
Premiamo chi si protegge
In Italia si continua a morire di lavoro. Nonostante la Legge 626 del 1994 e il Testo Unico sulla Sicurezza del 2008 abbiano tracciato un quadro normativo dettagliato, ogni anno si registrano centinaia di vittime e decine di migliaia di infortuni gravi. Le leggi ci sono, ma non bastano. Occorre cambiare approccio: serve una rivoluzione culturale, serve premiare chi lavora in sicurezza, non solo punire chi sbaglia. Le falle del sistema attuale sono molteplici. Infatti, i Piani di Prevenzione dei Rischi sono spesso vissuti dalle aziende come semplici adempimenti burocratici. Vengono redatti, archiviati, e raramente applicati con rigore. A livello pratico, si rilevano almeno cinque gravi debolezze, che saltano all’occhio, anche a personale non esperto in materia: esiste un’eccessiva formalità, i documenti sono spesso redatti senza coinvolgere concretamente chi opera sul campo. Si può spesso rilevare scarsa partecipazione dei lavoratori, i controlli sono rari e poco efficaci, dato che l’ispettorato del lavoro fatica a coprire capillarmente il territorio. Non sono contemplati degli incentivi per i comportamenti virtuosi. In fine la cosa più importante si affronta il fenomeno con una cultura reattiva, non preventiva perché si interviene solo dopo l’incidente, raramente prima. A fronte di questi limiti, alcune realtà più evolute, come illustrato in un recente report di PrevenControl, propongono un nuovo modello: piani dinamici, con valutazioni continue, coinvolgimento attivo dei lavoratori e uso della tecnologia per monitorare i rischi.
C’è un paradosso poco discusso nel mondo del lavoro: chi rispetta sempre le norme, chi indossa regolarmente i DPI (Dispositivi di Protezione Individuale), chi segue tutti i corsi e segnala i pericoli… viene trattato esattamente come chi ignora le regole. E se invece iniziassimo a premiare i lavoratori responsabili?
Immaginiamo un sistema che riconosca i comportamenti virtuosi con: premi economici annuali; giorni di permesso aggiuntivi; benefit aziendali o riconoscimenti ufficiali; accesso preferenziale a corsi di formazione o avanzamenti di carriera. Questi premi non devono essere visti come “bonus”, ma come parte integrante di una strategia aziendale intelligente. Perché chi lavora in sicurezza, lavora meglio, fa lavorare meglio anche gli altri, e riduce il rischio di fermate, incidenti, cause legali e danni d’immagine. C’è un altro aspetto che dovrebbe essere oggetto di riflessione legislativa e contrattuale: le tutele in caso di infortunio grave.
Un lavoratore che ha rispettato in modo documentato tutte le regole, che ha utilizzato correttamente i DPI, che ha seguito i corsi previsti, non dovrebbe ricevere lo stesso indennizzo minimo previsto per chi ha agito in modo imprudente o negligente. Serve introdurre una clausola etica nei contratti e nei sistemi assicurativi che garantisca: indennizzi più alti per il lavoratore diligente e per la sua famiglia in caso di infortunio invalidante o mortale; accesso prioritario a percorsi di reinserimento o riqualificazione per chi, nonostante tutto, è stato colpito da un incidente; valutazione del comportamento preventivo come criterio nei contenziosi legati alla responsabilità civile o penale. In altre parole, chi ha fatto tutto il possibile per tutelare la propria sicurezza non può essere trattato allo stesso modo di chi ha ignorato ogni regola.
La prevenzione moderna passa anche per gli strumenti digitali. Software come HSETools permettono di mappare i rischi, monitorare i comportamenti, gestire la formazione e raccogliere segnalazioni in modo sistematico. La tecnologia può diventare un alleato prezioso non solo per ridurre gli incidenti, ma anche per valutare e premiare chi adotta comportamenti sicuri. Ma serve anche investire in formazione reale, pratica, continua. Non bastano i corsi frontali una volta l’anno. Occorrono simulazioni, aggiornamenti interattivi, prove sul campo. E serve una comunicazione interna costante e trasparente.
Adottare strumenti digitali non è più una scelta opzionale, ma un passo obbligato per chi vuole davvero proteggere i propri dipendenti e ridurre il rischio aziendale. Con software come HSETools, le aziende non solo diventano più sicure, ma anche più trasparenti, più efficienti e più resilienti. In un’epoca in cui la tecnologia guida l’innovazione, anche la sicurezza sul lavoro deve evolversi. E lo può fare, ogni giorno, con l’aiuto degli strumenti giusti. Infatti, questo strumento è particolarmente utile per le aziende medio-grandi con più sedi o reparti produttivi; i contesti industriali ad alto rischio (cantieri, logistica, edilizia, manifattura); i datori di lavoro che vogliono passare da una gestione “reattiva” a una gestione proattiva della sicurezza.
L’Italia non può permettersi di convivere con un bollettino di guerra quotidiano nei luoghi di lavoro. Non basta più dire “la sicurezza è importante”. Bisogna dimostrarlo. Bisogna premiare il merito, riconoscere l’impegno, proteggere chi ha fatto tutto bene. Un sistema che punisce solo gli errori è un sistema parziale. Un sistema che premia chi si comporta in modo corretto è un sistema giusto. Ed è quello che serve oggi, più delle parole, più delle commemorazioni. Perché la sicurezza non è solo una norma. È una scelta quotidiana. Ed è tempo di cominciare a premiare chi la fa, ogni giorno, anche in silenzio.