Ho preso tutti i segni per meraviglie e ogni meraviglia per un segno.
(Luke Davies)

È venerdì, è la cadenza settimanale di OltreVerso, quel che doveva uscire è uscito, oggi non lavoro perché ho un appuntamento per donare il sangue e scopro che anche questo, a Domodossola, è un atto parallelo (quasi eversivo) rispetto a come sono abituata a viverlo.

Trascorro le prime ore del mattino a meravigliarmi ed a pensare che il mio stupore meriterebbe di essere raccontato, eppure dovrà passare alla prossima puntata.

Sono sul lettino dei donatori, ho in mano una palla di spugna blu, in grembo una chiavetta USB e nell’altra mano il cellulare: sto leggendo. D’improvviso una notifica Youtube, mi fermo un attimo, tutto si ferma un attimo, ad eccezione del sangue che esce dalle vene per riempire la sacca. Un attimo lungo, molto lungo.

C’è da tempo un file che giace nel mio pc, nato da una notifica come questa e rimasto sepolto senza ragione precisa: è a lui che sono tornata.

Con me Youtube, quando ci prova, prende cantonate epocali: l’ultima uscita del momento non può funzionare, ma non c’è mai nulla che sia definitivo in questa vita, evidentemente. In linea generale ci vuole un nome su tutti per tramortirmi. È Giuliano, il frontman dei Negramaro. Naturalmente Youtube non ci tenta nemmeno, risulterebbe in ogni caso impreparato. Un paio di settimane fa ha deciso di sferrare il colpo: mi aveva suggerito Io sono l’altro di Niccolò Fabi.

Poiché era notevolmente strano, quel giorno dal divano l’ho comunicato a Lorenza, il mio manga di fiducia. Una personcina dal volto pallido e gli occhi azzurri dietro gli occhiali da vista, che fanno a botte con i capelli nerissimi. Lorenza è pazza come un cavallo imbizzarrito, le sembianze di una ragazzina con le sinapsi della più cazzute delle donne adulte e poi il sorriso: tondo, limpido, grande ed accogliente. Quando lo sferra, piega la testa da un lato, alza gli avambracci ed i palmi delle mani verso l’alto, facendo spallucce e ti disarma. Niente, un cartone animato.

In quell’occasione aveva fatto una cosa che nessuno aveva mai fatto prima, almeno non dichiarandolo: invece di andare ad ascoltare il pezzo al link che le avevo girato (con la mia solita modalità, di botto e senza troppe spiegazioni a fare da inutile e superfluo fronzolo), era andata a leggersi il testo. Fondamentalmente, aveva commesso il gesto più eroico che con me si possa compiere. E ne avevamo parlato, eravamo stranite, eravamo andate a parare in luoghi che erano, di per sé stessi, tutto un programma. Non è mica così scontato che qualcuno, nel 2019, sappia intavolare e reggere una conversazione rapida sul tema dell’indifferenza, facendola pesare quanto pesa, senza sconti, pur restando nel limbo del ridicolo.

Nella mia testa la cosa non aveva smesso di esistere, tanto da finire nel file di cui sopra, però era il documento a non aver preso alcuna strada. Rimasto parcheggiato nella sua cartella di conservazione, così, quasi nell’etere.

Orbene, stamattina Youtube è tornato. Non deve essergli piaciuto rimanere nell’autorimessa. Niccolò Fabi, A prescindere da me.

Su quel lettino, quando il marchingegno tecnologico delle infernali notifiche mi interrompe, è anche in corso una conversazione con la stessa Lorenza: sono scambi ridicoli i nostri, la chat sbancherebbe a Zelig, ne sono consapevole.

Questa volta non le dico niente, finisco di donare, continuo ad essere molto sorpresa, faccio colazione, esco e prendo l’auto, sistemo il cellulare al suo posto sul cruscotto (perché a Domodossola è saggio farlo, onde evitare l’arresto), faccio partire Niccolò Fabi due, la vendetta.

Youtube mi ha sgamata. Ho perso la battaglia, va di moda ultimamente. E intanto quello canta:

La strada si fa stretta ed è più stretta ad ogni giro di lancette 
perché estuario e non un delta questa strada alla fine non dà scelta
alla fine non c’è scelta
e l’itinerario umano non prevede alcun ritorno
ma un’andata un anno come un giorno
solo sabbia colorata
nell’ampolla sottostante della mia clessidra
il tempo non si sfida
il tempo non si sfida
tu muoviti per sempre pigramente

si muore nel rigore 
nel movimento assente
nel pensiero senza amore
e io è di questo che ho paura (…)

Chi tace non è vero che acconsente 
solamente che il rifiuto non sempre trova le parole
anche io modestamente non capisco ma resisto

e ammutolisco dal disgusto 
ma cosa c’entrerò mai io con tutto questo 
cosa c’entrerò mai io con tutto questo
comandanti fateci il piacere
se prendete decisioni decisive sulle nostre vite
fatelo soltanto nel momento successivo a un vostro orgasmo  (…)

a prescindere dal tempo a prescindere da tutto 
a prescindere da me.

Sono a casa, la cassa bluetooth è attiva, la chat con Lorenza anche, lei sta faticando a capire che diavolo voglio con domande apparentemente senza senso. Mi chiede perché e le dico che la risposta arriverà al tempo opportuno.

La immagino con la goccia della perplessità che le riga la guancia mentre ride, aspettandosi il risultato delle mie velate ed innocenti minacce. È una grande fortuna averla incontrata, non è per molti il dono di poter avere un destinatario a metà fra l’ignaro ed il senziente, che capirà il senso di ogni pensiero, di ogni parola, senza mai smettere di cercare una risposta al punto interrogativo. Questo ve lo auguro, davvero lo auguro a ciascuno di voi.

Sono seduta, Niccolò regna, penso che sì, modestamente non capisco, ma resisto e ammutolisco dal disgusto.

Intanto non prego più, al momento solo spero: comandanti fateci il piacere, quando prendete decisioni decisive sulle nostre vite, fatelo soltanto nel momento successivo a un vostro orgasmo (successivo ai vostri cinque minuti di felicità), chissà che non muti la sagra dell’unilateralità: il finto debole, che sbaraglia il finto forte.

Mio figlio mi ha chiesto se penso arriverà mai la terza guerra mondiale. Come faccio a dirgli che l’ennesimo conflitto mondiale non solo è iniziato, ma ce lo portiamo addosso e lo erediterà, insieme alla sua stirpe, che non so nemmeno se augurargli, in questo scempio di emisfero in cui ho scelto di donargli la vita?

Il tempo non si sfida. Il tempo non si sfida (…)

Non è finita.

Non è finita.

Nonostante tutto il male, non è finita.

Fino a quando ho una memoria, una prospettiva,

a prescindere dal tempo

a prescindere da tutto

a prescindere da me.

(Niccolò Fabi)

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FontePhotocredits: Myriam Acca Massarelli.
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Sono una frase, un verso, più raramente una cifra, che letta al contrario mantiene inalterato il suo significato. Un palindromo. Un’acca, quella che fondamentalmente è muta, si fa i fatti suoi, ma ha questa strana caratteristica di cambiare il suono alle parole; il fatto che ci sia o meno, a volte fa la differenza e quindi bisogna imparare ad usarla. Mi presento: Myriam Acca Massarelli, laureata in scienze religiose, insegnante di religione cattolica, pugliese trapiantata da pochissimo nel più profondo nord, quello da cui anche Aosta è distante, ma verso sud. In cammino, alla ricerca, non sempre serenamente, più spesso ardentemente. Assetata, ogni tanto in sosta, osservatrice deformata, incapace di dare nulla per scontato, intollerante alle regole, da sempre esausta delle formule. Non possiedo verità, non dico bugie ed ho un’idea di fondo: nonostante tutto, sempre, può valerne la pena. Ed in quel percorso, in cui il viaggio vale un milione di volte più della meta ed in cui il traguardo non è mai un luogo, talvolta, ho imparato, conviene fidarsi ed affidarsi.