La prevenzione è un investimento di tempo, di fiducia, di speranza, anche se scardina il quotidiano
C’è chi grida al pericolo e chi affronta la cosa con ironia. C’è chi accetta di non muoversi e chi, invece, parte senza problemi. Chissà, magari è proprio chi acclama i porti chiusi a chi fugge da cose peggiori. C’è poi chi ipotizza scandali con la solita tuttologia e chi, invece, lavora giorno e notte in laboratorio e negli ospedali, a proprio rischio e pericolo, per trovare soluzioni concrete.
Un fatto è innegabile: c’è un disagio. E anche se a volte si scade nell’allarmismo e nella disinformazione, siamo chiamati a fare appello a tutto il nostro senso di responsabilità, che si esprime nell’attuare i consigli degli esperti e i contenuti delle ordinanze. Occorre arginare il problema, che non è un problema “del nord”. A meno che non si stiano stupidamente ribaltando certi nazionalismi.
Siamo troppo abituati a piangere le tragedie eclatanti. Dovremmo imparare a sentire nostre anche le situazioni mediane, quelle senza troppe risposte, domande chiare e cause circoscrivibili; quelle nelle quali non si ha a disposizione un colpevole con cui prendersela.
La prevenzione è un investimento di tempo, di fiducia, di speranza, anche se scardina il quotidiano. L’ideologia no-vax in tal senso è una delle massime espressioni di povertà umana. Ma non è l’unica: le reazioni di tanti cattolici contro il provvedimento delle chiese chiuse fanno pensare. Associarlo alla “mancanza di fede” dell’oggi, con indebiti collegamenti a qualche “punizione” lanciata dal cielo per purificarci da qualche peccato di massa, denota l’esistenza di epidemie, forse, peggiori.
Prendere a modello la società di secoli addietro, che “affrontava le epidemie intensificando le messe e le processioni”, è assurdo in un mondo altamente globalizzato come il nostro, nel quale ci si sposta facilmente e si è a contatto ogni giorno con persone provenienti dalle situazioni più diverse. Perciò, se sulla base di una conoscenza medico-scientifica, grazie all’uomo e grazie a Dio molto più avanti rispetto al passato, alcune misure preventive toccano la vita delle comunità cristiane, non ci si dovrebbe perdere in derive estremiste. A meno che non si è ancora convinti che il progresso scientifico sia qualcosa di oscuro. Oppure che la sofferenza sia così indispensabile agli occhi di questo Dio severo, che quasi quasi conviene andarsela a cercare.
È da poco iniziata la quaresima e in tanti non l’hanno inaugurata con l’imposizione delle ceneri a causa della quarantena. I termini sono affini: rimandano entrambi ad un periodo di quaranta giorni, l’uno in preparazione alla Pasqua, l’altro di guarigione da una malattia per scongiurare il contagio. Sarebbe interessante che, sia chi ha potuto vivere il rito sia chi non ha potuto, impiegasse la quaresima non solo per devozioni e fioretti privati, ma anche per guarire da un male ancora troppo diffuso in ambiente cattolico: la separazione dal mondo.
Si tratta della convinzione che un cristiano debba alienarsi dalla realtà, oltre le contraddizioni, stabilire norme a parte, soprattutto conservare intatto un mondo incantato di segni dai quali dipende strettamente l’identità credente. Che strano: sembrano comportamenti da membri di una setta, più che da discepoli del Cristo, il Figlio di Dio per oltre trent’anni anonimo cittadino di Nazaret e per i restanti della sua vita impegnato in parole e gesti che, mai staccati dalle strade di Palestina, miravano a far rifiorire l’uomo, “tutto l’uomo e tutti gli uomini” (Paolo VI).
Se da cristiani sentiamo minate alcune certezze, dovremmo prendere in considerazione l’ipotesi che la vita tranquilla, anestetizzata dalle “cose di quaggiù” non è una prerogativa evangelica. Lo è uno stile di vita incarnato, aperto al divenire, disponibile alla crisi e al ripensamento, denso di intelligenza e di semplicità, sempre affettivamente connesso con i vissuti degli altri. E gioioso! Chissà se certi fronzoli e certi scandali che diamo, convinti di difendere la verità, potranno mai diventare “polvere e cenere”.
Straordinariamente vero….
❤️