Oltre tre miliardi di euro sono stati destinati come somma di finanziamento, nell’esercizio 2020, per sostenere il settore agricolo.
I Programmi di sviluppo rurale hanno rappresentato le strategie di finanziamento per sostenere uno dei settori che hanno colorato la tradizione del nostro saper fare agricoltura, per produrre beni provenienti dalla nostra Italia.
I Programmi in questione sono stati cofinanziati dall’Unione europea con il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (Feasr). Le strategie agro-interventiste sono illuminate dai cardini del processo di transizione digitale e del passaggio all’èra ecologica nel campo dell’agricoltura. Gli interventi hanno l’obiettivo così di sostenere gli investimenti affinché l’èra eco-digitale diventi una realtà infrastrutturalizzata ed infrastrutturalizzante. Gli interventi in agricoltura rispondono alle recenti indicazioni eurounionali ed internazionali per la sostenibilità sociale ed ambientale.
Risulta stabile il trend di spesa degli ultimi anni per il settore dello sviluppo rurale, con un quantitativo superiore ai 3 miliardi di euro l’anno. Abbiamo registrato 3,19 miliardi per il 2018, 3,03 miliardi per il 2019 e 3,05 miliardi per il 2020. Complessivamente alla fine del 2020 sono stati impiegati 12,1 miliardi di euro dei fondi assegnati all’Italia per il periodo 2014-2020. La cifra pluriennale completa infatti ammontava a 20,9 miliardi di euro, e l’anzidetta somma di 12,1 miliardi corrisponde al 58 per cento dei fondi. I restanti 9 miliardi di euro potranno essere impiegati nei tre anni a venire.
Dal sito del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali ci fanno sapere che mentre le performances di spesa per l’agricoltura sono state ottime per i territori del Veneto, della Valle d’Aosta e della provincia autonoma di Bolzano, a fronte di avanzamenti nella spesa di macro-periodo, si sono registrati alcuni ritardi al sud d’Italia, con alcune criticità per la pianificazione di sviluppo rurale pugliese.
L’agricoltura ed anzi le agricolture italiane, e con essa il rispetto per la natura circostante all’umanità, nonché l’orgoglio per i frutti della terra che sfamano da millenni le braccia, i cervelli, i cuori, rappresentano un nucleo vitale per l’identità del mediterraneismo italiano. Il sud dell’Italia e del mondo ricorda spesso la genuinità del vivere la terra come orgoglio e senza pregiudizio.
La cultura dell’investimento va incentivata e stimolata in senso innovativo. Una prospettiva di rinascimento e investimento potrà fiorire all’interno dei circuiti democratici e pluralisti del bisognoso sud quando la politica, in generale, saprà valorizzare sinergicamente le tradizioni agricole e alimentari, dando a tutti la possibilità di sentirsi parte di un patrimonio da rileggere in chiave neo-avventista. Nelle cc.dd. scuole medie inferiori, per esempio, poco spazio viene dato al sapere agroalimentare, impresario, gestionale, demoetnoantropologico. Ed è dalle cc.dd. scuole medie inferiori che partono le scelte dei percorsi formativi successivi, che sono quelli che condizionano le direzioni del vivere individuale e comunitario su più diversi fronti.
[…] -“Agricoltura e cultura nello sviluppo identitario”, pubblicato su ‘Odysseo’ il 13.01.2021. Il link ad oggi è: https://www.odysseo.it/agricoltura-e-cultura-nello-sviluppo-identitario/ […]
[…] -“Agricoltura e cultura nello sviluppo identitario”, pubblicato su ‘Odysseo’ il 13.01.2021. Il link ad oggi è: https://www.odysseo.it/agricoltura-e-cultura-nello-sviluppo-identitario/ […]