“Il carro dei Guitti”, oggi al Teatro Angioino di Mola in rappresentanza del nord-barese

 

La riviera del sangue in la qual bolle

qual che per violenza in altrui noccia

(Dante, Inferno. XII canto, vv. 47-48)

In un infernale fiume di sangue i violenti sono destinati a bollire in eterno e a ribollire di rabbia. Questo ci racconta Dante nella discesa al VII girone che si apre con l’incontro del Minotauro; leggendario mostro per metà uomo e per metà toro, il Minotauro è simbolo di chi, pur dotato di ragione umana, si abbandona alla violenza degli istinti bestiali e arreca danno al prossimo.

Ed è proprio di un Minotauro non ancora estinto, forse meno peloso e dalle fattezze più umane, e delle fanciulle che esso divora che voglio parlare oggi; voglio raccontare di Minotauri e fanciulle:

6 milioni 788 mila donne hanno subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale; 652 mila le donne che hanno subìto stupri e 746 mila le vittime di tentati stupri. I partner attuali o ex commettono le violenze più gravi: il 62,7% degli stupri è commesso da un partner attuale o precedente (dati Istat aggiornati al giugno 2015).

In Italia 179 donne vengono uccise in un anno, in pratica una vittima ogni due giorni (dati Ansa relativi all’anno 2013).

Una battaglia costante e sempre tristemente attuale quella combattuta contro la violenza di genere, che ogni 25 novembre si rinnova in una riflessione più profonda in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Questa giornata fu istituita nel 1999 dall’Assemblea Generale della Nazioni Unite in memoria del brutale assassinio del 1960 delle tre sorelle Mirabal, che tentarono di contrastare il regime di Rafael Leónidas Trujillo, il dittatore che tenne la Repubblica Dominicana nell’arretratezza e nel caos per oltre 30 anni.

A dar voce alle fanciulle aggredite dal Minotauro è l’associazione culturale e teatrale di Trani, “Il Carro dei Guitti”, che con “Un amore rubato” porta in scena la storia di Lucia.1782118_827047787432116_4522557700516224073_n

“Il testo – spiega Giuseppe Francavilla, sceneggiatore, regista e attore dello spettacolo – nasce da una collaborazione con il Centro tranese antiviolenza e antistalking “Save”; l’obiettivo era raccontare i casi di violenza delle donne giunte al centro.  Le difficoltà che ho incontrato sono quelle di un uomo che deve cambiare prospettiva e cercare di raccontare un dramma che non ha vissuto; per farlo al meglio ho passato molto tempo al Centro ascoltando le descrizioni delle vicende e i relativi tragici dettagli. In seguito ho lavorato a lungo con l’attrice protagonista, Federica Aurora, per caratterizzare al meglio il suo personaggio: ore e ore chiusi in sede per provare il suo pianto disperato; lei ne esce emotivamente provata. Mi rendo conto che si tratta di un ruolo difficile, che la pone sotto stress”.

“Interpretare la parte di Lucia Ferrarese non è stato affatto semplice, ma ho da subito adorato questo personaggio perché rappresenta tutt’ora una sfida per me – spiega Federica –. Dover riprodurre emozioni legate ad una situazione fortunatamente mai vissuta sulla mia pelle, mi ha offerto la possibilità di “scavare” e di indagare il vissuto e le emozioni di grandi piccole donne che, come Lucia, si sono trovate a fronteggiare situazioni così delicate e dolorose. E mi sento onorata, in quanto donna, di prestare loro la voce e un volto. Il personaggio è molto complesso: una donna così fragile ma così forte al tempo stesso, che attraversa vari stadi del dolore e della sofferenza: dall’accettazione passiva di un amore che riteneva normale, alla vergogna, al senso di colpa, alla rabbia, alla delusione per il rapporto anaffettivo con la madre, alla presa di coscienza della realtà, al coraggio nel voler denunciare l’accaduto. Dunque, è stato necessario uno studio razionale e minuzioso di comprensione del personaggio e di immedesimazione delle situazioni senza poterle mai capire fino in fondo. Ho cercato di rivivere la sofferenza di Lucia sulla mia pelle, sia ispirandomi ai racconti, sia scavando fra i miei ricordi dolorosi e avvalendomi della mia memoria emotiva per la riproduzione del pianto. Ogni prova è diversa perché il mio unico intento è sempre quello di risultare più credibile possibile e di suscitare emozione. Quella stessa emozione che sento io ogni volta che interpreto questo personaggio e che mi fa pensare, senza presunzione,di essere Lucia”.

“Un amore rubato”, una storia non vera ma verosimile, racconta di come la violenza abbia sottratto a Lucia la possibilità di conoscere l’amore. Si tratta di uno testo che combatte l’abuso con la delicatezza e rinuncia ad un approccio esplicito in nome del rifiuto a tutto tondo della violenza. La rappresentazione teatrale si propone infatti ad un pubblico eterogeneo e annovera nel cast anche bambini ed adolescenti. Il messaggio che si vuol lanciare è quello positivo della valorizzazione dei sentimenti genuini: Lucia Ferrarese (Federica Aurora) troverà un’ancora di salvezza nel legame vero e incondizionato con Alberto (Emanuele Bovio), l’amico di sempre.

“Un amore rubato”, uno dei sette spettacoli selezionati in tutta Puglia, salirà domani sul palco del Teatro Angioino di Mola di Bari come unica rappresentanza del nord-barese nell’ambito della rassegna “Attimi di teatro”, nata dal sodalizio fra il Teatro e la Federazione Italiana Teatro Amatori . Ogni compagnia porterà in scena uno stralcio di 15 minuti del suo spettacolo e i primi due classificati, giudicati da una commissione di esperti e dal pubblico, entreranno di diritto nel cartellone. “Il nostro spettacolo sarà ad Andria anche il 18 novembre, all’istituto “Colasanto”- afferma Giuseppee Francavilla -tuttavia speriamo di poterlo replicare anche in altri contesti”. Infatti, “Il Carro dei Guitti”, nato nel 2014 ma eredità di una più longeva passione dei direttori artistici Mario Francavilla e Giuseppe Francavilla, è un laboratorio teatrale a tutto tondo, che si dimostra attivo tanto nei luoghi preposti quanto nelle scuole.