Possiamo lamentarci perché i roseti hanno le spine o rallegrarci perché i cespugli spinosi hanno le rose.

Dipende dai punti di vista.
(Abraham Lincoln)

Ti sei mai soffermato sull’efficacia di queste tre parole? In altro modo: contengono una epifania.

Suggeriscono che la realtà è sempre “altra” e “oltre” ciò che ti appare a prima vista: oltre quel che ti appare se ti fossilizzi in un unico punto di vista.

Nota bene: la lezione dell’in altro modo non è per menti e cuori semplici. Anzi no: mi correggo. Provo a dirtelo in altro modo: in realtà, solo i cuori e le menti semplici sono anche abbastanza grandi per leggere la realtà con occhi diversi. La micropsichia, che è l’opposto della magnanimità, non ha spazi sufficienti per potere essere anche elastica: non è colpa sua, se non può concepire quanto un cuore grande. Invece, le menti e i cuori semplici sono anche magnanimi: per loro è naturale leggere sempre, e in tanti modi. Molteplici letture a livelli distinti: a volte paralleli, a volte interconnessi.

Prova a ricordare: quante volte ti è parso di non poter vedere oltre, di non poterti attendere altro? Eppure, ti è poi bastato un altro passo, un oltretempo, foss’anche un contrattempo, e ti si è spianato l’orizzonte… Come un’estate nascosta nell’inverno. E viceversa. O anche in altro modo.

Chi ti sembrava odioso, si è rivelato profondo; chi ti appariva allegro, si è rivelato superficiale, il riflessivo si celava sotto il noioso, il lontano si è fatto intimo, l’estraneo è divenuto amante, l’autentico …quello sta sempre oltre le apparenze.

Vale pure per i casi della vita: i più facili ci hanno rammollito, i più duri ci hanno elevato. Sia chiaro: sempre in altro modo.

E tu? Ti sei chiesto quale sia il tuo, di modo? È quello del così fan tutti o uno solo è pienamente il tuo? È quello di chi si è sistemato o del cercatore perennemente inquieto? Veleggi in mare aperto o sei di nuovo a Itaca? O forse non sei mai partito?

Quale che sia il tuo modo, io ti auguro di cercarne un altro, e poi un altro ancora: in fondo, in altro modo, non è questo il sale della vita?

A proposito, il caffè io lo preferisco senza zucchero, ma, se a te piace dolce, mi raccomando: non confonderti con il sale. Per un caffè, sarebbe davvero oltre!

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FontePixabay.com
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La mia fortuna? Il dono di tanto amore che, senza meriti, ricevo e, in minima parte, provo a restituire. Conscio del limite, certo della mia ignoranza, non sono mai in pace. Vivo tormentato da desideri, sempre e comunque: di imparare, di vedere, di sentire; di viaggiare, di leggere, di esperire. Di gustare. Di stringere. Di abbracciare. Un po’ come Odysseo, più invecchio e più ho sete e fame insaziabili, che mi spingono a correre, consapevole che c’è troppo da scoprire e troppo poco tempo per farlo. Il Tutto mi asseta. Amo la terra di Nessuno: quella che pochi frequentano, quella esplorata dall’eroe di Omero, ma anche di Dante e di Saba. Essere il Direttore di "Odysseo"? Un onore che nemmeno in sogno avrei osato immaginare...