La magia spezzata delle notti italiane

Si dice che se una nazionale ha buone tradizioni calcistiche (l’Italia), organizza il mondiale in casa (l’Italia) e, aggiungiamo, spadroneggia nei tornei continentali per club (l’Italia, appunto, che nel 1990 fa il tris con Milan, Sampdoria e Juventus) ha ottime probabilità di vincere la Coppa del Mondo.

Nel 1990 organizziamo la massima competizione calcistica grazie al lavoro di diplomazia messo in atto da Artemio Franchi, presidente UEFA, scomparso per un incidente il 12 agosto 1983, che consente all’Italia di spuntarla a scapito dell’URSS e di riportare le migliori compagini del mondo nel Bel Paese dopo 56 anni, ossia dopo l’edizione del 1934. Tutto sembra essere perfetto per un’estate infinita di caroselli e di cori a squarciagola, di ugole che vibrano ai gol di Totò Schillaci di fronte a televisori piccoli e asfissiati da famiglie e amici che palpitano, gioiscono e battono nervosamente gli arti in attesa che l’arbitro dia il triplice fischio per il passaggio agli ottavi, ai quarti, alla semifinale e a Roma, alla finale dell’Olimpico.

No, Roma no! Non è proprio un nostro affare, purtroppo, ma sarà il teatro della rivincita di quattro anni prima tra Germania Ovest e Argentina. Italia 90 è il mondiale di cantieri infiniti e di morti sul lavoro, di 24 vittime dimenticate per essere precisi, che macchiano di sangue la ristrutturazione e la costruzione di nuovi impianti e di infrastrutture; è il mondiale delle ultime apparizioni di Unione Sovietica, Jugoslavia, Cecoslovacchia e Germania Ovest, prima che la Storia ridisegni cartine geografiche ed equilibri; è il mondiale del Camerun, esuberante e fisica sorpresa, che arriva a un passo dalla semifinale; è il mondiale dei Panzer tedeschi e di Lothar Matthäus capitano di una squadra solida che vince giocando un calcio all'”italiana” in un torneo senza grande gioco e innovazioni tattiche.

Le Notti Magiche si aprono con due pomeriggi, uno romano, nel quale Giovanni Paolo II benedice un Olimpico rinnovato, e uno milanese, quello della partita inaugurale dell’8 giugno tra i campioni del mondo dell’Argentina di Maradona e il Camerun. Pronti via, prima sorpresa. Oman – Biyik di testa trova impreparato Pumpido e regala agli africani uno storico trionfo. Per restare nel gruppo B, delude l’URSS, battuta da un’Argentina in ripresa e dalla Romania, (entrambe passano il turno) prima di vincere con un 4 a 0 roboante il match inutile contro gli africani. Il gruppo A è il nostro girone che vinciamo grazie all’1 a 0 sull’Austria (Schillaci al ’78) ed USA (Giannini all’ 11′), prima dello scontro diretto contro i cecoslovacchi terminato a favore degli Azzurri per 2 a 0. Andate a rivedere il gol di Roberto Baggio, che raddoppia dopo la marcatura di Totò.

Negli altri gironi tutto va secondo le previsioni.

Il Brasile vince il gruppo C, senza entusiasmare, dove va ricordata l’impresa della Costa Rica dello zingaro del calcio Bora Milutinović, secondo a sorpresa.

La Germania Ovest stritola la forte Jugoslavia e gli Emirati Arabi Uniti, prima di pareggiare con la Colombia. Nel gruppo E avanti Spagna, Belgio e Uruguay, mentre nel gruppo F vanno di scena partite noiose che fanno fare una bella figura all’Egitto e una pessima ai campioni d’Europa dell’Olanda di Beenhakker e dei tre tulipani milanisti, Van Basten, Gullit e Rijkaard che passano come migliore terza, dietro a Irlanda e Inghilterra, squadra sorniona che si ritaglia un ruolo da protagonista nel torneo.

Il menu degli ottavi vede partite di altissimo livello. La Germania Ovest regola l’Olanda per 2 a 1, vendicando la semifinale europea di Amburgo, in una partita ricordata soprattutto per le espulsioni a Völler e Rijkaard. Caniggia regala i quarti contro un Brasile mediocre. Gli Azzurri superano a Roma gli scorbutici uruguagi per 2 a 0. Ancora a segno Schillaci e raddoppio di Serena. L’Irlanda supera ai rigori la Romania, la Cecoslovacchia domina per 4 a 1 la Costa Rica, mentre un gol di Platt consente agli inglesi di vincere contro il Belgio. Il cammino del Camerun prosegue grazie alla doppietta di Roger Milla alla Colombia. La sorpresa è l’eliminazione della Spagna ad opera della Jugoslavia di un grande Stojković, talento che in patria chiamano Piksi, attuale allenatore della Serbia.

Ai quarti non ci sono sorprese.

L’Italia piega l’Irlanda con Schillaci, sempre più spiritato, la Germania Ovest di rigore ha la meglio sui cecoslovacchi. Vittoria sofferta per l’Argentina, costretta ai rigori dalla Jugoslavia, in cui emergono le doti di pararigori di Goycochea. Partito riserva, sostituisce l’incerto Pumpido, infortunato. Il rigore sbagliato di Hadžibegić è l’ultimo atto della nazionale “unita” dei plavi. Camerun e Inghilterra danno vita a una bella sfida, dove l’esperienza inglese annulla le velleità di un intero continente.

La data che sancisce la fine del sogno azzurro è il 3 luglio. L’Italia, che ha giocato l’intero torneo a Roma, si trasferisce a Napoli contro l’Argentina. C’è un’aria strana, i napoletani sono divisi tra l’amore alla Nazionale e la devozione a Maradona, che quest’ultimo sfrutterà. Eppure la partita si apre bene per i nostri che vanno in vantaggio con un gol fortunoso di Schillaci, e chi se no? Non riusciamo a raddoppiare e Caniggia sfrutta l’incomprensione tra Ferri e Zenga, che ancora oggi sono lì a rimpallarsi accuse e colpe. Primo gol, pesante, subito dall’Italia nel torneo, che interrompe il record di imbattibilità di Walter. La partita nervosamente si protrae sino ai rigori, nei quali saranno decisivi gli errori di Donadoni e Serena e le doti del portiere argentino. La magia delle Notti italiane si spezza e i ragazzi di Vicini sono costretti alla mesta finalina di Bari. Nell’altra semifinale vincono i tedeschi ai rigori, dopo le reti di Brehme e Lineker. Decisivi gli errori di Pearce e Waddle. Lineker dirà a fine partita: “Il calcio è un gioco semplice: 22 uomini rincorrono un pallone per 90 minuti, e alla fine la Germania vince”.

L’8 luglio l’Olimpico si veste a festa per la finale. Durante l’inno gli spettatori fischiano l’inno argentino e Maradona in mondovisione ricambia l’odio con un “hijos de p…”. È una partita brutta, bloccata, un manifesto all’ansia e alla difesa, che irride la spregiudicatezza e il gioco offensivo. Codesal Mendez concede un rigore discutibile ai tedeschi. Andreas Brehme non si fa suggestionare da Goycochea e segna la rete decisiva. La Germania Ovest vendica Città del Messico e in parte anche la nostra eliminazione, magra consolazione per un mondiale che si poteva e si doveva vincere. La tradizione, il fattore campo e i successi continentali alle volte possono non essere un fattore determinante.

CAPOCANNONIERE : Salvatore Schillaci (ITA) 6 reti.

CLASSIFICA FINALE

  1. Germania Ovest
  2. Argentina
  3. Italia
  4. Inghilterra

FINALE TERZO E QUARTO POSTO

Italia – Inghilterra 2 – 1