In occasione della Giornata Mondiale dell’Alzheimer, lo scorso 21 settembre 2024, il Centro Diurno Integrato ReM di Andria ha organizzato il percorso sensoriale intitolato “Sentire, vedere e capire l’Alzheimer”. Questo evento aveva l’obiettivo di permettere ai partecipanti di immedesimarsi nelle difficoltà percettive e nei disordini cognitivi di chi è affetto da demenza. Attraverso esperienze sensoriali immersive e attività didattico-educative, i partecipanti hanno potuto percepire il mondo come lo vive una persona con demenza.

Questi percorsi aiutano a comprendere meglio le difficoltà di comunicazione, disorientamento e confusione che caratterizzano la malattia, sensibilizzando l’opinione pubblica e promuovendo un atteggiamento più empatico e informato verso chi soffre di demenza.

A parlarcene (anche a nome del Direttore Sanitario, Dott. Palermo, e dell’Amministratore, Dott. Rana) è la pedagogista e coordinatrice del Centro, la Dott.ssa Ilaria Ciliberti:

Salve, dott.ssa Ciliberti. Di cosa si occupa il Centro Diurno integrato per non autosufficienti ReM di Andria?

Il Centro Diurno Integrato ReM di Andria è una struttura dedicata all’assistenza e alla cura di persone non autosufficienti, in particolare quelle affette da demenze e malattie neurodegenerative come l’Alzheimer. Offriamo un ambiente protetto dove i pazienti partecipano a percorsi terapeutici e riabilitativi volti a mantenere il più possibile le loro capacità cognitive e motorie residue. Il nostro obiettivo è rallentare il decorso della malattia, offrendo stimolazioni cognitive, fisiche e sociali, e fornendo supporto alle famiglie e ai caregiver, riducendo il peso dell’assistenza quotidiana. Il centro si impegna anche a sensibilizzare la comunità sui temi legati alla demenza e all’Alzheimer, come dimostrato dall’evento organizzato in occasione della Giornata Mondiale dell’Alzheimer.

Al netto degli evidenti passi avanti della ricerca, cosa l’opinione pubblica non conosce ancora dell’Alzheimer?

L’opinione pubblica non sempre è consapevole della complessità dell’Alzheimer. Nonostante i progressi della ricerca, esistono ancora molti fraintendimenti sull’Alzheimer. La ragione per cui si parla tanto di Alzheimer e meno di “demenza” è principalmente legata alla maggiore notorietà dell’Alzheimer come malattia specifica e al fatto che rappresenta la forma più comune di demenza, coprendo circa il 60-70% dei casi. Tuttavia, “demenza” è un termine generale che descrive un insieme di sintomi che includono il declino delle funzioni cognitive. L’Alzheimer è solo una delle molte forme di demenza, ma esistono altre tipologie, come la demenza vascolare, la demenza frontotemporale e la demenza da corpi di Lewy ecc. Si parla di Alzheimer perché è una condizione più facilmente riconoscibile dal pubblico e spesso al centro della ricerca medica, delle campagne di sensibilizzazione e dei media. Non si tratta solo di una malattia che colpisce la memoria, ma di una patologia che influisce su molteplici aree cognitive e fisiche. La demenza può compromettere il linguaggio, l’orientamento spaziale, il ragionamento e la capacità di svolgere anche le attività quotidiane più semplici. Molte persone non sanno che l’Alzheimer può esordire in età più giovane, prima dei 65 anni. Inoltre, si tende a sottovalutare l’impatto emotivo e sociale che la malattia ha non solo sui pazienti, ma anche sulle loro famiglie e caregiver, che spesso affrontano la malattia in solitudine.

Che ruolo assume il caregiver nel benessere di chi è affetto da demenza, e come occorrerebbe supportarlo nella quotidianità?

Il caregiver gioca un ruolo centrale nel benessere della persona con demenza, fornendo assistenza sia fisica che emotiva… Essendo a stretto contatto con il paziente, il caregiver diventa spesso un punto di riferimento emotivo e sociale. Si occupa della gestione delle necessità quotidiane, dell’assunzione dei farmaci, della stimolazione cognitiva e della sicurezza del paziente. Tuttavia, questo ruolo è estremamente impegnativo e può portare a stanchezza fisica ed emotiva, a sviluppare sindromi conosciute come il “burnout” o anche la “sindrome del caregiver”. Per supportare i caregiver, è fondamentale offrire servizi di assistenza domiciliare, centri diurni come il nostro, momenti di sollievo temporaneo, e supporto psicologico. Inoltre, è essenziale organizzare incontri di formazione che aiutino i caregiver a comprendere meglio la malattia e a gestire i momenti di crisi. Ragion per cui abbiamo organizzato presso il nostro centro diurno Rem il percorso multisensoriale dal titolo “Sentire, vedere e capire l’Alzheimer”, che abbiamo organizzato rivolto proprio ai caregiver. per far comprendere meglio la malattia e le sfide quotidiane vissute dai pazienti.

Perché, a suo parere, sarebbe auspicabile, laddove possibile, far passare la notte dei pazienti nei letti delle loro case?

Far trascorrere la notte ai pazienti affetti da Alzheimer e da tutte le altre forme di demenza nel proprio letto, quando possibile, offre molti benefici. La demenza spesso causa disorientamento e confusione, specialmente di notte, soprattutto al calare della sera (il cosiddetto “sundowning” “sindrome del tramonto”). Essere in un ambiente familiare come la propria casa può ridurre l’ansia e fornire un senso di sicurezza. La familiarità con l’ambiente domestico migliora anche la qualità del sonno, fondamentale per il benessere fisico e mentale del paziente. Inoltre, la presenza dei familiari rafforza il legame affettivo e contribuisce a mantenere una routine stabile, un elemento essenziale per ridurre l’impatto dei sintomi comportamentali della demenza…

Se non guaribili, sono perlomeno curabili le malattie neurodegenerative e i disturbi cognitivi?

Le malattie neurodegenerative come l’Alzheimer non sono al momento guaribili, ma esistono trattamenti che possono rallentarne il progresso e alleviare i sintomi. La terapia farmacologica può aiutare a migliorare temporaneamente la funzione cognitiva e a ridurre alcuni sintomi comportamentali. Tuttavia, i trattamenti non farmacologici come quelli svolti nei centri specializzati come il nostro, sono altrettanto importanti: attività di stimolazione cognitiva, terapie occupazionali e approcci riabilitativi mirati possono migliorare la qualità della vita del paziente. Nel nostro centro, promuoviamo un approccio integrato e olistico che include sia trattamenti medici che attività riabilitative sensoriali e cognitive.


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Iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Puglia, ho iniziato a raccontare avventure che abbattono le barriere della disabilità, muri che ci allontanano gli uni dagli altri, impedendoci di migrare verso un sogno profumato di accoglienza e umanità. Da Occidente ad Oriente, da Orban a Trump, prosa e poesia si uniscono in un messaggio di pace e, soprattutto, d'amore, quello che mi lega ai miei "25 lettori", alla mia famiglia, alla voglia di sentirmi libero pensatore in un mondo che non abbiamo scelto ma che tutti abbiamo il dovere di migliorare.

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