Salvini ha pubblicato il suo vangelo con l’editore fascista, quindi sostiene che lui non vede fascisti in giro

Caro Direttore,

la spinosa faccenda dell’editore di Casapound, un fascista dichiarato e coerente, pare interessare pochino questo governo. E giustamente, visti gli obiettivi che il Trio di Palazzo Chigi persegue. Salvini ha pubblicato il suo vangelo con l’editore fascista, quindi sostiene che lui non vede fascisti in giro, anche se gli basterebbe guardarsi allo specchio.

Di Maio, che qualcuno descrive come l’ultimo comunista difensore della questione morale, ha malmenato la sindaca grillina di Roma Raggi colpevole di aver dato casa a una famiglia rom che ne aveva diritto, schierandosi con masnada di Casapound (ancora) che ha messo a ferro e fuoco il quartiere.
Conte ha buttato fuori dal governo Siri indagato non condannato, per fare un favore al pentastellato contro il Truce che troppo si agita e troppo cresce. Dio ci salvi dall’avvocato del popolo, mi tengo il mio!

Ora mi pare evidente che il governo che non è d’accordo su nulla, è invece compatto nel mettere il silenziatore a tutto quello che di atroce si vede dappertutto.
La destra fascista sta cercando di guadagnare spazio e visibilità (il libro di Salvini) grazie all’ignavia dei 5Stelle e alla prepotenza del Salvini vestito da poliziotto.
Gli episodi cominciano a essere un rosario. Ne cito due. La signora che ha esposto alle finestre di casa sua un drappo contro la Lega e si visto entrare in casa i poliziotti che l’hanno costretta a rimoverlo. Quale reato ha commesso la donna? Nessuno.

È stata intimidita da un uso privato dei poliziotti che dipendono da Salvini. Secondo episodio. Il ragazzino che beffa il ministro nel selfie “non siamo più terroni di merda”? Che potere ha il suddetto ministro di far sequestrare il cellulare dai poliziotti che dipendono da lui? Nessuno. L’uso privato del potere istituzionale a voi non puzza di fascismo? A me sì. Che altro spettano i tiepidi a convincersene?

Ora è vero che non siamo negli Anni Venti della marcia su Roma. Ma è anche vero che i metodi di persuasione di massa oggi sono più sofisticati ed efficaci. Lo vediamo tutti i giorni. O dobbiamo, come dicono con realismo a Milano, aspettare di riconoscere la merda quando ci metteremo dentro la mano?


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Pugliese errante, un po’ come Ulisse, Antonio del Giudice è nato ad Andria nel 1949. Ha oltre quattro decenni di giornalismo alle spalle e ha trascorso la sua vita tra Bari, Roma, Milano, Palermo, Mantova e Pescara, dove abita. Cominciando come collaboratore del Corriere dello Sport, ha lavorato a La Gazzetta del Mezzogiorno, Paese sera, La Repubblica, L’Ora, L’Unità, La Gazzetta di Mantova, Il Centro d’Abruzzo, La Domenica d’Abruzzo, ricoprendo tutti i ruoli, da cronista a direttore. Collabora con Blizquotidiano.  Dopo un libro-intervista ad Alex Zanotelli (1987), nel 2009 aveva pubblicato La Pasqua bassa (Edizioni San Paolo), un romanzo che racconta la nostra terra e la vita grama dei contadini nel secondo dopoguerra. L'ultimo suo romanzo, Buonasera, dottor Nisticò (ed. Noubs, pag.136, euro 12,00) è in libreria dal novembre 2014. Nel 2015 ha pubblicato "La bambina russa ed altri racconti" (Solfanelli Tabula fati). Un libro di racconti in due parti. Sguardi di donna: sedici donne per sedici storie di vita. Povericristi: storie di strada raccolte negli angoli bui de nostri giorni. Nel 2017 ha pubblicato "Il cane straniero e altri racconti" (Tabula Dati).

1 COMMENTO

  1. Purtroppo è cosi, lo si vive tutti i giorni: l’ignavia di tanta gente mi indigna. Quando le masse dormono e sono soggiogate dal sistema, nascono estremismi. Pensavo che il progresso umano fosse naturale conseguenza del cammino degli uomini nella storia e invece assistiamo contemporaneamente ad un ritorno dell’analfabetizzazione diffusa e ad idee legate al ‘900. Fascismo e Comunismo in qualità di “pensieri forti” stanno riemergendo dalle sabbie mobili del “pensiero debole” relativista, dall’incosistenza di una società basata sul nulla e dalle politiche basate sull’estremismo capitalista (il vero fascismo dei nostri tempi).
    Tutto questo doveva essere superato con uno slancio culturale innovativo, slancio purtroppo castrato da una cultura sinistroide largamente diffusa dall’istituzione scolastica e che ha trovato nell’autoreferenzialità della sinistra italiana la sua forza annichilente.
    Sembra, ironia della sorte, che a partorire questo apparente dilagante neofascismo, sia stato proprio il grembo malato della Sinistra Italiana e del suo abominevole “amor proprio”. La sinistra del popolo “anziano” e “assttat” (termine dialettale), qual’è l’Italia, ha bisogno del fascismo per trovare senso alla sua esistenza.
    Via la sinistra dal parlamento italiano! Così automaticamente scomparirà il neofascismo. Scommettete?

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