ESULTIAMO, STORPI DELLA PUGLIA, DONNE GRAVIDE, MAMME CON CARROZZINI, ANZIANI, AMMALATI,

Barletta, stazione ferroviaria, 19 gennaio 2025, ore 8,10. Oltre ottanta anni, 327 stagioni tra inverni, primavere, estati ed inverni sorretti da spalle ingobbite, rette da gambe instabili. Un’ampia, capiente busta azzurra dell’Ikea, multinazionale svedese, contenente bietole, rape, “sivoni”, foglie di borragine, rametti di rosmarino e alloro, fichi secchi. Una bicicletta pieghevole, d’altri tempi, una “Cinzia”.

Immancabilmente, nei sottovia sguarniti di ascensori, la tua bocca sdentata erutta compulsivamente parolacce di fuoco di ogni risma, prese dalla suburra più malfamata, come un fiume in piena contro i responsabili delle inadempienze, delle tue inadeguatezze e sofferenze attuali: politici autoreferenziali, pseudo dirigenti della ferrovia, pusillanimi e pavidi cittadini, tanti, indifferenti alla fatica del vivere delle più precarie e malridotte creature umane.

Sono anni che sei costretto a ascendere la scalinata, poi, a risalirla faticosamente per raggiungere il secondo binario, o il primo, o il terzo. Sei allo stremo, ormai. Oggi, la pressione interna delle viscere non regge più. Le budella ti schizzano in gola e i polmoni si svuotano di ogni impercettibile refluo di aria, di respiro, di vita.

Hai pazientato, come e più di Giobbe, per tempi immemorabili, trascinandoti con la tua zoppa gamba, devastata dalla gigantesca ruota di un traino, veicolo d’altri tempi.  Epoca remota, di gran parte del ventesimo secolo e di un quarto del ventunesimo, avevi appena compiuto dieci anni, allora. Hai aspettato per lustri infiniti che la sensibilità collettiva migliorasse, che si facesse terra bruciata intorno a tutti gli ostacoli architettonici. Invece, neanche un alito di aria nuova, fresca.

Ogni aspettativa, disattesa. A gravare ancora di più l’onta che mentre tutti i centri cittadini della tua Regione sfrattavano le barriere architettoniche, il tuo paese natio, invece, Barletta, uno sperduto borgo di montagna, che pure serve il traffico ferroviario di Andria, Minervino e Spinazzola, prova, visceralmente, disdegno per gli ascensori.

Poi, gradualmente, hai imparato a farti coraggio, coltivando l’autostima massacrata dalla famiglia, dalla scuola, dalla chiesa, dalla società, a bussare dignitosamente alla porta della solidarietà umana che si spalancava senza tentennamenti di sorta. Aitanti giovani ma anche persone declinanti con gli anni offrivano la loro assistenza, caricandosi sulle spalle la tua bicicletta o eventuali valigie. Persino giovani fanciulle, capelli svolazzanti al vento, o studentesse universitarie portatrici di cultura ti emozionavano per la loro disponibilità inclusiva. Eri contento, ma provavi congiuntamente una grande umiliazione che ti trapanava l’anima.

Anche stamattina, ti sei rivolto al pronto soccorso di un giovane fratello nero della profonda Africa. Sorridendoti, con un braccio reggeva il suo bagaglio, con l’altro sosteneva la bicicletta, mentre tu lo seguivi con il carico di verdure che intendevi donare a tue amiche, deliziose, attempate per la candida chioma, settanta, ottanta e novantaquattro anni in groppa.

Ieri, infatti, minuscola coccinella claudicante, hai fatto il pieno dal tuo orticello in rotta di collisione con confinanti imprigionati in logiche devastanti di coltivazione e con le deplorevoli multinazionali dei fitofarmaci. Non potevi mica presentarti con le mani in mano dalle tue amiche. Sopperiva alla penuria delle tue verdure il giovane amico Riccardo, foraggiandoti con infiorescenze di rape di varietà fasanese. Naturalmente, Antonella, Anna e Pina saranno prodighe di caldi ringraziamenti per la sapidità e la freschezza che sconvolgeranno le loro pupille gustative.

Il cielo era cupamente plumbeo, ieri mattina. Michele, un operaio di una locale ditta di confezioni, che si avvale per gli spostamenti della stessa circolare e ti soccorre nel portar la bicicletta sul veicolo cittadino, ti aveva allertato. La pioggia, infatti, non si fece attendere, dopo poco, mettendosi a bersagliare te e le verdure, finemente, ma senza sosta. Mancava la pensilina per proteggerti e non ti andava di aspettare il pullman per due ore, intirizzendoti fino alle ossa.  Allora, uno scatto alle reni, forza ai pedali e… cinque chilometri da contrada Paludi fino ad Eraclio che, attonito, ti vedeva arrivare trafelato e grondante con gli occhiali che a fatica intravedevano il percorso stradale, mentre “La pioggia nel pineto di D’Annunzio dentro di te evocava coccole aulenti, rivolgendosi ad Ermione.

Puntuale, Antonella ti aspetta alla stazione con il marito Roberto. Un’ora di sogno per la empatica comunicazione, ed al momento dei saluti, un faticoso distacco, accompagnato dalla promessa di rivedersi il prima possibile, ospiti anche tua moglie Angela e una loro amica pittrice, esca impietosa per i tuoi gusti come le sirene per l’Ulisse che si fece legare all’albero dell’imbarcazione.

Non puoi incontrare l’amica ottantenne, una preside di grande caratura, una ventata di cultura, passione e umanità per la tura città di Barletta, burocratica nei servizi essenziali. Assente per impegnativi problemi di salute, come ti riferisce  Enzo, il marito, quasi novantenne. Ti crollano le braccia, alla devastante notizia.

Aspetti, infine, pazientemente, in via Benedetto Croce la veneranda Pina sotto il portone condominiale, dopo aver legato la bicicletta ad un palo con una solida catena che neppure i negrieri degli Stati Uniti utilizzavano per la tratta dei miseri schiavi.

Finalmente, arrampicandoti con un angusto ascensore, l’amica del quinto piano ti accoglie, trascinandosi, grazie al sostegno di una gruccia inseparabile. Momenti festosi che per poco fugano la solitudine di chi per giorni, mesi ed anni, sopravvivendo miseramente, si consola pensando ai momenti gioiosi di un tempo, quando i bambini scorrazzavano in casa, e il marito, scrittore, pittore e poeta ospitava onorevolmente la bellezza artistica in tutti gli angoli della giornata e dell’abitazione, contagiando gli ospiti, ammaliati.

Il tempo vola, saluti l’amica che non riesce ad accompagnarti fino all’ingresso, provvedi a spegnere la luce del corridoio, chiudi la porta, imbocchi l’ascensore, sleghi la paziente bicicletta, e di corsa alla stazione ferroviaria.

Raggiungi la “Sala Blu” che provvede istituzionalmente all’assistenza dei passeggeri con disabilità e con ridotta mobilità. Esponi il tuo caso, insolita richiesta. Sollecitamente, l’impiegata afferra il telefono e contatta il capotreno responsabile del convoglio che ti interessa, suggerendoti anche di ribadire la tua istanza all’arrivo del treno.

Così, dopo un quarto d’ora di attesa, stringi vigorosamente la mano della matricola 2955792, un  bel giovane funzionario della ferrovia, professionale ed affabile, quando ti riferisce che il treno delle 11,40, invece di approdare al terzo binario affiancherà la prima banchina della stazione di Barletta. Ti fai dare anche il recapito telefonico della Direzione che merita un plauso per il sostegno offerto, movimentando il traffico, non dovendo tu sottostare alle forche caudine del sottovia.

Sotto una cappa di tenebre, ancestrali e recenti, un gigantesco spicchio di luna si disegna sul tuo volto, contornato ed affiancato dalle migliaia di sorrisi di persone fragili di ogni età e condizione sociale alle quali viene riconosciuto lo status di cittadini titolari di dignità. Una conquista aleatoria o duratura? Un fuoco di paglia?

Missione che diventa uno stile di vita sociale, se la collettività si abbarbica sulla trincea delle rivendicazioni politiche, sociali, economiche, culturali e ambientali, portandole avanti, potenziandole e difendendole a spada tratta con energia, tenacia, entusiasmo ed amore.


FontePhotocredits: Domenico Dalba
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Percorso scolastico. Scuola media. Liceo classico. Laurea in storia e filosofia. I primi anni furono difficili perché la mia lingua madre era il dialetto. Poi, pian piano imparai ad avere dimestichezza con l’italiano. Che ho insegnato per quarant’anni. Con passione. Facendo comprendere ai mieli alunni l’importanza del conoscere bene la propria lingua. “Per capire e difendersi”, come diceva don Milani. Attività sociali. Frequenza sociale attiva nella parrocchia. Servizio civile in una bibliotechina di quartiere, in un ospedale psichiatrico, in Germania ed in Africa, nel Burundi, per costruire una scuola. Professione. Ora in pensione, per anni docente di lettere in una scuola media. Tra le mille iniziative mi vengono in mente: Le attività teatrali. L’insegnamento della dizione. La realizzazione di giardini nell’ambito della scuola. Murales tendine dipinte e piante ornamentali in classe. L’applicazione di targhette esplicative a tutti gli alberi dei giardini pubblici della stazione di Barletta. Escursioni nel territorio, un giorno alla settimana. Produzione di compostaggio, con rifiuti organici portati dagli alunni. Uso massivo delle mappe concettuali. Valutazione dei docenti della classe da parte di alunni e genitori. Denuncia alla procura della repubblica per due presidi, inclini ad una gestione privatistica della scuola. Passioni: fotografia, pesca subacquea, nuotate chilometriche, trekking, zappettare, cogliere fichi e distribuirli agli amici, tinteggiare, armeggiare con la cazzuola, giocherellare con i cavi elettrici, coltivare le amicizie, dilettarmi con la penna, partecipare alle iniziative del Movimento 5 stelle. Coniugato. Mia moglie, Angela, mi attribuisce mille difetti. Forse ha ragione. Aspiro ad una vita sinceramente più etica.

27 COMMENTI

  1. Grazie Mimmo di questo tuo splendido dono. Nei tuoi pezzi riesci sempre ad associare alla forte denuncia delle istituzioni per la loro insensibilità verso i più deboli la leggerezza della scrittura e la semplice, umana poesia della vita.

  2. Ogni tuo scritto è per me un percorso di immagini vissute con intensità di sentimenti e di amore fraterno e solidale verso gli altri. Sempre autentico osservatore della natura e delle sfumature dei momenti che vivi e che riesci a ricreare con limpida scioltezza…è un piacere leggerti e condividere i vissuti…grazie

  3. Un racconto di vita che si legge come un capitolo di un lungo romanzo! Come sempre complimenti per la ricca e puntuale scrittura.Purtroppo la civiltà in questa nostra sfortunata città è di là da venire: più di venti anni fa chiedevamo con i nostri alunni ” Una scala mobile per Barletta” per il sottopassaggio di via Imbriani.

  4. Hai dimenticato l’amore per i tuoi alunni, ricordo ancora la tua visita , quando ero ricoverato in ospedale. I tuoi insegnamenti ci hanno aperto la via della capacità critica. Dicevi: chiedetevi sempre il perché.

  5. La tua denuncia sembra passare in secondo piano perché nei tuoi scritti quello che conta è la descrizione dettagliata dei luoghi, oggetti e stati d’animo dei protagonisti del romanzo che metti in scena. Le tue storie sono piccole pieces teatrali ed io le leggo sempre con piacere.

  6. Emerge dal tuo racconto l’atavica antinomia tra la legge della strada e la legge dello stato, tra la comprensione e l’indifferenza. La riflessione che si impone riguardo all’oggi,per essere brevi, è che mala tempora currunt. Complici l’intelligenza artificiale ed i governi fascistoidi dell’occidente, lo stato sociale in primis la giustizia sono fortemente compromessi. Qui mi fermo e ti rivolgo un caro saluto con la salda stima delle affinità elettive

  7. Riesci sempre a donare forti emozioni descrivendo con grande sapienza uno spaccato di vita. È stata una fortuna averti incontrato, casualmente, alla marcia in Umbria. Sono passati dieci anni e ricordo il tuo passo incerto e mostravi subito la sua saggezza. Ti ho apprezzato per il linguaggio corretto e la tua sagacia nel parlare del Movimento. La distanza ora non ci permette ulteriori incontri ma chi lo sa!! Se passo per Barletta ti chiamo lo giuro: ho un ricordo della città solamente culinario, ho mangiato benissimo poi abbiamo proseguito per il Salento. Grazie di esistere Mimmo un abbraccio a te e famiglia.

  8. Il professore riesce sempre a emozionare abbinando le minuziose descrizioni del vivere a passo con la natura , con i disagi che la terza età purtroppo deve affrontare sistematicamente denunciando i disagi di una città non ancora attrezzata!

  9. Mai girarsi dall’altra parte.
    Curiosare. Osservare. Imparare.
    Intervenire con buon senso.
    Basta così poco per attivare un cambiamento

  10. Ciao Mimmo, i tuoi racconti sono sempre molto interessanti e mi lasciano sempre un insegnamento molto profondo, tipo che un ascensore, non impedisce ad una persona che vuole vivere, di raggiungere i propri traguardi e che le istituzioni in queste tematiche non sono le sole a restare indifferenti.

  11. Mimmo, il tuo articolo, di cui apprezzo la tua maestria di incastonatore di parole, fa molto riflettere.
    Quelli che dovrebbero essere di diritto dei servizi per i cittadini di ogni età e in qualsiasi condizioni fisiche versino, non sono affatto garantiti. Bisogna conquistarli battagliando
    quotidianamente. Ogni tanto si vince o,
    meglio, ci si riprende il proprio.

  12. Domenico sei una persona che non si stanca mai hai tanta voglia di raccontare il tuo vissuto presente e passato dovrebbero esserci più persone come te se tenace instancabile e noi tutti dobbiamo prendere esempio non ti arrendi mai un abbraccio.

  13. Non a Barletta, né a Brindisi e nemmeno a Lecce ci sono ascensori e nemmeno rampe per poter passare da un binario all’altro . Bisogna scendere le scale e risalire al binario con i tuoi zaini e trolley o….bicicletta che sia! E pensa poi se sei un disabile in sedia a rotelle! Si è una vergogna per le ferrovie dello stato e spero che la tua delicata denuncia abbia un eco vasto da arrivare alle orecchie dii uno stato sordo e indifferente

  14. Domenico hai raccontato una storia a lieto fine e che da speranza.
    Sei davvero una persona speciale che non si limita a scrivere articoli, trascini il lettore nei tuoi racconti di vita.
    Ogni luce a te.

  15. La tua resilienza costante e tenace serve da monito a noi tutti che affrontiamo il quotidiano.Molto spesso si preferisce evitare gli ostacoli piuttosto che superarli uscendone rafforzati.Buona giornata Mimmo.

  16. Caro Mimmo ciò che rileva oltre l’età è la cura per un ambiente più accogliente ed un genuino. Ma sopratutto rileva il sostegno silenzioso che il gigante Eraclio ti ha concesso giacché come un gigante incurante delle avversità del tempo e della inclemenza degli uomini ti attivi alla battaglia quotidiana per il rispetto e la cura dell’umanità.
    Quell’ascensore si dovrà fare con o senza PNRR, perché non sempre troviamo operatori pronti ad ascoltarci ed aiutarci.
    La tua tenacia un po’ la invidio.

  17. È bello volare e superare le barriere architettoniche quando il tuo aereo si chiama relazione. C’è poco da aspettarsi da politici, amministratori, magistrati: Se non è zuppa è pan bagnato. È allora un sorriso, un canzone, una chiacchierata a voce alta con la bicicletta che non vuole salire da sola sul treno può essere più proficua.

  18. Ciao Mimmo, grazie per aver condiviso questa pubblicazione, le eccezioni ad un sistema organizzato, fatte al fin di bene, riscaldano il cuore ed evidenziano che c’è ancora la capacità di amare nonostante la qualità della vita impostaci dal un governo sconosciuto, erode nel tempo questa preziosa capacità. La capacità di rispettare ed amare gli altri, se messa al primo posto, porterebbe a rendere inutili i governi, che pur dichiarandosi al servizio del popolo, a piccoli passi lo rendono sempre meno libero.

  19. Hai il dono di sorprendermi sempre. La tua prosa scorrevole, dettagliata,a tratti poetica, affascina e riesce a far riflettere sui problemi che riguardano la qualità della vita dei cittadini, soprattutto quelli più fragili che sordi amministratori dimenticano. Il richiamo alla popolazione a fare squadra e a partecipare alle manifestazioni di protesta, in forma civile e pacifica, e’ perfetta. Grazie, Peppino Delvecchio

  20. E’ necessario rivendicare i propri diritti, ma è importante farlo pacificamente senza arrivare allo scontro. E’ questa la forma migliore per ottenere solidarietà e superare l’indifferenza degli altri. Ti sono vicina. Angela

  21. Ho molto apprezzato il tuo articolo, Mimmo. E ti ringrazio per le riflessioni che suggerisce.
    I successi da te conseguiti “accendono ” in chi legge lo stimolo a mettersi in gioco per una altissima causa. La causa umana per difendere l’indifeso ed essere voce di chi non ha voce, facendo valere ragionevolmente le proprie istanze, vincendo resistenze e pigrizie, come da sempre fai tu.
    Sono convinta che una ripresa morale è possibile se parte da tutti e se coinvolge ciascuno.
    Sono ammirata per il tuo impegno civico che fai mettendo tutta la passione, anche in quelle cose apparentemente banali. Perché armato dalla forza viva delle idee: l’etica della volontà che dilaga come fiume inarrendevole e si impone. Ed è cosa molto diversa dal semplice sperare. .
    “Missione che diventa uno stile di vita sociale, se la collettività si abbarbica sulla trincea delle rivendicazioni politiche, sociali, economiche, culturali e ambientali, portandole avanti, potenziandole e difendendole a spada tratta con energia, tenacia, entusiasmo ed amore”.

  22. Caro Mimmo, è sempre un piacere leggerti, ma questa volta mi accompagna anche un sentimento di indignazione, una rabbia sorda che nasce dalla condivisione del tuo stato d’animo. A fronte di tanta passione civile da parte tua, di un’ odissea che si protrae da anni con meticolosa costanza e fatica , sconcerta l’ indifferenza degli amministratori e di tanti concittadini: sembra quasi che l’ unica a muoversi e a com-muoversi sia, paradossalmente, la statua di Eraclio, il gigante testimone delle tue sofferenze civiche!
    Eppure anche oggi hai dimostrato che la chiarezza d’intenti e la forza che scaturisce da
    un’ educazione tesa alla cura degli altri producono frutti e che anche una sola persona che si metta in comunicazione empatica con l’ altro può fare la differenza.. In tre, poi, si può fare un sindacato e in dieci… una rivoluzione! Grazie a te, dunque, al giovane funzionario della ferrovia e a chi vorrà far fiorire i semi preziosi del tuo esempio!

  23. È già da alcuni anni che le ferrovie effettuano questo servizio, inoltre hanno assunto tanti giovani, tutti molto gentili e disponibili, adesso rivolgersi alle biglietterie è un piacere. Lentamente, ma qualcosa migliora.

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