La Balena…

La trama di ”The Whale” (”La Balena” nella traduzione italiana) ruota attorno al ritorno dietro la macchina da presa del regista visionario Darren Aronofsky. Il regista spazia dall’onirico al naturalismo, il suo è un verismo body horror in cui il corpo è una prigione, un incubo che si trasforma in realtà senza deformazioni fantascientifiche.

L’universo nel quale si muove Aronofsky segna la decadenza della carne, scavata dalla tossicodipendenza (Requiem for a Dream), macchiata dagli infortuni  (The Wrestler), esplorata nei meandri della gravidanza (Madre!), spinta all’ossessione (Il Cigno Nero). Qui è deturpata dal cibo, dall’obesità  che, nonostante tutto, non è il tema centrale del film, incentrato, invece, sulla voglia di riscatto di un professore d’inglese aggrappato all’ultima speranza di ricostruire il rapporto con sua figlia.

Ad interpretarlo è il Premio Oscar come Miglior Attore Protagonista, Brendan Fraser, redivivo di Hollywood, finito per anni ai margini dello showbiz, vittima di violenza, sepolto sotto il gigantesco costume stampato in 3D dal make-up artist Adrien Morot, ma splendida maschera di una performance attoriale di primissimo livello, con una voce potente e fragile al tempo stesso, la contraddizione di una ”vita al limite” da cui riscattarsi.

L’autore del dramma teatrale, nonché sceneggiatore della pellicola Samuel D. Hunter, infatti, ha molti punti di contatto col protagonista: vive a Moscow in Idaho, insegnando saggistica alla Rutgers University, è apertamente omosessuale e in passato ha sofferto di gravi disturbi alimentari.

Questo fa di  ”The Whale” una pellicola solo parzialmente autobiografica, ma interamente attuale.


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Iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Puglia, ho iniziato a raccontare avventure che abbattono le barriere della disabilità, muri che ci allontanano gli uni dagli altri, impedendoci di migrare verso un sogno profumato di accoglienza e umanità. Da Occidente ad Oriente, da Orban a Trump, prosa e poesia si uniscono in un messaggio di pace e, soprattutto, d'amore, quello che mi lega ai miei "25 lettori", alla mia famiglia, alla voglia di sentirmi libero pensatore in un mondo che non abbiamo scelto ma che tutti abbiamo il dovere di migliorare.