Perché e per chi scrivere…

Scrivere o non scrivere? La risposta è meno semplice del previsto.

Non scrivere: per rispettare l’urlo sordo dei familiari delle vittime, per non scadere nel già detto, nelle frasi d’occasione, addirittura, cosa terribile al solo pensiero, per non servirsi delle morti dei nostri amici per ottenere maggiore visibilità.

Scrivere: perché il dolore muto lacera di più, perché il silenzio sarà comunque rotto dagli squali dello scoop, per dare voce, si spera in modo quantomeno non scorretto, alla tristezza acuta di una città intera, di una comunità che non dimentica, che nella tragedia si scopre unita, oltre tutte le divisioni.

E che chiede verità e giustizia: per i feriti del 12 luglio, perché non siano lasciati soli a se stessi, per i parenti delle vittime, che non possono essere ridotti a orpello dei discorsi ufficiali, per tutti gli studenti e gli altri pendolari che hanno ricevuto il danno oltre la beffa e trovano più difficile raggiungere Bari che volare in una qualsiasi capitale d’Europa.

Soprattutto: verità e giustizia per le vittime del 12 luglio, nostri amici o ex alunni o compagni di scuola o solo conoscenti e concittadini, per i quali, sia pure in modi e con gradi diversi, siamo ancora tutti in lutto.

Verità e giustizia, nulla di più, niente di meno: questo ci devono le istituzioni, questo ci deve la Ferrotramviaria Spa.

A chi resta e in silenzio e ammirevole dignità continua a vivere una ferita che non si rimargina, vorremmo dire nel modo meno retorico possibile la nostra vicinanza non di facciata: con loro e anche per loro ci impegniamo a  sfidare un futuro che sembra tutt’altro che roseo, ma che non ci troverà arresi.


FontePhoto credits: AndriaLive.it
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La mia fortuna? Il dono di tanto amore che, senza meriti, ricevo e, in minima parte, provo a restituire. Conscio del limite, certo della mia ignoranza, non sono mai in pace. Vivo tormentato da desideri, sempre e comunque: di imparare, di vedere, di sentire; di viaggiare, di leggere, di esperire. Di gustare. Di stringere. Di abbracciare. Un po’ come Odysseo, più invecchio e più ho sete e fame insaziabili, che mi spingono a correre, consapevole che c’è troppo da scoprire e troppo poco tempo per farlo. Il Tutto mi asseta. Amo la terra di Nessuno: quella che pochi frequentano, quella esplorata dall’eroe di Omero, ma anche di Dante e di Saba. Essere il Direttore di "Odysseo"? Un onore che nemmeno in sogno avrei osato immaginare...

4 COMMENTI

  1. La scelta giusta tu la fai sempre Paolo!!! Con la professionalita’ e la delicatezza che ti contraddistingue e con cui entri nella vita delle persone! Grazie per queste parole….

  2. La cosa che fa piu male di vicende come questa, è il silenzio di chi dovrebbe parlare e non lo fa, di chi attende che tutto sia dimenticato.
    Ma nessun genitore puo dimenticare, poiche vive da quel giorno con l’interrogativo assillante: PERCHE NON HO PIU MIO FIGLIO O MIA FIGLIA?
    In una Italia che ormai non riesce piu a svestire gli abiti della corruzione e dell’inciucio anche a costo della vita umana, viene da chiedersi semmai questi genitori riceveranno una risposta. Noi non possiamo fare altro che domandarci: MA VIVIAMO DAVVERO IN UN PAESE DEMOCRATICO?

  3. Un lettore che intende restare anonimo ci ha inviato il seguente commento, dando il consenso per la sua pubblicazione:

    Gentile direttore,
    Mi è per caso capitato di leggere il suo pezzo su Odysseo al quale mi sento solo di aggiungere una mia personale opinione.
    Al di là della giustizia divina (ahimè, in discussione) e della giustizia umana che accerterà cause e responsabilità, quello che davvero mi rattrista ha a che fare con comportamenti umani discutibili e difficilmente “codificabili” nel diritto.
    Vede, sarà difficile accertare e condannare coloro i quali hanno avuto visioni miope, condotto analisi irrazionali, preso decisioni errate.
    Separiamo dunque il profilo penale da quello personale.
    Le giustizia terrena farà il suo corso: fornirà a qualcuno un vaghissimo e momentaneo sollievo.
    Resteranno invece impuniti coloro i quali si sono palesemente disinteressati del bene comune, non hanno riconosciuto la propria inettitudine, sono ancora seduti al proprio posto e probabilmente vi rimarranno.

    Quel giorno ho perso l’entusiasmo della vita e la determinazione dell’uomo.
    Apprezzo la vicinanza di un’intera comunità, ma non sono sicuro sia la vicinanza quello di cui abbiamo bisogno.

    Qualora decidesse di riusare in qualche modo queste mie due righe, la prego solo di omettere il mio nome: alle esternazioni pubbliche, preferisco il silenzio.

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