricerca e nell’impatto delle pubblicazioni dei suoi ricercatori, che ha un rapporto diretto con la città e con le istituzioni.

L’applicazione delle tecnologie smart portata avanti dalla città di Santander è un esempio di buona pratica, che deve servire ad aprire gli occhi a cittadini e amministratori. Mi avrebbe fatto piacere raccontare queste cose riferendomi alla mia citta natale, però allo stato dei fatti sembra un’utopia.

Per portare a termine un progetto ambizioso e che dia risultati non servono azioni puntuali, ma è necessario portare avanti progetti organici e strutturati con un unico obiettivo: migliorare la qualità di vita delle nostre città. Uno dei problemi più grandi che frena lo sviluppo delle nostre città è l’eccessivo provincialismo (il provincialismo moderato non lo considero un aspetto negativo). Dobbiamo imparare a dare valore alle risorse provinciali, però aprirci anche verso l’esterno per captare “intelligenze” che possano apportare valore al territorio. Dobbiamo stare attenti a non farci ingannare da chi ci vende una smart city solamente per aver installato un “public wifi” ed essere sempre più esigenti, visto che i mezzi e le tecnologie per crescere ci sono e sono alla portata di tutti.


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Luigi dell’Olio è docente di Ingegneria e Infrastrutture di Trasporto presso la Universidad de Cantabria e dirige il Laboratorio di Modelli di Previsione della Domanda di Trasporto presso il GIST (Gruppo di Ingegneria dei Sistemi di Trasporto). Si è formato, nella fase pre-Dottorale, presso la Pontificia Università Cattolica di Santiago del Chile dove ha vissuto per 9 mesi e, nella fase post-Dottorale, presso il Massachusetts Institute of Technology di Boston dove ha partecipato in tre occasioni al MIT Professional Program. Attualmente concilia l’attività di docenza con quella di ricerca lavorando a progetti e studi di pianificazione dei trasporti in varie parti del mondo. Esperto in indagini di mobilità, modelli di previsione della domanda di trasporto e progettazione delle reti di trasporto pubblico collettivo; è editore associato di due riviste internazionali e referee delle più importanti riviste scientifiche di ingegneria dei trasporti; è membro del Council dell’Association for European Transport. Vive dal 2001 all’estero e, dopo aver trascorso periodi lunghi nelle città di Santiago de Chile, Troy (USA), Roma, Burgos, ora risiede stabilmente a Santander (Spagna).

1 COMMENTO

  1. Da sogno! Però “sognare di incidere sulla realtà” è la sola cosa che vale! Bell’articolo. Grazie

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