Si muore un po’ per poter vivere: il Referendum in infografiche.
E Renxit fu. Fascisti, veterocomunisti, grillini, ignoranti, capre, bestiame, populisti, italioti. I vincitori.
Chi vuole espatriare (per andare dove? In Spagna, dove è appena nato un governo di larghe intese? In Francia, dove la crisi della sinistra sta preparando il terreno al nazionalismo di destra? O in Gran Bretagna?), altri, amaramente, rivendicano “avete votato per loro e ora vi meritate Salvini e Grillo”. I vinti.
Una campagna elettorale aspra, portata avanti con una retorica basata esclusivamente sul sostegno o meno a ciascuno schieramento, non poteva che concludersi come se si fosse votato per una sorta di Brexit italiana. Una Renxit.
Chi del fronte del No festeggia per il “salvataggio della Costituzione” e chi del fronte del Si si dispera per l’ignoranza italiana. In buona sostanza, il livello di analisi a cui ci si ferma è di estrema superficialità, come d’altronde è stata tutta la campagna referendaria.
Da amante della complessità e data l’estrema complessità degli scenari che si aprono, credo sia necessario muoversi per punti.
- Il dato della vittoria
Fonte: YouTrend
In questo grafico è possibile osservare uno dei dati più interessanti. Parliamo della distribuzione del voto, ovvero da dove viene quel 59% di No. Il rosso più intenso indica la maggiore concentrazione del No, non un caso se la cartina indica il Sud come bacino anti-riforma. Tale dato può essere interpretato in maniera doppia: da una parte si potrebbe affermare che il No abbia vinto dove vi è una maggiore resistenza al cambiamento (si pensi alla distribuzione dei voti del referendum Monarchia-Repubblica), dall’altra, considerando come sia stato proprio il Sud a consacrare il M5s nel 2013 (e osservando una certa volontà di cambiamento, sebbene in senso distruttivo), si potrebbe ritenere che la concentrazione sia il frutto di un maggiore malcontento.
Il dato del conservatorismo è confermato, ma ancor più credibile è il dato del disagio economico. Basta osservare il Sud della Sardegna, probabilmente la zona a più alta concentrazione del No: si tratta della provincia di Carbonia-Iglesias, quella del Sulcis e delle miniere, quella più afflitta dalla depressione economica, come anche il Veneto, la regione agricola del Nord.
Di fatti, i dati raccolti da YouTrend confermano tale lettura: nei 100 comuni italiani col maggior numero di disoccupati ha vinto il No con il 65%, mentre nei 100 con il minor numero di disoccupati ha vinto il Si con il 59%. Questo permette l’emersione di una criticità non indifferente: le politiche del lavoro, la retorica della ripartenza, i Voucher e i dati occupazionali hanno forzato la mano sulla narrazione, ma non sulla realtà.
I Giovani d’oggi non valgono un cazzo
“Se i giovani d’oggi valgono poco
Gli anziani cosa ci hanno lasciato?
I partiti, che sono scatole vuote
E una bella Costituzione” cantavano provvidenzialmente gli Ex-Otago già quest’estate.
Fonte: YouTrend
Vale la pena scorporare anche il dato della fascia d’età per voto. Si diceva che il Governo Renzi fosse il governo più giovane della storia repubblicana, che rappresentasse il cambiamento, la novità, l’innovazione, ma i dati ci dicono qualcosa di diverso: la fascia 18-34 anni ha votato quasi integralmente per il No. La fascia dei giovani è sotto accusa sin da quando ha avuto l’ardire di votare i Cinque stelle nel 2013, poi non è andata a votare per il Brexit e poi non è andata a votare per la Clinton. Insomma, che votiamo o non votiamo, siamo sempre noi a consegnare i Paesi nelle mani del populismo.
Emiliano Fittipaldi in un articolo per l’Espresso del 28 novembre aveva già intuito quello che definisce come “lo spread” tra lo storytelling di Palazzo e i giovani, quelli veri. Soprattutto perché essere giovani non comporta, necessariamente, l’essere stupidi: come si poteva pensare che sbloccare il Bonus diciottenni alla vigilia del Referendum avrebbe spostato voti? Perché si pensa, illusoriamente, che la generazione X e i Millennials siano ancora incamerabili nelle vecchie rotaie ideologiche. Più chiaramente: la fascia dei ventenni è quella nata nel berlusconismo, quando già le tracce delle ideologie non c’erano più. Il tipo di affezione politica dei giovani è di tutt’altra natura e bisogna farne i conti: la mia generazione è quella che vota se appassionata da una retorica, essendo l’ultima connessione sentimentale rimasta (e qui si spiegano i voti ai movimenti anti-establishment dei ventenni) e la generazione dei trentenni è quella lontana anni luce dal rampantismo renziano, dalle giacche e dalla velocità, specie se si viene trattati da ospiti nel proprio Paese. Interessante come, per conquistare il voto giovane, si utilizzi la retorica giovanilistica tutta serie tv e musica rap (si veda anche Di Battista che spiega le riforme a Fedez), ma si ignorino le tematiche veramente Young (si pensi a Podemos durante le europee del 2014 e all’enorme campagna fatta per conquistare gli exiliados, i giovani spagnoli laureati costretti a migrare altrove. Mai sentiti in Italia).
Un voto del genere in una fascia d’età del genere apre un tema enorme: l’assenza di rappresentanza dei giovani che sono confluiti nei Cinque Stelle per assenza di alternativa o destinati all’astensionismo. Questo Governo si è dimenticato dei giovani che vengono dall’associazionismo di sinistra, ma non dallo scoutismo, dalla piazza (ormai defunta dopo il 15 ottobre 2011) ma che non aspirano al Palazzo.
- Brace yourself: Populismo (di destra) is coming
Ora, il No ha vinto. La Costituzione è salva e siamo tutti felici? Ovviamente no. Nel corso della campagna, uno degli argomenti preferiti del fronte del Si era “eh, ma voterai come Grillo e Salvini”.
Sebbene buona parte del No venga proprio da quei bacini elettorali, nel grafico è possibile osservare come vi siano i cosiddetti “altri elettori”, coloro i quali non si sentono rappresentati da nessuno dei partiti in campo, ma che hanno votato No e quindi, per l’amor del cielo, non possono essere chiamati “grillini” “fascisti” “capre”. Si tratta di elettori, con ogni probabilità, destinati all’astensionismo in caso di elezioni politiche ma che, in questo contesto, hanno potuto esprimersi, facendo emergere un drammatico problema di rappresentanza.
Osservando questa seconda infografica è possibile comprendere come la volontà di dare un segnale politico fosse diffusa tra gli elettori del No. E, personalmente, penso che sia sciocco e superbo liquidare la vittoria del No come l’ennesima vittoria del voto di protesta proprio perché sta diventando un tipo di voto stabile nel corso delle tornate elettorali. Pertanto, potrebbe essere il caso di comprendere dov’è il problema e come risolvere il problema della rappresentanza, prima che il voto di protesta si trasformi definitivamente in voto di rabbia (Trump suggerisce qualcosa?).
Inoltre, il No, per un effetto collaterale e probabilmente non voluto dai suoi votanti ha posto un paracadute a quelli potrebbero essere stati gli effetti di un Governo eletto a doppio turno. In altre parole, si è posto un freno temporaneo e non sufficiente all’avanzata populista dei Cinque Stelle. Non è un caso se Grillo ha dichiarato di voler votare alla Camera con l’Italicum e al Senato col Proporzionale: è consapevole che il primo partito e l’unico in grado di contrapporsi a Renzi è proprio il m5S.
Va riconosciuto, però, che le percentuali del Si sono state oltre modo alte, in particolare se si pensa che, nonostante i tentativi di spersonalizzazione, si è trattato di un voto su Renzi.
Dal 5 dicembre si apre un capitolo incerto, ma non meno spaventoso del precedente. Ho una certezza: il sole è sorto ugualmente, quello che è rimasto sotto il sole è uguale a prima e non sarà niente affatto facile o positivo. Ma come dice Nicholas Nassim Taleb, il caos è la ragione della rinascita, l’intelligenza di chi resta sul campo sarà quella di non negarsi la possibilità di un presente eccezionale.
In fin dei conti, gli Avion Travel hanno ragione: si muore un po’ per poter vivere. L’importante è dosare la giusta quantità di quel “po’”.
Io dico che è tutta sbagliata la politica di Renzi,incominciando da quella economica,al posto di dare le mance,di fare il referendum,o spendere per l’aereo,ecc. Tutti questi soldi che sono tanti bisognava invstirli sul lavoro.Vedi io mi occupo nonostante i miei anta,fi formare le persone nel mondo della carpenteria e precisamente saldatori professionisti, giro per le aziende e sei cosa mi dicono,lo stato mi può anche pagare tutti i contributi e tasse varie,ma se io azienda non ho lavoro cosa gli faccio fare ai miei dipendenti. Renzi inizialmente aveva detto di rottamare anche qualche politico,ridurre la spesa pubblica ecc.ecco perché la gente lo ha votato contro.Io speravo inizialmente in lui,ma poi più si andava avanti e più mi deludeva. Spero quanto prima in un’Italia migliore non per me,ma per tutti i giovani e le future generazioni👍