di Viviana Guarini

A volte i giorni sono un andare avanti ad ogni costo, anche se si ha voglia di mollare, anche se dentro ci si sente morti, spezzati da un dolore più grande.

Pesano le ossa, pesano le palpebre, pesano anche le parole. Si è autunno e inverno contemporaneamente, finiti, sfiniti, avvizziti, sfioriti.

Poi ci sono le cose per cui bisogna resistere per scrollarsi i macigni di dosso. Non è facile ma ne vale la pena!

Le cose belle fino a piangerci sopra per l’emozione perché la vita ce a meritiamo tutti.

Come cercare allora la felicità? Come trasformarla in ancora di bellezza? Ce lo suggerisce Viviana Guarini nel suo bellissimo libro “Siamo stati anche felici”, edito da Les Flaneurs Edizioni.

Muta anche la dimensione temporale: non sempre è necessario correre per sentirsi vivi, fa bene rallentare, mettere a tacere l’anima, imparare che è proprio nella tempesta che si carpisce il segreto della felicità.

La verità è che il cuore ha il suo tempo prezioso, fatto di silenzi, di ripartenze, di poesie che sono il tutto o il niente, ma la direzione è sempre la stessa: il tentativo di splendere.

Abbiate cura di splendere, ci ricorda l’autrice perché, se è vero che il cielo può diventare d’un nero polvere, è altrettanto vero che i sogni non bisogna mollarli mai.

Bisogna rimanere aggrappati ad essi come a dei paracadute che ci salvano dalla rabbia e dal dolore.

Può succedere all’improvviso di rimanere impigliati nell’inverno o lentamente, ma la primavera torna e vale sempre la pena aspettarla.

La vita ci impone il bisogno dell’abbraccio e ci convince che potremmo non bastare a noi stessi, urla l’anima.

Poi la mente suggerisce che ci può essere un anestetico al rumore anche quando è troppo forte, anche quando dilania e lacera i tessuti fragili e già provati. Perché la vita ci mette sulla carreggiata nel momento in cui possiamo scegliere la strada della felicità.

Nessuno, tuttavia, può scegliere la felicità per l’altro.

L’amore è una scelta, è attenzione, è resistenza, è resilienza. L’autrice dice che l’amore è anche rinuncia e vince chi resta, non chi fugge.

Ma per amare bisogna predisporsi, bisogna sentirsi abbastanza e, se poi ci si sente fragili, se poi ci si sente morti dentro per un fallimento, allora non bisogna mai perdere il lusso di essere vivi e di assomigliare alla felicità.

Vuoi mettere il tramonto, il profumo del bucato, i sorrisi che spuntano all’improvviso?

Bisogna essere forti per combattere, restare fedeli alle proprie scelte, concedersi il tempo di vivere le passioni anche nelle loro turbolenze.

Il segreto?

Avere pazienza e investire nel brand della felicità senza riserve superando le lancette delle lamentele e dei capricci.

Dobbiamo osare e dosare la luce, respirare a pieni polmoni, trovare il disinfettante per le ferite, aver cura di noi perché c’è un’energia divina che accompagna le buone intenzioni.

I dettagli sono importanti per la felicità. Anche per la tenerezza. Anche per lasciarsi trasformare. Anche per sentirsi più leggeri.

Il senso è nel tempo di sedersi e di non aver paura di morire. È negli atti di gentilezza che ci concedono la grazia della gioia. È nel domani da cui non dobbiamo proteggerci. È nelle risposte che non dobbiamo cercare ad ogni costo. Sentire il mondo addosso, riconoscerne la lealtà e l’altruismo, prepararsi all’urgenza di non rimandare la felicità.

La strada va seguita fino in fondo, colorata, con tutto il tempo necessario per vincere seguendo il proprio ritmo.

Condividersi, trasformare il buio in luce, il veleno in medicina. Allenarsi a vedere la vita per quello che è. Concedersi il diritto all’imperfezione.

L’amore ci cura anche quando sembra strapparci, perché la tristezza non ci deve condannare. Si può anche uscir matti nel casino dei pensieri ma mai restare indietro!

Mettersi al passo della vita è coraggio, aprire gli occhi e valorizzare le piccole cose.

La bellezza è dall’altra parte della paura, ci rammenta l’autrice. Perché allora aspettare troppo tempo per essere felici? Perché rimandare?

L’escamotage è inventarsi ogni mattina un appiglio di felicità, un pensiero bello, lasciarsi abbracciare pur nel tonfo di ciò che va via.

Come fare la differenza? Come essere la differenza?

Convertendo il silenzio in azione perché sulla soglia dell’infinito il per sempre è a un passo dal fiato trattenuto.

La geografia del cuore è fatta completamente d’amore. Sentiamoci vivi! Dobbiamo sentirci vivi perché le parole non siano più lance che distruggono ma emozioni autentiche.

Scegliamo di essere felici custodendoci e non ce ne pentiremo!

Sopravvivere al dolore è come una promessa. Il miracolo è restare uniti!


Articolo precedentePer chi non passa alla storia (Inferno, XXIV)
Articolo successivoLe segrete simmetrie di una relazione extraconiugale
Angela Aniello è nata a Bitonto nel 1973, si è laureata in Lettere classiche e dal 1998 insegna nella scuola secondaria di primo grado. Da tempo si dedica alla scrittura come vocazione dell’anima. Ha pubblicato nel 1997 il racconto “Un figlio diverso” edito da Arti Grafiche Savarese e, nel 2005, ha pubblicato anche una raccolta di poesie dal titolo “Piccoli sussurri” edito da Editrice Internazionale Libro Italiano. Ha vinto il concorso nazionale Don Tonino Bello nel 1997 e nel 2004, ha conquistato il secondo premio a un certamen di poesia latina, Premio Catullo ad Acerra (Na) e nel febbraio del 2006 è arrivata il suo quarto premio al concorso di poesia d’amore Arden Borghi Santucci. Quest’anno (precisamente a giugno 2018) ha vinto il terzo premio di poesia e il primo premio per il racconto “Anche la paura puzza” al Concorso “La Battaglia in versi”.