L’ultima studiata dal governo, che è poi sempre la penultima almeno, ha qualcosa di fascinoso e persino di positivo

Caro Direttore,

l’ultima studiata dal governo, che è poi sempre la penultima almeno, ha qualcosa di fascinoso e persino di positivo, diciamo così, nel marasma di una legge finanziaria che sembra la tela di Penelope. Dunque, l’ultima dice che a chi fa il terzo figlio, e si presume anche i successivi, sia destinato un pezzo di terra incolto. Fantastico e fascinoso. Al di là dei richiami consci e inconsci alla Grande Proletaria e alla sua retorica di regime della testuggine, la proposta mi ha sorpreso e mi ha stupito per la sua forza rivoluzionaria e innovatrice.

Ho pensato che il governo Salvini-Di Maio-Conte passa finalmenta al concreto, dopo cinque mesi di chiacchiere e mentre l’economia del Paese è ferma a zero (e vabbè questa è colpa di Renzi, come il maltempo di questi giorni). Mi sono detto che, finalmente, era chiara la direzione del nostro futuro. Concretezza. Allora c’è una famiglia che ha due figli. La moglie insegna, il marito fa il ragioniere. Contrariamente all’andazzo dell’Occidente che inveccchia perchè non fa figli, i due volenterosi fanno anche un terzo figlio. Subito piomba nella loro casa la coppia Salvini-Di Maio (Conte è in Nicaragua) e consegna ai due malcapitati una pergamena e un foglio catastale per un ettaro o due di terra incolta da qualche parte, si spera non lontano da casa. La maestra e il ragioniere, commossi da tante attenzioni dello Stato amico, ringraziano e incasssano come se fosse un premio. Da oggi avranno la terra.

Quando i ministri lasciano la casa, i due cominciano a fantasticare sulla terra da coltivare, sui prodotti biologici e genuini, sul chilometro zero e su tutte le balle che ascoltano alla televisione. È la svolta. Ci abbiamo la terra, dicono e si abbracciano per la gioia. Poi, dopo i progetti fantasiosi arriva la realtà. Coltivare la terra? È una parola, ci vorrà un contadino che lo sappia fare, bisognerà comprarsi qualche attrezzatura, bisognerà dedicare tempo all’impresa, e anche imparare a distinguere una bietola da una cicoria, chè fino ad oggi ci ha pensato il fruttivendolo. E ancora non si avventurano nei tempi di semina e di raccolto…Cominciano la ricerca sul manuale on-line del bravo agricoltore, insomma fanno del proprio meglio, i risultati verranno.

Non è una barzelletta, è l’idea che questo governo ha dell’Italia. Non risorse per le nuove tecnologie, non sviluppo industriale, nulla di tutto quello che ci può tenere al passo col mondo. Ma un’idea buona per i nostri nonni, in regimi di autarchia e di povertà senza limiti. E lo fa anche con la solita asineria nella conoscenza dei problemi. Oggi un pezzo di terra incolta te lo tirano dietro anche se non hai figli. La terra abbandonata non vale nulla e ha bisogno di risorse e investimenti per produrre qualche pomodoro dopo anni.

C’era una volta e c’è ancora un detto che accompagna i figuri che, per loro fortuna, fanno un mestiere che non sanno fare e che, nel nostro caso, governano addirittura il Paese. Le famose braccia rubate all’agricoltura.


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Pugliese errante, un po’ come Ulisse, Antonio del Giudice è nato ad Andria nel 1949. Ha oltre quattro decenni di giornalismo alle spalle e ha trascorso la sua vita tra Bari, Roma, Milano, Palermo, Mantova e Pescara, dove abita. Cominciando come collaboratore del Corriere dello Sport, ha lavorato a La Gazzetta del Mezzogiorno, Paese sera, La Repubblica, L’Ora, L’Unità, La Gazzetta di Mantova, Il Centro d’Abruzzo, La Domenica d’Abruzzo, ricoprendo tutti i ruoli, da cronista a direttore. Collabora con Blizquotidiano.  Dopo un libro-intervista ad Alex Zanotelli (1987), nel 2009 aveva pubblicato La Pasqua bassa (Edizioni San Paolo), un romanzo che racconta la nostra terra e la vita grama dei contadini nel secondo dopoguerra. L'ultimo suo romanzo, Buonasera, dottor Nisticò (ed. Noubs, pag.136, euro 12,00) è in libreria dal novembre 2014. Nel 2015 ha pubblicato "La bambina russa ed altri racconti" (Solfanelli Tabula fati). Un libro di racconti in due parti. Sguardi di donna: sedici donne per sedici storie di vita. Povericristi: storie di strada raccolte negli angoli bui de nostri giorni. Nel 2017 ha pubblicato "Il cane straniero e altri racconti" (Tabula Dati).