C’è chi la chiama Primavera…

Mi sono per caso imbattuta in una ragazza che, intrappolata dai balconi d’inverno, ha preso improvvisamente ed allegramente ad andarsene a spasso. Niente più clausura da ringhiere arrugginite, nessun vaso con la terra dura a contorno, odore stantio di foglie macere e gialle dimenticato.

Gira leggera quindi, con l’abito a fiori. Sono boccioli di ciliegio rossi e petali di mandorlo rosa e bianco.

Ha i capelli legati con steli d’erba che si chiudono in fermi di spine dei rovi. La seguono di lontano processioni di lucertole verde brillante, cercano disperate tramite lei il caldo di una terrazza, di uno spiano, di un salotto al sole, mentre gli uccelli cinguettano contagiosi.

La seguo anch’io: l’abito mi piace tanto, il sole lo accetto volentieri sulla pelle che ora prude e pretende.

L’ho vista apparentemente senza meta, come una donna al mercato dell’usato. Si ferma, guarda, tocca, si gira e riprende pensosa il cammino.

Ieri si è fermata con un vecchio che beveva vino all’osteria e neanche la guardava. Lei parlava e parlava, il vecchio, occhi bassi e cappello calato, l’ascoltava. Era un monologo accorato perché si è infervorata, le guance sono divenute più rosse dei boccioli, mentre il vino del vecchio era torvo e nero. Qualche goccia le ha macchiato il candido vestito a fiori.  Pensavo quasi piangesse a quel punto, poi ha tirato su col naso. Il vecchio lentamente ha alzato il braccio, ancor più lentamente ha aperto il palmo nodoso e con una mano antica e tremolante le ha accarezzato il volto. Solo allora si è placata. Ha poi coperto le spalle del vecchio col mantello scuro. Perché i vecchi, si sa, hanno sempre freddo. È andata via

La cerco. Sento il suo profumo, so che è passata per di là

Il vecchio non si è più visto purtroppo. Era triste e solo ma non vederlo forse è peggio. Chissà dov’è

Io aspetto. Voglio un abito come il suo, voglio sentire il profumo delle erbette, voglio gli occhi ciechi di sole delle lucertole in ipnosi

Se non la vedo neanche domani è evidente che è andata altrove. Forse ha portato il vecchio al mare a riscaldare le ossa dolenti.  Togliendogli il mantello l’ha sostenuto e abbracciato, spero.

C’è chi la chiama Primavera. Per me lei è semplicemente Aria.