«La brevità è sorella del talento»

(Anton Čechov)

Sono fermamente convinta che pensare di guardare Dio in faccia sia superbia (in realtà stoltezza), ma darGli le spalle per rispetto, funzionando al contrario e nello stesso modo storto alzare la voce e dirGli: “Tu sei pazzo!”, equivalga a renderLo felice per averLo compreso.

Del resto la misura della divinità sta in selem e demut, immagine e somiglianza: dove non c’è scampo e la via è nell’umana follia. Dove c’è tutto, ma in mano non resta niente, se non il coraggio di chi accettò tale condizione, fino al manicomio. Non voleva iniziare una fine, ma non voleva neanche veder finire un inizio. Probabilmente, in breve, ciò che chiedeva era solo continuare. 

“Io passo sempre il mio tempo

a pensare a quanti omicidi

posso fare in un giorno.

La mia giornata è persa

se non riesco a uccidere

almeno una persona.

Con il pensiero, naturalmente.”

(Alda Merini)


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Sono una frase, un verso, più raramente una cifra, che letta al contrario mantiene inalterato il suo significato. Un palindromo. Un’acca, quella che fondamentalmente è muta, si fa i fatti suoi, ma ha questa strana caratteristica di cambiare il suono alle parole; il fatto che ci sia o meno, a volte fa la differenza e quindi bisogna imparare ad usarla. Mi presento: Myriam Acca Massarelli, laureata in scienze religiose, insegnante di religione cattolica, pugliese trapiantata da pochissimo nel più profondo nord, quello da cui anche Aosta è distante, ma verso sud. In cammino, alla ricerca, non sempre serenamente, più spesso ardentemente. Assetata, ogni tanto in sosta, osservatrice deformata, incapace di dare nulla per scontato, intollerante alle regole, da sempre esausta delle formule. Non possiedo verità, non dico bugie ed ho un’idea di fondo: nonostante tutto, sempre, può valerne la pena. Ed in quel percorso, in cui il viaggio vale un milione di volte più della meta ed in cui il traguardo non è mai un luogo, talvolta, ho imparato, conviene fidarsi ed affidarsi.