Nel luglio 2018, dodici ragazzi e il loro allenatore di calcio scomparvero nella grotta di Tham Luang, in Thailandia. Intrappolati a chilometri di distanza dall’ingresso, nemmeno i Navy SEAL thailandesi avevano le capacità per trarli in salvo. Con il rapido innalzamento del livello dell’acqua, la loro sopravvivenza diventò una corsa contro il tempo. Ogni speranza era affidata all’inglese Rick Stanton, un vigile del fuoco in pensione con un salotto pieno di attrezzature speleosubacquee fatte in casa. Ne è seguito un libro, un best seller che l’andriese Valeria Carbone Basile, addetta stampa della società speleologica italiana, ha tradotto.  “Acquanauta – La mia vita sotto la superficie” è un’Odissea moderna intrisa di speranza:

Ciao, Valeria. Perché hai scelto di tradurre “Acquanauta – La mia vita sotto la superficie”?

Ho conosciuto Rick Stanton al raduno di speleologia che si tenne in Sardegna nel 2019, a cui partecipai come addetta stampa della Società Speleologica Italiana. In quell’occasione lo intervistai per La Repubblica, diventammo amici, e in qualche modo quell’intervista è durata non so come quattro anni, culminando nella traduzione di questo libro. In tutto questo tempo è diventata ormai una gag, io che continuamente gli chiedevo “Rick posso farti una domanda?” (che non era mai una) e lui che rispondeva puntualmente terrorizzato “in quante parti?”. E’ una persona molto timida, riservata, complicata e dedita all’ “economia dello sforzo” [capirete leggendo il libro], quindi potete figurarvi la scena, ma ha sempre risposto. La verità è che questo libro avrei voluto scriverlo io, ma non sarebbe stato possibile e lui non me lo avrebbe permesso. Puntualizzava sempre (a ragione) che uso troppe parole, e che avrei fatto diventare il suo libro un tomo di tre volumi, gli suggerii di chiederlo almeno alla sua amica Karen Dealy, era perfetta e infatti così è stato. Per la stessa ragione inizialmente si è opposto all’idea che lo traducessi, adesso però posso orgogliosamente dirgli che la mia versione contiene 10.000 parole in meno di quella inglese, incluse prefazione, ringraziamenti e mie note che si aggiungono alle sue.  E’ stata un’avventura e anche un’impresa titanica durata due anni, ma adesso possiamo considerare finalmente conclusa questa intervista che sembrava infinita.

Cosa aggiunge e cosa, invece, toglie il tuo libro alla versione originale inglese?

Bella domanda sull’etica della traduzione e la percezione che si basa inevitabilmente sulla cultura e la storia dei vari popoli. Mi sono sempre divertita a leggere in lingua originale libri che ho letto prima in italiano, e lo faccio anche con film e serie televisive, ma puntualmente rimango delusa perché mi accorgo che qualcosa si perde nella trasposizione.  Con una punta di orgoglio posso dire che questa mia versione davvero non toglie nulla all’originale. La sfida più difficile è stata tradurre l’irresistibile umorismo inglese dell’autore e protagonista, che molto spesso è umorismo nero, e quasi sempre si basa su giochi di parole brillanti, quelli che in inglese si chiamano “puns”.  In questi casi mi sono sforzata di conservare il tono, cercando battute e parole che suonassero spiritose in italiano (gli italiani tra l’altro non apprezzano molto l’umorismo inglese, proprio per via di quelle differenze culturali di cui sopra). Ma proprio per essere sicura che nulla si perdesse, ho inserito anche le battute originali con spiegazione, in brevi note a piè di pagina. Ho fatto lo stesso con alcuni riferimenti culturali dell’autore che altrimenti non saremmo in grado di cogliere. Quanto a cosa aggiunge, ho fatto anche qualche illustrazione, per dare un’idea visiva a chi in una grotta non ci è mai stato, men che meno in una grotta sommersa. Anche i termini tecnici della subacquea che sono in inglese e così vengono usati in Italia, li ho accompagnati da poche più semplici parole descrittive (ma c’è pure un glossario semiserio scritto da Rick stesso). Ecco una scelta editoriale differente rispetto all’originale è stata quella di inserire le sue note e il suo glossario, veri e proprio commenti e controcanti spiritosi al racconto principale e dunque a sé stesso, direttamente a piè di pagina, mentre nella versione inglese sono alla fine del libro, e molti lettori se li sono persi. Pure le mappe delle grotte, quelle che in gergo si chiamano “rilievi”, sono diverse dall’originale, ho chiesto a due bravissime speleologhe e geologhe pugliesi, Emanuela Derossi e Serena Liso, di creare delle versioni che conservassero la precisione scientifica ma fossero comprensibili anche a chi in una grotta non c’è mai stato. Credo e spero ci siano riuscite, ma questo possono dirmelo solo i lettori.

Sarebbe giusto definire l’opera di Rick Stanton “un’Odissea moderna” e, per questo motivo, più incisiva e coinvolgente della trasposizione cinematografica diretta da Ron Howard?

Assolutamente sì, diciamo in generale un’epopea moderna, non per niente la parola che più ricorre nel libro è “epica”, e lui ha voluto intitolarlo “Acquanauta”, proprio perché ricorda il viaggio degli argonauti alla ricerca del vello d’oro, con la differenza che la sua è una storia tutta vera, anche se sembra la trama di un film o un romanzo d’avventura. Ma In queste pagine c’è anche tutto il nostos dell'”eroe” che torna a casa dopo la missione che ha tenuto il mondo intero con il fiato sospeso per più di due settimane, e inizia a raccontare un viaggio lungo quarant’anni, tra esplorazioni ancora più emozionanti e missioni di soccorso internazionali, tutto ciò che lo ha reso non solo una leggenda vivente della speleosubacquea, ma anche l’unica persona al mondo in grado di salvare quei tredici ragazzini imprigionati nella grotta thailandese dai monsoni. Anche la struttura è quella di un’epopea, con un prologo e quattro parti “Pianifica, prepara, pratica, performa”, ognuna suddivisa in tre capitoli. Ogni capitolo contiene il flashback del passato e i giorni del soccorso in Thailandia, in un continuo andirivieni tra presente e passato, esperienze acquisite e lezioni applicate. Lo stile è assolutamente cinematografico e avvincente, tiene davvero con il fiato sospeso. Quanto alla trasposizione cinematografica, non è una trasposizione ma diciamo un’ispirazione, perché le cose non sono andate così, di quel film si salvano però le scene sott’acqua, che sono state girate con la consulenza e la presenza di Rick stesso, qualche battuta di Viggo realmente pronunciata da Rick, e soprattutto il salotto della sua casa che si vede all’inizio quando Viggo Mortensen appare in scena. Il regista lo ha ricostruito con una dovizia di dettagli impressionante.  Sapevo Rick in Australia per le riprese del film, e un giorno mi manda una foto dal salotto di casa sua. Gli chiedo: “già tornato a Coventry?” e lui: ” No sono sul set”.  Una ricostruzione molto più aderente alla realtà, fatta dagli stessi protagonisti, con immagini reali, è quella del documentario del National Geographic “The Rescue”, ma il libro contiene molti più retroscena inediti, e le radici di tutto quanto. Consiglio di leggere il libro prima e poi di guardare il documentario.

A chi dedichi il tuo lavoro?

Grazie per avermelo chiesto. Questo libro può essere anche considerato “romanzo di formazione”, seppure riporta una storia vera. E mentre la versione originale, per quanto chiara e divulgativa, si rivolge soprattutto al mondo speleologico e speleosubacqueo, io ho indirizzato tutti i miei sforzi a renderla godibile e comprensibile a chiunque. Anche i disegni e la grafica li ho ideati in omaggio a quei romanzi illustrati d’avventura che leggevo da ragazzina. Perché vedi il messaggio di questo libro è veramente per tutti, insegna un metodo, un modo di affrontare la vita, di prevedere i rischi e gestire gli imprevisti. Ma soprattutto è una storia sul coraggio delle proprie convinzioni, sulla tenacia e determinazione nel trovare il proprio talento e nell’inseguire i sogni, anche quando sembrano “inutili” o non ci si sente all’altezza. In questi ultimi anni a quanti suicidi di giovanissimi stiamo assistendo perché si sentono inetti e credono  di non rispondere alle aspettative di una società esigente, competitiva e tutta orientata all’utile? Quello che mi ha guidato in questi due anni di lavoro e non mi ha permesso di desistere è stato il pensiero di queste giovani vite spezzate, per me era un dovere morale mostrare loro che c’è un modo alternativo di sentire e vivere sé stessi e la propria vita, che possono trovare la propria identità e liberarsi delle aspettative altrui, anche in modo avventuroso e divertente. Ma in generale questo libro è per tutte le persone, giovani e adulte, che per mille ragioni continuano a sentirsi fuori posto nel mondo, per tutti coloro che, guardandosi indietro, dubitano o rimpiangono di aver sprecato la propria vita inseguendo una passione “inutile”. Leggendolo, scopriranno che tutti i tasselli sparsi disordinatamente sulla superficie delle loro esistenze, un giorno, inopinatamente, andranno ad incastrarsi perfettamente nel puzzle, e magari chissà, proprio quel puzzle sarà la chiave per salvare la vita a qualcun altro, oppure l’ispirazione per chi, il mondo, avrà il potere di cambiarlo davvero.

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La traduttrice condividerà la sua esperienza

al Mondadori Bookstore di Barletta

il prossimo 7 maggio 2023,

dalle ore 11.30 alle 12.30.


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Iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Puglia, ho iniziato a raccontare avventure che abbattono le barriere della disabilità, muri che ci allontanano gli uni dagli altri, impedendoci di migrare verso un sogno profumato di accoglienza e umanità. Da Occidente ad Oriente, da Orban a Trump, prosa e poesia si uniscono in un messaggio di pace e, soprattutto, d'amore, quello che mi lega ai miei "25 lettori", alla mia famiglia, alla voglia di sentirmi libero pensatore in un mondo che non abbiamo scelto ma che tutti abbiamo il dovere di migliorare.