La sorridente invasione dei Maratoneti Andriesi, accolti dal “dott. Ercolano”, nel reparto di Pediatria del “Bonomo” di Andria.

Domenica mattina, che succede all’Ospedale Bonomo di Andria? Arrivano di corsa, per le scale, sorridenti e carichi di doni e caramelle… sembra proprio che i runners dell’AMA (Associazione Maratoneti Andriesi) oggi abbiano sbagliato percorso: invece che correre attorno alla Villa Comunale o per le belle strade che, tra gli ulivi di Puglia, salgono fino a Castel del Monte, hanno scelto la corsia del reparto di pediatria.

 

 

Ad accoglierli, un dottore molto speciale, il clowndottore Ercolano (al secolo, l’oncologo Dino Leonetti, apprezzato professionista, esempio illustre di cittadino attivo, amatissimo da tutti i bambini e non solo da loro!). Il dott. Ercolano apre loro le porte di Pediatrandria, presenta i maratoneti ai bambini e aiuta i primi, superati imbarazzo ed emozione, a ritrovare la semplicità e la freschezza dei piccoli.

Per l’occasione, sia pure in ritardo, si presenta pure Banno Natale, che si mette a ballar la tarantella col dott. Ercolano. Questi gli regala una bacchetta magica e parte la festa dei doni. Potete immaginare la gioia. Seguono canti – “La prima cosa bella che ho avuto dalla vita è il tuo sorriso giovane, sei tuuuu… –, il racconto di favole – apprezzatissima quella del dott. Ercolano che finisce così: «Che bello sarebbe, per un giorno, tornare bambino –, di nuovo cori festosi, mentre qualche bambino si fa coraggioso e chiede: «Ma voi, quando correte, non vi fermate mai?». Ancora risate e sorrisi e la convinzione profonda che i veri maratoneti siano proprio loro che già da piccoli devono ingaggiare la lotta contro malattia e dolore. E insieme ai bimbi, i loro genitori – che ora gioiscono della gioia dei loro piccoli – e i medici, gli infermieri, che ogni giorno si spendono per alleviare le sofferenze e guarire tutto quello che si può guarire.

In mezzo a tanta baldoria, si tirano fuori i telefonini e partono video e foto, mentre la statua della Madonna sembra rianimarsi, piangere di gioia e accogliere tutti i suoi figli, grande e piccini, in un solo mega-abbraccio. Intanto, Luigi si improvvisa reporter e prova a strappare un’intervista seria (pensate un po’!) al dott. Ercolano.

Domanda: «Dott. Ercolano, non le chiediamo cosa lei pensi della nostra iniziativa, ma cosa noi potremmo di fare di più per questi bambini…».

Chi risponde, in realtà, è il dott. Dino Leonetti: «Di poter fare si può fare tanto. Io direi che già esser venuti qua a portare dei doni non è affatto scontato. Certo, è un evento occasionale, non lo si può fare ogni giorno. Io posso dirvi che qui i bisogni sono tanti, come potete immaginare, però sappiamo anche che non possiamo salvare il mondo da soli. Ci sono persone preposte che devono assumersi le proprie responsabilità, altrimenti il nostro diventa un correre ai ripari di inefficienze altrui. Questa consapevolezza noi ce l’abbiamo. Tuttavia, io direi che dobbiamo provare, nel nostro piccolo, a realizzare piccole iniziative, magari per assicurare qualcosa che può servire al reparto, tipo un apparecchio elettromedicale. Ma bisogna prima capire bene quali siano i reali bisogni per evitare sprechi. Io direi che, senza tanto inorgoglirci, quello che si è fatto oggi è già tanto. Andiamo a piccoli passi, così come fate voi quando correte. Lo so per conoscenza perché sono un panzone – qui è di nuovo Ercolano che parla, ndr – e dovrei correre anch’io: quando si incomincia, si incomincia con delicatezza, altrimenti ci sono dei problemi di usura da sovraccarico meccanico, come diciamo noi medici. Per cui, senza prefigurare grandi prospettive, per me è già bello che noi siamo stati insieme. Ci sono persone che, con l’abito talare, celebrano la divinità. Noi oggi, da laici, abbiamo celebrato l’umanità. Ripeto: questo per me è già tanto. Per cui, anche a nome dell’associazione dei clowndottori, la “Compagnia del sorriso”, vi dico grazie».

Parole da portare con sé. Anche perché il tempo vola, proprio come in gara. Gli eroi per un giorno dell’AMA salutano, baciano e abbracciano tutti, con la promessa di ritornare. Sebastiano, uno degli organizzatori, ringrazia gli intervenuti per aver «donato un ritaglio della propria giornata per regalare un sorriso. Non di solo corsa vive l’AMA».

Giaà, è proprio vero: anche perché a corsa più bella è sempre quella che viene dal cuore.

#AMAla!


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La mia fortuna? Il dono di tanto amore che, senza meriti, ricevo e, in minima parte, provo a restituire. Conscio del limite, certo della mia ignoranza, non sono mai in pace. Vivo tormentato da desideri, sempre e comunque: di imparare, di vedere, di sentire; di viaggiare, di leggere, di esperire. Di gustare. Di stringere. Di abbracciare. Un po’ come Odysseo, più invecchio e più ho sete e fame insaziabili, che mi spingono a correre, consapevole che c’è troppo da scoprire e troppo poco tempo per farlo. Il Tutto mi asseta. Amo la terra di Nessuno: quella che pochi frequentano, quella esplorata dall’eroe di Omero, ma anche di Dante e di Saba. Essere il Direttore di "Odysseo"? Un onore che nemmeno in sogno avrei osato immaginare...