Il 12 marzo 1977, i Carabinieri di Bologna distruggono tutte le apparecchiature di Radio Alice, una delle più famose e attive radio libere italiane, alla ricerca di armi per un’azione sovversiva che non esisteva e arrestano tutti i presenti con l’accusa di aver diretto gli scontri avvenuti il giorno prima, in cui era morto lo studente Francesco Lorusso per mano di un carabiniere.

Tutti i ragazzi di radio Alice sono stati prosciolti dalle accuse infondate, ma il caso è stato archiviato senza colpevoli.

Radio Alice era una fucina e una pietra miliare nelle radio libere, perché si era fatta largo nell’etere con l’audacia dell’esperimento. Tutte le trasmissioni erano rigorosamente in diretta e sposavano con un equilibrio irriverente le istanze politiche di quegli anni e la curiosità artistica per tutto ciò che non era convenzionale. Tutto era arte, bellezza e condivisione. Non è un caso che tutte le trasmissioni si aprissero e si chiudessero con la canzone “Lavorare con lentezza” di Enzo del Re: una canzone di ironica rinuncia a quella logica della produttività rapida e a tutti i costi. A Radio Alice si lavorava piano, si lavorava tutti, si lavorava con piacere. Per questo era grande: perché la radio era diventata un pretesto per la bellezza, squallida, brutale, inaspettata che si nasconde dentro tutto e tutti e il piacere della condivisione la rende poesia.

Il 3 settembre 2014, la polizia di Roma ha sgomberato il Cinema America Occupato con camionette e poliziotti in assetto antisommossa a fronte di un solo occupante, Valerio Carocci, portavoce dei Ragazzi dell’America.

Dal novembre 2012, il Cinema era stato occupato dall’Assemblea Giovani al Centro sull’onda delle proteste contro la Riforma Gelmini che in pochi mesi aveva tagliato i (pochi) fondi delle scuole, impedendo che le associazioni studentesche si incontrassero a scuola, fuori dall’orario delle lezioni.

La scuola era diventato un ufficio con orario di entrata ed uscita, non un’agorà di menti, non una fucina, ma un’industria che pretende produttività. Ma in via Natale del Grande c’era (e c’è ancora) un Cinema monosala abbandonata da 14 anni ai topi e all’umidità, proprio nel cuore di Trastevere, il quartiere romano che più di altri ha visto chilometri di pellicole (e primi passi di numerosi attori e registi, come Alberto Sordi o Carlo Verdone).

Quando Radio Alice iniziò le sue trasmissioni, il Resto del Carlino scrisse che Alice trametteva messaggi su carta igienica. E con una risata, i ragazzi di Radio Alice iniziarono davvero a scrivere i loro messaggi sui rotoli di carta igienica.

Quando la sgangherata Armata Brancaleone è entrata nel Cinema, molti residenti del quartiere storsero il naso a quell’invasione. Ma anche i ragazzi dell’America, con una risata, hanno ristrutturato tutto il Cinema con zero fondi, hanno messo in piedi una programmazione di pura bellezza: da “Tempi Moderni” di Chaplin, a “Scialla” di Francesco Bruni, da “Lo sceicco Bianco” di Fellini a “Italy in a day” di Salvatores.

E non sono rimasti soli: in questi tre anni, il vecchio America ha ospitato Elio Germano, Valerio Mastandrea, Tony Servillo, Bernardo Bertolucci, Francesco Rosi e infiniti altri attori e registi. L’America è diventato quella fucina d’intelletto che mancava, salvando il Cinema dalla brutale trasformazione in un palazzo di appartamenti destinati a restare vuoti, dati gli affitti proibitivi.

Capito? Fucina! Non “fucile”. Ma si sa, a Roma il Comune è in cima alla lunga scalinata del Campidoglio, ed evidentemente devono aver capito male. Ecco perché hanno inviato tutta quella polizia.

Quando hanno distrutto Radio Alice, i ragazzi si sono rimboccati le maniche e l’hanno riaperta dopo un mese, perché non era più solo una radio libera, era un’alternativa e una risposta alla necessità di stare insieme, dentro una società che correva verso il disimpegno el’individualismo degli anni Ottanta.

Quando hanno sgomberato l’America, i ragazzi hanno fatto esplodere il Cinema: nulla di pericoloso, l’hanno portato in piazza. Ma nel Cinema non si poteva più entrare. I residenti hanno capito che questi ragazzi stavano tirando fuori la bellezza da quella decadente, abbandonata ed enorme sala e si sono adoperati per stipulare un contratto di comodato d’uso del civico accanto. Un vecchio panificio in cui il pane era la Cultura. Anche un posto in cui mangiare o giocare a tombola. Una risorsa per un territorio e per un quartiere che non solo ha rivalutato un cinema, ma ha creato un vero e proprio movimento culturale, una fonte di ricchezza per tutte le attività commerciali intorno,un’alternativa all’apertura dell’ennesimo locale con l’ennesima protesta per la Movida.

Quella del Cinema America è una soluzione tanto efficace quanto semplice offerta su un piatto d’argento al Sindaco Marino da un gruppo di ragazzi in cui il più grande probabilmente ha 23 anni. Quindi il Sindaco si è reso conto di dover incontrare questi Ragazzi che potevano dargli la soluzione vincente ad uno dei problemi romani.

Il 4 febbraio 2015 il Sindaco ha ricevuto Valerio e altri ragazzi dell’America, ascoltando le loro richieste e promettendo la rimozione dell’eternit dal tetto del Cinema, l’assegnazione di uno spazio in cui proseguire l’attività e un impegno concreto nella trattativa per la riapertura del Cinema America.

Io ero al forno quel giorno, in quello che da ottobre era diventato il Piccolo Cinema America. C’era Tony Servillo che introduceva “Addio mia concubina”, c’erano tutti i ragazzi e l’annuncio dell’incontro con Marino ha entusiasmato tutti.

Invece il 6 marzo 2015 è scaduto il comodato d’uso del forno e quando sono arrivata in via Natale del Grande, un vecchietto davanti allo striscione “Salviamo i cinematografi” ripeteva: “Io da qui non me ne vado oggi. Se ce ne andiamo abbiamo perso.”

Ettore Scola, Ugo Gregoretti, Paolo Virzì, Carlo Verdone, tanti attori mescolati tra la folla, tanti residenti, tanti appassionati, tanti studenti, tante signore, tante famiglie ripetevano quello che ripeteva quel vecchietto. I ragazzi dell’America non hanno versato una lacrima, per la rabbia e la delusione.

A malincuore Valerio ha annunciato che quella sera il Cinema non sarebbe stato occupato, ma rispettando quello spirito da Armata Brancaleone che li aveva animati già a novembre 2012, avremmo portato lo striscione sulla sala Troisi, a pochi metri da lì. Anche questa abbandonata, insieme ad altre 42 sale che il Sindaco avrebbe potuto assegnare ai Ragazzi del Cinema America.

Ma tutto tace.

Radio Alice è diventata la prima “TV di Strada”.

I Ragazzi del Cinema America sognano un sistema di sale diffuse sul territorio.

A me il cinema americano con i finali perfetti e le storie lineari ha sempre annoiato, ma la storia del Cinema America è tutta italiana, tutta imprevedibile e nel bel finale io ci credo. Magari non perfetto, ma se questi ragazzi hanno tirato fuori la bellezza dalla decadenza e dall’abbandono, vuol dire che sarà davvero un gran bel finale.