Altro che Salvini…

Caro Direttore,

non rivelo un segreto se scrivo che il governo gialloverde non mi piace, e te lo confermo. Anzi, è il papocchio Lega-5Stelle a confortare ogni giorno il mio giudizio, continuando nella serie di scempiaggini senza limiti. Ricordate la campagna contro Gentiloni per il salvataggio delle banche venete e del Mps? Ricordate le camionate di insulti contro Renzi per gli 80 euro? Difficile non ricordare, anche in un Paese dalla memoria corta come il nostro. Ebbene, il governo Conte, diciamo così, continua a fare copia-incolla dei provvedimenti di Renzi e di Gentiloni. Disonestà intellettuale, quella gialloverde? No, semplicemente la realtà che incombe. In campagna elettorale puoi dire quello che vuoi, anche le cose più assurde e irrealizzabili, quando sei al governo ci sono le regole, e non basta dare la colpa all’Europa. In verità, Di Maio e Salvini, con Conte alla guida, stanno dimostrando che Gentiloni e Renzi non furono come li raccontavano loro. Il popolo cosiddetto abboccò all’amo delle promesse? Peggio per il popolo, che presto sarà sommerso dalle conseguenze. Manca poco.

Ma tutto ciò non è una novità. Come non lo è la ruspa razzista di Salvini che si ripete con quei 49 poveracci condannati a morte lenta sulla nave che non trova un porto amico. Ma una novità c’è, e arriva dal Sud, da Napoli addirittura. Anzi dal Napoli, inteso come società di calcio. L’allenatore Ancelotti e il presidente De Laurentis hanno dimostrato di avere le palle, come direbbe il ministro Salvini. E lo hanno fatto proprio contro Salvini, quello che, da avanguardista della curva, guidava i tifosi milanesi contro i terroni del Vesuvio. Il ministro, in continuità con se stesso, ha deciso che i cori razzisti non sono sufficienti per sospendere le partite di calcio, che così si punirebbe la maggioranza dei tifosi per colpa dei pochi facinorosi. Il Napoli ha risposto che no, e che sospenderanno le partite all’accenno di cori razzisti. Sembra poca cosa, in fondo si tratta di una partita di pallone, ma non è così poca. È la risposta a un ministro di polizia amico delle curve più violente, dove lui si diletta a farsi fotografare col peggio delle tifoserie.

A me pare che il gesto forte del Napoli sia un segnale importante, nei tristi tempi che viviamo. Un segnale a un governo che o ignora o è complice della criminalità che gestisce le curve. Quelle curve che condizionano le società, che orchestrano applausi o buuu, e che influiscono pesantemente sulle scelte dei club e talvolta anche degli allenatori intimoriti. Qualche giorno fa, sul Foglio, Gianfranco Teotino, giornalista ed esperto di calcio da una vita, scriveva che negli stadi di tutta Europa i giocatori, a fine gara, salutano i tifosi con un inchino verso quattro punti cardinali, in Italia lo fanno solo verso la curva. Perchè? Perchè la curva impone la sua forza con la violenza. Perchè le bande delle curve sono organizzate come le mafie, omertà e sottomissione. Ma queste cose sfuggono al ministro anti-immigrati, con la Bibbia e il rosario (ma questa è un’altra storia, e spero in una risposta sempre più forte della Chiesa).

Se questa bella favola del Napoli avrà un seguito e troverà imitatori, si potrà tornare a sperare in un futuro, visto che il presente è ormai dei violenti in tutto il mondo. La violenza contagiosa come quella che corre per le strade di Parigi e che tanto piace a quella testa vuota di Giggino Di Maio… Mi viene lo strano sospetto che il Napoli abbia ritrovato la strada giusta da quando Giggino è a Roma, e non vende più birre alla curva.


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Pugliese errante, un po’ come Ulisse, Antonio del Giudice è nato ad Andria nel 1949. Ha oltre quattro decenni di giornalismo alle spalle e ha trascorso la sua vita tra Bari, Roma, Milano, Palermo, Mantova e Pescara, dove abita. Cominciando come collaboratore del Corriere dello Sport, ha lavorato a La Gazzetta del Mezzogiorno, Paese sera, La Repubblica, L’Ora, L’Unità, La Gazzetta di Mantova, Il Centro d’Abruzzo, La Domenica d’Abruzzo, ricoprendo tutti i ruoli, da cronista a direttore. Collabora con Blizquotidiano.  Dopo un libro-intervista ad Alex Zanotelli (1987), nel 2009 aveva pubblicato La Pasqua bassa (Edizioni San Paolo), un romanzo che racconta la nostra terra e la vita grama dei contadini nel secondo dopoguerra. L'ultimo suo romanzo, Buonasera, dottor Nisticò (ed. Noubs, pag.136, euro 12,00) è in libreria dal novembre 2014. Nel 2015 ha pubblicato "La bambina russa ed altri racconti" (Solfanelli Tabula fati). Un libro di racconti in due parti. Sguardi di donna: sedici donne per sedici storie di vita. Povericristi: storie di strada raccolte negli angoli bui de nostri giorni. Nel 2017 ha pubblicato "Il cane straniero e altri racconti" (Tabula Dati).