Papa Francesco saluta la folla dalla papamobile con un sombrero mentre arriva alla basilica di Nostra Signora di Guadalupe, a Città del Messico 13 febbraio 2016 (© Presidenciamx/Planet Pix via ZUMA Wire)

«La prima riforma deve essere quella dell’atteggiamento. I ministri del Vangelo devono essere persone capaci di riscaldare il cuore delle persone, di camminare nella notte con loro” 

(Papa Francesco)

Papa Francesco è dopo Wojtyla, l’uomo più vicino agli uomini. Il pastore più vicino al gregge. Quasi scomodo nella sua Chiesa dogmatica e anacronistica. Avrebbe potuto sburocratizzarla, renderla meno Azienda di santi, miracoli e riti. Ma va bene così, nel bene e nel male, ha lasciato il suo “segno”.

Mi ha sempre commosso vedere un uomo oramai stanco incamminarsi solo verso la solita croce per benedire la folla, durante ogni visita evangelica. E lui aveva le fattezze di qualcosa che si offre agli affamati, qualcosa di buono, che profuma di semplicità, che sazia.

Avrei preferito una rivoluzione, un altro uomo su di un asino in un’altra città-mondo corrotta dal potere e dalle promesse di redenzione. Ma le rivoluzioni portano a sacrifici e giustizia sommaria.

Ho visto pochi preti sporcarsi le mani con la povertà.  Ho visto pochi preti bagnarsi sotto la pioggia della precarietà senza l’ombrello di madre Chiesa. Abbracciare i poveri, i diseredati, gli sconfitti, gli ultimi, i malati, i dimenticati. La Chiesa dovrebbe ospitarli tutti senza paura che qualcuno rubi gli ornamenti d’oro. E se anche rubassero sarebbe per saziare altro di più meritevole.

Cosa ci lascia? Buoni precetti iniziati che forse un giorno si concretizzeranno. Per esempio? Non si deve accogliere una persona omosessuale senza giudicarla solo perché di buona volontà ed in cerca di Dio. È sufficiente credere. Alla Chiesa altro non serve.

Papa Francesco ha affermato, sempre lui, che “Dio è nella vita di ogni persona“. Concordo. Persino nella vita disastrosa, distrutta dalle devianze o da qualunque altra cosa negativa. Dio lo si deve cercare in ogni vita umana. Nella vita di ogni essere umano c’è sempre uno spazio in cui un seme buono può dare frutti.

Nell’intervista rilasciata al direttore di Civiltà Cattolica, padre Antonio Spadaro sul quotidiano La Stampa, si legge questa dichiarazione di Papa Francesco:

[…] La prima riforma deve essere quella dell’atteggiamento. I ministri del Vangelo devono essere persone capaci di riscaldare il cuore delle persone, di camminare nella notte con loro, di saper dialogare e anche di scendere nella loro notte, nel loro buio senza perdersi. Il popolo di Dio vuole pastori e non funzionari o chierici di Stato […]. Scendere nella notte assieme a chi necessita, parole belle e luminose.

Ho imparato che si fa più fatica a dimostrare l’assenza che la presenza. E che l’assenza può diventare presenza anch’essa. Affannarsi a dimostrarsi migliori perché imbottiti di nozioni, formule, matematica e scienza. Migliori di chi? Nessuno di noi avrà in dono un solo altro giorno di vita in più. Io so di essere uno dei tanti e di rispettare gli altri come fossero me.

Non serve altro che fermarsi nella vita degli altri. Prima abbondantemente nella propria per conoscersi. I limiti sono l’inizio. Un imbecille resta tale. Un essere umano però cammina incontro a cosa o chi gli sembra famigliare. Ecco, una famiglia. Come la casa di un Padre che non si è mai avuto. Questo Papa ha camminato con noi e tra noi.


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