«A thing of beauty is a joy for ever;
Its loveliness increases; it will never
Pass into nothingness»
(John Keats)
Caro lettore, adorata lettrice,
ci sono alcuni miti greci considerati “minori” perché meno noti, eppure di sconvolgente e urgente bellezza. Uno di questi, a mio avviso, è quello di Titone e Aurora.
Titone è un umile pescatore di Troia che cattura il cuore della splendente Aurora, dea dell’alba. Innamoratissima, Aurora supplica suo padre Zeus di donare l’immortalità al suo amato. Il re degli dei acconsente, a patto che Aurora non lo disturbi più con altre richieste.
Pazza di gioia, Aurora non ascolta le ultime parole di Zeus e corre tra le braccia di Titone. Gli anni passano sereni, ma un’ombra incombe sul loro amore: Titone inizia a invecchiare. Solo allora Aurora si rende conto che, travolta dallo slancio amoroso, aveva dimenticato di chiedere a Zeus l’eterna giovinezza per il suo amato.
Il tempo, inesorabile, trasforma sempre più Titone in un uomo vecchio e decrepito. L’amore di Aurora, un tempo ardente, altrettanto inesorabilmente si affievolisce. Nondimeno, schiava della sua stessa promessa al padre Zeus, la dea non può far altro che assistere impotente alla lenta agonia dell’Amato.
Disperata e piena di rimorso, Aurora decide di isolare Titone in una grotta buia. Lì, l’uomo immortale è condannato a vivere in eterno, ma privo di ogni speranza e conforto.
La sua storia diventa un monito sulla fragilità di ogni umano amore che pretende di sfidare l’immortalità. Il triste destino di Titone è tanto più atroce se si pensa che l’alba, ovvero Aurora, è il simbolo del continuo rinnovamento, del passaggio dal buio alla luce, della speranza di un nuovo inizio: tutto quello che a Titone è negato.
La morale è amara: Titone, uomo del mare, uomo libero, uomo che solcava le onde di notte in attesa di vedere sorgere Aurora sulle onde, è ora prigioniero al buio, impossibilitato a sfuggire al suo destino.
Un mito triste, quello di Titone e Aurora. Tuttavia, offre verità che, accolte e digerite, potrebbero aiutarci a fare pace con la nostra stessa esistenza.
La bellezza di Titone, che svanisce con il passare del tempo, ci ricorda la natura effimera delle cose belle. Il suo destino, segnato fin dall’inizio, ci dice quanto buia possa diventare la nostra esistenza quando si rifiuta di riconoscere il limite.
Eppure.
Eppure mi chiedo: esisterebbero l’arte, la musica, la poesia, ogni altra forma di letteratura senza un amore impossibile come quello di Titone e Aurora?
Caro lettore, adorata lettrice, a te la risposta. Io mi tengo Titone e con lui Aurora.
Anche se nessuno può essere eternamente giovane.
Luciano De Crescenzo: «Il guaio è che gli uomini studiano come allungare la vita, quando invece bisognerebbe allargarla».
Fernando Pessoa: «Il valore delle cose non sta nel tempo in cui esse durano, ma nell’intensità con cui vengono vissute. Per questo esistono momenti indimenticabili, cose inspiegabili e persone incomparabili».
John Keats:
«Una cosa bella è una gioia per sempre.
La sua grazia aumenta,
non finirà mai nel nulla».
La concubina di Titone antico
già s’imbiancava al balco d’oriente,
fuor de le braccia del suo dolce amico;
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Dante, Purgatorio, Canto IX (1 – 3)
Prof, hai calato Dante!!! Ti piace vincere facile… Grazie!
Ti ho risparmiato l’Aurora “dita rosate” di Omero, pensando che Eos avesse gli impoetici geloni alle mani. P.S.: Te la sei cercata.
«A tutti è dovuto il Mattino, / ad alcuni la Notte. / A solo pochi eletti / la luce dell’Aurora»
[Morning is due to all / To some the Night / To an imperial few / The Auroral light].
Emily Dickinson, Poesie, 1850/86.
Chi di citazione ferisce! Smile!
Kisses!
Ricambiati!
Fantastico mito, pregno di significati in un’epoca il cui il nichilismo la fa da padrone.
Grazie Paolo.
Grazie, Mimmo. Sei sempre caro!