Un monologo sul prete/educatore di Barbiana, di Francesco Niccolini e Luigi D’Elia. Andato in scena sabato 13 gennaio presso l’Oratorio salesiano di Andria e promosso da Caritas, Azione Cattolica, Forum di formazione all’Impegno Sociale e Politico, MEIC, Biblioteca diocesana “San Tommaso d’Aquino”, MSAC e Anno di Volontariato Sociale.

Un monologo, intenso, coinvolgente, su Lorenzo, figlio di papà, bello e benestante, che da subito si distingue perché vuole fare il pittore e non cessa mai di essere un ribelle. Poi la conversione, l’ordinazione e l’esperienza educativa unica e straordinaria di Barbiana! L’attore Luigi D’Elia, prima di iniziare, chiede agli spettatori di “stare”, di lasciare fuori dalla sala cellulari e pensieri, perché lo spettacolo si fa con il pubblico presente. È così. C’è un’atmosfera quasi sospesa, quasi a trattenere il fiato, tutti rapiti dal racconto di un attore unico, che senza scenografia dà vita allo spettacolo narrando di personaggi e luoghi, che prendono vita e muovono emozioni e pensieri.

Luigi, come “hai incontrato” don Lorenzo Milani?

Ho incontrato don Milani come educatore, perché mi occupavo oltre che di racconti e di storie anche di educazione e seguivo le vicende della scuola di Barbiana. Avevo letto di quello che succedeva in questa scuola diversa, nei boschi, quindi  mi ha subito interessato l’educatore, poi ho scoperto tante altre cose di lui.

Perché “Cammelli a Barbiana” come titolo dello spettacolo che porti in scena?

In realtà lo spettatore lo scopre a fine spettacolo. È una visione che rimanda ad un’immagine che ossessionava don Lorenzo, che era nato molto ricco tanto che lo chiamavano “signorino”: «È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli» (Mt 19,24 ndr). Così a fine spettacolo gli spettatori si trovano di fronte alla scena dei cammelli sopra i cieli di Barbiana, perché lui quel passaggio lo compì!

Don Milani ha saputo sognare per i suoi ragazzi, ha saputo accoglierli nella realtà del loro presente ma anche guardare oltre immaginando per loro un futuro più grande. Che educatore è stato?

Don Milani è stato un educatore che non si è accontentato della sciatteria del mondo che vedeva intorno a sé, ma aveva la passione per le altezze, puntava in alto, come tanti altri educatori importanti che hanno detto che bisogna elevarsi per arrivare all’altezza dei bambini e dei ragazzi, non abbassarsi! Non giocava mai al ribasso ma proponeva una cultura alta, altissima vorrei dire. Un altissimo livello da raggiungere proposto a tutti, anche a coloro che non conoscevano tante parole! C’è una frase che risuona forte nello spettacolo: “Tutte le parole che non capisci oggi sono un calcio in culo che ti prenderai domani!”. Era fortemente schierato perché ogni essere umano avesse la possibilità di raggiungere le altezze.

Come reagisce il pubblico alla fine dello spettacolo? Sente don Milani ancora vivo e attuale o lo guarda come per ricordare una persona del passato?

Il pubblico sente don Milani come vivo, ancora tuonante! Pensiamo anche che la legge sul testamento biologico in Senato è stata approvata questo dicembre ed è stata sollecitata da una lettera di Michele Gesualdi, uno dei ragazzi della Scuola di Barbiana, che ha ripreso le parole in punto di morte di don Lorenzo, quando disse: “Basta cure, lasciatemi andare!”. Ancora cinquant’anni dopo, don Milani è una meteora che brucia. Lo spettacolo stesso brucia: chi conosce don Milani si commuove, chi non lo conosce lo ama o lo odia; è un personaggio urticante e siamo contenti che lo spettacolo mantenga tutte queste sfumature. Certamente non si rende un buon favore a don Milani facendone un mito!