
Parole chiare, nette, dette con garbo, con un sorriso bonario, con sincerità ed onestà intellettuale: il perché del NO di Roberto Oliveri al Referendum costituzionale
“Voterò no, un no macroscopico”, dichiara fieramente senza batter ciglio, il magistrato Roberto Oliveri del Castillo al giornalista Nicola Curci che coordina il dibattito. “L’attuale riforma è persino peggiore di quella di Berlusconi. A me non interessa chi sia il propugnatore. È deleteria per i cittadini!”
Gremita la sala della libreria “Einaudi”. Oltre la porta d’accesso. C’era d’aspettarselo. È un evento, la presenza dell’autore del volume “Frammenti di storie semplici”, soprattutto in una città addormentata, come Barletta, dove la cultura non è di casa. Le librerie, infatti si chiudono o sopravvivono faticosamente ed i giornali si leggiucchiano dal barbiere o al bar. Mentre le città limitrofe pullulano di mille iniziative culturali.
Già al suo apparire, andò a ruba, il volume. Esaurito in pochi giorni! Lo scalpore continua ad echeggiare, e ne passerà di tempo perché il clamore si plachi. Evidentemente tocca nervi scoperti, l’autore, provocando la suscettibilità di chi dovrebbe invece guardarsi allo specchio. Indossa, infatti, gli abiti del bambino di Andersen, dichiarando: “La magistratura è nuda.” Su tutto il territorio nazionale. Per questo il magistrato-protagonista lo si potrebbe rinvenire in ogni realtà giudiziaria del Paese. Come anche i fatti raccontati, a volte aderenti alla realtà, talora verosimili.
Anche altre istituzioni pubbliche lasciano a desiderare, disattendendo l’art. 54 della Costituzione recitante “I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore.” La società civile, poi, nel suo complesso, non canalizza la propria attenzione ed abnegazione verso i diritti e gli interessi della collettività, privilegiando, come orizzonte esistenziale, potere, denaro e privilegi. Eppure, lo stesso articolo, disatteso dai più, stabilisce: “Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi.”
Parole chiare, nette, dette con garbo, con un sorriso bonario, con sincerità ed onestà intellettuale da chi indossa un impeccabile abito dal colore marroncino con un civettuolo fazzolettino picchiettato. Parole rivoluzionarie, però. Non fu un caso se al momento della pubblicazione molte case editrici si mostrarono riottose, non degnandosi neanche di rispondere al proponente.
Il volume è stato presentato anche in altre città, ed ogni volta l’incontro si è rivelato “denso ed intenso” lasciando emergere letture convergenti o divergenti. È normale che sia così. I libri una volta che vengono partoriti dall’autore appartengono ai lettori, che li interpretano come credono. O li completano, come se partecipassero ad una stesura meticcia.
La composizione ha richiesto molti anni di riflessione. Gli impegni gravosi dell’attività professionale assorbivano il suo estensore che aveva anche da chiarire a se stesso le modalità ed il fini per i quali la stava elaborando. Non era presente una motivazione finanziaria, perché i proventi della vendita sarebbero stati devoluti a chi versa nel bisogno. Nel meditare e nello scrivere, si fermava, per riflettere, Roberto, e gli occhi gli si intristivano. Con trepidazione pensava ai giovani di oggi, ai suoi figli, le cui prospettive di vita e di lavoro risultano aleatorie. A loro, purtroppo, è stata sottratta persino la speranza di avere un’esistenza. Di poter pianificare una vita decorosa, tranquilla nel tempo.
Ha voluto, l’autore, raccontare la gestione privatistica della giustizia di alcuni colleghi, che piegano le proprie funzioni ad interessi personali o di parte! L’anelito, però, che si legge in filigrana corre nella direzione del potenziare la fiducia, la speranza, rifuggendo dalla rassegnazione. Di punti di riferimento hanno bisogno. I giovani. I cittadini onesti. Di maestri laici, per non precipitare nell’angoscia. Nella disperazione.
Occorre strappare le coscienze dall’indifferenza, dalla smania paranoica del potere, dalla propria glorificazione personale. Per catapultarle nell’impegno civile, nel volontariato, nella sana politica. Sembra voler aggiungere. Senza deroghe, neppure per i propri congiunti. Neppure per i figli. Soprattutto per loro. Con loro.
Non mancano momenti lirici nel libro, rinvenibili nella descrizione di paesaggi marini, evocanti nostalgicamente il golfo di Napoli. Toccante la sofferta partecipazione umana, propria, dei collaboratori e delle forze dell’ordine per soggetti fragili, travolti da violenze inaudite e per i loro congiunti, dalle lancinanti ferite. Inguaribili. Grande simpatia umana per la piccola Graziella, la cui giovane vita viene “scippata per noia da figli di miserabili” e sincera compassione verso i responsabili, “deturpati per sempre dal loro gesto.”
Ed avendo ardentemente desiderato e programmato di fare il giudice da quando sedeva nei banchi del liceo, Roberto non abbandonerà mai la sua bella professione per dedicarsi alla letteratura. Nonostante i suoi sguardi ammalianti e le ricadute benefiche sulla collettività. E tanto meno intende fare il burocrate di qualche politicante. Non lo dice, ma lo si intuisce.
Al tavolo dei relatori è seduto anche l’avvocato Luigi Paccione, dalla folta capigliatura brizzolata e dal timbro di voce risoluto. Anche lui dichiara la sua convinta adesione per il “no” al prossimo referendum e con onestà intellettuale denunzia i molti attuali fautori del “no” che al momento opportuno non si sono impegnati con energia per tradurre nella vita di tutti i giorni i validi principi della Costituzione. Di veri padri costituenti, non di impostori da strapazzo.
Apprezza la scorrevolezza e la semplicità del racconto, nel quale è ravvisabile l’anelito per una giustizia vera, che non si fermi al principio di legalità. Perché alcune volte le leggi sono ingiuste, come quella che priva della libertà gli extracomunitari arrivati sul nostro suolo.
Dialogante anche la psicologa Antonietta Curci. Anche per lei, mentre la figliuola si crogiola nelle braccia del padre, il romanzo non è dominato dalla nota del pessimismo. Nelle sue pieghe, poi, si rinviene un accurato approfondimento del travaglio interiore ed una sincera partecipazione umana ai personaggi ed alle vicende raccontate.
Risposte esaustive agli interventi del pubblico concludono l’incontro, e molti si mettono pazientemente in coda in attesa che l’autore apponga una dedica e l’autografo al libro appena acquistato.
[…] Fonte web: odysseo.it […]