
Un nome che non dirà niente alla maggior parte dei lettori, che però conoscono il figlio, Xi Jinping
Ciò che vi racconto oggi, potrebbe essere preso a esempio da chi pensa che in Cina si stia tornando al culto della personalità del Presidente, pensiero che in parte condivido, anche se si tratta di una situazione ancora molto lontana dal culto di Mao.
L’episodio di cui voglio parlarvi risale a due anni fa, poco prima che iniziasse l’epidemia di Covid, mentre mi trovavo in una frazione di Xi’an, capoluogo della provincia Shaanxi, dove si trova il celeberrimo Esercito di Terracotta. Non si trattava però di una gita turistica, eravamo lì in visita ai nonni paterni di mia moglie.
Uno degli ultimi giorni della “vacanza”, mentre eravamo in macchina, mio suocero, che era alla guida, ebbe l’idea di andare a Fuping, piccolo villaggio non lontano da Xi’an, dove si trova la tomba di Xi Zhongxun.
Questo nome probabilmente non dirà niente alla maggior parte dei lettori, ma sono sicuro che tutti voi conoscete il figlio, Xi Jinping, l’attuale Segretario del Partito Comunista Cinese nonché Presidente della Repubblica Popolare Cinese.
Anche se all’estero è ben meno celebre del figlio, in patria Xi Zhongxun è comunque noto non solo per essere il padre dell’attuale leader, ma anche perché fu un importante membro del Partito Comunista Cinese, e fu anche vice primo ministro, prima di cadere in disgrazia negli anni’60 durante la Grande rivoluzione culturale, per poi essere pienamente riabilitato e reinserito nella vita politica cinese dopo la morte di Mao Zedong, e sempre rispettato dai quadri del partito fino alla sua morte avvenuta nel 2002.
Dopo l’ascesa al potere di Xi Jinping, la figura di suo padre è stata ulteriormente rivalutata in chiave positiva, e sul suo luogo di sepoltura è stato costruito un maisoleo che è diventato con gli anni una meta di pellegrinaggio che ha influito positivamente anche sull’economia del suo villaggio natio, rispettando un vecchio adagio cinese che recita 一人得知鸡犬升天 (yiren dezhi, jiquan shengtian), letteralmente “Quando un uomo ottiene la fama, i suoi cani e polli salgono in cielo”, e cioè che quando qualcuno ha successo, ne beneficia anche chi gli sta intorno.
Mia moglie però non era d’accordo con quell’idea. Lei non ama le tombe, e non è neanche così patriottica, dà importanza solo agli atti concreti del governo, e quindi non è mai molto interessata alla visita di luoghi dove si celebrano la Patria e i suoi eroi.
Io però ero curioso, non sapevo neanche che la tomba di Xi Zhongxun fosse visitabile, e quindi ho accolto volentieri l’idea di mio suocero, ma forse avrei fatto meglio ad ascoltare mia moglie.
Arrivati lì, vediamo che c’è abbastanza gente, tra cui un paio di scolaresche in gita. In realtà i visitatori non erano così tanti, ma la coda era fortemente rallentata dalle misure di sicurezza all’ingresso, visto che ogni visitatore doveva esibire il proprio documento e rispondere a una serie di domande sulla sua provenienza e il motivo della visita.
Per quanto riguarda il documento, è una caratteristica dei musei e monumenti cinesi con ingresso gratuito, mentre lì dove si paga il biglietto, non è necessario esibirlo.
Quando è arrivato il nostro turno, i poliziotti di guardia all’ingresso mi sono sembrati sorpresi, si sono guardati tra loro, come se la mia presenza (evidentemente non sono molti gli stranieri in visita a quel luogo), fosse qualcosa che fuoriuscisse dai loro protocolli di sicurezza, e quindi non sapevano che fare.
Con estrema gentilezza, devo dirlo, e quasi timidezza, ma anche con una buona dose di ottusità, decidono che oltre alle normali procedure di sicurezza, dovevo anche fornire la targa del mezzo con cui ero arrivato lì. Mentre mia moglie litigava con la guardia, mettendo in evidenza l’assurdità della richiesta, arriva mio suocero che, sentito tutto, suggerisce ad alta voce di dirgli che siamo arrivati col taxi, incurante del fatto che il poliziotto avrebbe potuto sentirsi preso per i fondelli, ma il suo passato nella marina militare lo ha reso un uomo piuttosto scafato e sicuro di sé.
La guardia però, risponde impassibile che anche in quel caso avremmo dovuto fornire gli estremi della targa del taxi, e a quel punto accontentiamo la loro richiesta.
Gli agenti però, che nel frattempo stavano consultando dei colleghi su wechat per chiedere ulteriori informazioni sulle procedure da seguire in questa situazione, mi dicono che hanno anche bisogno di farci una foto.
L’ennesima richiesta fa infuriare mia moglie, che riprende a litigare con loro, e io stesso comincio a stancarmi e a cercare di farmi spiegare il motivo di tutto ciò, ma a quel punto non avrebbe avuto senso voltarsi indietro, ormai eravamo lì, e acconsentiamo a questa ennesima pretesa, ma Feifei (la mia signora) ormai era in guerra personale con gli agenti, e ha allungato l’occhio per vedere cosa stava facendo della foto colui che l’aveva scattata, scoprendo che la stava inviando in un gruppo.
Infuriata, gli intima di cancellare la foto e di dirle chiaramente a chi l’aveva mandata, e a quel punto interviene un collega dicendo che la stava inviando nel gruppo del corpo di guardia del sito, perché lo richiedeva la procedura. Mentre io cerco di calmarla, lei afferma di non credergli, al che loro giurano che è così, e che se in seguito avessimo scoperto che la foto era stata utilizzata in modo improprio, avremmo potuto denunciarli.
Non pensate però che fosse una semplice dichiarazione di circostanza per toglierci dai piedi, anche se probabilmete gli agenti volevano davvero condividere con divertimento la foto dello straniero in visita; in ogni città ci sono uffici in cui i cittadini possono recarsi per sporgere reclamo contro funzionari o poliziotti corrotti e prepotenti. Xi Jinping ha fatto della lotta alla corruzione il suo cavallo di battaglia, e molte teste sono cadute in seguito a denunce e inchieste, anche se i più maliziosi dicono che sia stato solo un espediente del presidente per liberarsi dei suoi nemici interni, ma questa un’altra storia che richiede un certo approfondimento della storia della Cina e di Xi, almeno degli ultimi 30 anni.
Comunque, alla fine confidiamo nella buona fede degli agenti che finalmente ci fanno entrare, anche se bisogna aspettare ancora. Prima di noi c’è un gruppo di alunni, avranno avuto nove o dieci anni, e sembravano sinceramente poco interessati alle parole della loro insegnante che cercava di spiegargli quanto importante fosse il personaggio che era sepolto in quella tomba, mentre loro preferivano chiacchierare e giocare con il cellulare.
Siccome accanto al mausoleo c’è anche il museo dedicato alla figura di Xi Zhongxun, abbiamo chiesto alle guardie interne se avessimo dovuto rifare la stessa trafila anche per entrare lì, ma ci hanno assicurato che lì l’ingresso sarebbe stato assolutamente libero, che i controlli ormai erano stati già fatti (e per fortuna così è stato), ma mia moglie è comunque sbottata: “Neanche per visitare il mausoleo del Presidente Mao, bisogna passare attraverso così tante misure di sicurezza!”
L’agente, un ragazzo sulla trentina, sorridendo ha risposto: “Ah ,non lo so, non ci sono mai stato”.
A sentire quelle parole, mi è venuto facile pensare che Mao ormai fosse davvero superato.
P.S. A questo punto penso che sia inutile specificare che fosse vietato fare foto all’interno del sito, foto che sono introvabili anche su internet, quindi ne ho postata una con Xi padre e figlio insieme negli anni ‘70.