“La paranza dei bambini”, ultima fatica di Roberto Saviano, ci ha fatto capire che i bambini soldato non esistono solo nel terzo mondo, o in paesi in via di sviluppo, ma esistono anche nella nostra società opulenta.

Fine Luglio, siamo in una delle città più belle d’Italia e, a mio avviso, di tutto il Pianeta, Napoli: città del barocco ma soprattutto del ‘primmo ammore’. A quanto pare però c’è qualcuno che in quel giorno ha voluto tradire l’amore che quella città gli ha dato. Ebbene sì perché una notizia gela tutto il popolo partenopeo: Gonzalo Higuain è un nuovo giocatore della Juventus. Una notizia che ovviamente non viene affatto presa bene dai tifosi così come da tutti i napoletani: lo ritengono un tradimento, tradimento che non può essere accettato in una città che ama incondizionatamente chiunque ci viva e di conseguenza non perdona chiunque tradisca questo amore.

Passano pochi mesi, 4 per l’esattezza, e questa città che tanto ama, si ritrova a subire, a sua detta, un nuovo tradimento, questa volta “vero e proprio”. Sì perché ora non si parla di un calciatore che lascia una squadra per un’altra in cerca di nuove esperienze, parliamo di un uomo che in quel di Napoli è nato e cresciuto. Un uomo che poi, secondo alcuni dei suoi concittadini, ha rovinato la reputazione della città del barocco e di Pulcinella, trasformandola nell’immaginario comune in una città gestita da un’associazione mafiosa: la camorra. Lui è Roberto Saviano, uno degli scrittori napoletani più famosi. Proprio qualche giorno fa in una giornata di metà Novembre lo scrittore ha pubblicato il suo ultimo romanzo: “La paranza dei bambini”.

In realtà la storia complicata fra Saviano e il suo popolo nasce 10 anni fa, dopo la pubblicazione del bestseller “Gomorra”. Nel libro, come è noto, Saviano, infiltratosi nei sistemi camorristi che governano la città, è riuscito a ricostruire la rete criminale napoletana studiandola da vicino, e, di fatto, denunciando alcuni clan campani senza risparmiarsi nomi e cognomi. Inutile dire che la vita dello scrittore dal giorno della pubblicazione del libro cambia, come anche il rapporto con alcuni suoi concittadini: accusato e minacciato per aver distrutto la sua reputazione e di averla venduta in cambio di denaro e fama.

A questo punto però una domanda si pone. Sicuramente la pubblicazione di “Gomorra” così come quella de “La Paranza dei bambini” ha reso felice il portafoglio di Saviano: ma siamo sicuri che lo scrittore abbia corso un rischio così grande solo per fini di lucro?

Non ne sarei così sicuro, d’altronde lui ha avuto lo stesso ruolo di un reporter di guerra, anzi forse è andato anche oltre. Già perché non solo ha descritto la cruda realtà, ma ha anche avuto il coraggio di denunciare, sacrificando così la normalità e la tranquillità della sua vita quotidiana. Bisogna essere sinceri, grazie a questi romanzi Saviano ci ha fatto aprire gli occhi mostrandoci senza mezzi termini la realtà. Ha suscitato rabbia e indignazione verso una realtà con cui molti meridionali, ma anche molti italiani, sono costretti a convivere. Ci ha fatto capire che i bambini soldato non esistono solo nel terzo mondo, o in paesi in via di sviluppo, ma esistono anche nella nostra società opulenta. Bambini che alla tenera età di 12-13 anni non hanno timore nell’impugnare una pistola, e, perché no, magari anche di premere il grilletto. Ci ha fatto capire che esiste una moneta di colore bianco che è più potente dell’euro o del dollaro e riesce a dominare tutti i mercati: la cocaina. Ma soprattutto ha smentito la concezione della mafia “incravattata”, dimostrando che le strade e i vicoli spesso si trasformano in location perfette per un film di Sergio Leone, dove le sparatorie sono all’ordine del giorno, ma vengono purtroppo mascherate dalla nostra omertà.

Nonostante questo però, alcuni napoletani considerano questo scrittore un traditore, un peccatore. In fin dei conti però, se tradire significa mostrare al mondo la realtà e denunciare anche a costo di lasciarci la pelle, allora, altro che peccato…