Da don Emanule Tupputi, una mappa per non smarrirsi nei labirinti interpretativi
Per definizione un “vademecum” è un volume di piccolo formato, spesso tascabile, contenente un prontuario di nozioni relative a un determinato argomento, e per lo più a una tecnica o attività pratica. Il vademecum risponde al genere letterario di un “manuale di istruzioni”, i cui requisiti fondamentali sono: aver chiaro i destinatari (gli “utenti”) del “manuale”, comprensibilità dei contenuto da parte dei destinatari, fornire tutte le informazioni perché “l’utente” possa trovare ciò che cerca.
I manuali rappresentano gli strumenti in assoluto più utilizzati. Nonostante l’avvento di nuove tecnologie, saranno sempre indispensabili per una efficace azione di consultazione immediata.
Lo strumento che don Emanuele Tupputi affida alle nostre mani e alla nostra intelligenza è un mezzo che risponde molto bene alla necessità d’offrire una sintesi ragionata dei principali nuclei tematici sulle questioni matrimoniali, anche per fronteggiare all’esigenza di armonizzare “testa” e “cuore”, dopo l’impatto emotivo suscitato dalla pubblicazione dell’esortazione Amoris laetitia, e superare una certa dispersività e disorientamento causati dalle molteplici reazioni.
Ritengo che l’architettura del sussidio, approntato con competenza e passione dal vicario giudiziale della nostra diocesi, don Emanuele Tupputi, risponda egregiamente a questi requisiti, oltre a rivelare sensibilità, comprensione e carità pastorale verso le persone che hanno dietro le spalle il disfacimento del loro matrimonio.
Al di là del genere letterario, il “vademecum” approntato con acribia da don Emanuele, è uno dei frutti maturi, congiuntamente all’istituzione del Servizio diocesano per l’accoglienza dei fedeli separati, per la nostra diocesi – e sono certo che non tarderà a valicare i confini del nostro territorio – dell’Esortazione apostolica di papa Francesco, Amoris laetitia.
Esso costituisce un’espressione concreta e quanto mai valida del cosiddetto “ponte giuridico-pastorale” al quale si riferisce il n. 244 dell’Esortazione – che al riguardo rimanda agli artt. 2-3 del Motu proprio Mitis Iudex Dominus Iesus – quale mezzo a disposizione di coloro che desiderano verificare la validità del proprio matrimonio ormai ferito da separazioni, divorzi, abbandoni.
È quindi uno strumento affidato a tutti i fedeli quale segno tangibile di servizio pastorale di verità, di giustizia, e di prudenza.
Apprezzabile altresì è la dimensione interdisciplinare del volume che armonizza teologia, diritto e pastorale in un fecondo dialogo, animato dal medesimo principio ispiratore: la salus animarum.
Giovanni Paolo II in un discorso alla Rota Roman, impostava la relazione tra pastorale e diritto in un modo che non lasciava spazio alcuno ad una contrapposizione dialettica tra i due elementi: «Si dimentica così — egli affermava — che anche la giustizia e lo stretto diritto — e di conseguenza le norme generali, i processi, le sanzioni e le altre manifestazioni tipiche della giuridicità, qualora si rendano necessarie — sono richiesti nella Chiesa per il bene delle anime e sono pertanto realtà intrinsecamente pastorali»[1]. E più avanti concludeva con frase davvero lapidaria: «non è vero che per essere più pastorale il diritto debba rendersi meno giuridico»
L’autore propone una visione globale e integrata, consapevole che “le conoscenze frammentarie e isolate possono diventare una forma d’ignoranza se fanno resistenza ad integrarsi in una visione più ampia della realtà” (Laudato si’, n. 138). Viene così promosso, anche attraverso questo manuale, “un impegno di evangelizzazione in modo interdisciplinare e integrato” (Evangelii Gaudium 134).
Pertanto, come affermava il teologo Louis Bouyer (1913-2004), «pensare che basterebbe rifiutare nella Chiesa il diritto per ritrovare la Chiesa della carità, sarebbe infilare la strada delle più rovinose illusioni. Una Chiesa che ripudiasse il diritto correrebbe il rischio di essere non la Chiesa della carità, ma la chiesa dell’arbitrio».
A fronte della eventualità di smarrirsi entro i labirinti interpretativi dell’Esortazione apostolica, il sussidio intende offrire “un riparo” alle innumerevoli e imprevedibili situazioni particolari. Lo sforzo, riuscito fin troppo bene, di don Emanuele, di privilegiare la prospettiva sintetica, sicuramente saprà rispondere alle molteplici incombenze pastorali per non lasciarsi travolgere da una ridda di proposte e soluzioni.
Attraverso le pagine del “vademecum” ancora una volta prendiamo coscienza che la dottrina, che è costituita sempre e inscindibilmente di trasmissione e di recezione creativa, è un dato che accompagna da sempre il fatto cristiano nella sua storia, sottraendolo alla deriva della cosificazione oggettivante e dell’interpretazione estemporanea e arbitraria.
[1] GIOVANNI PAOLO II, Discorso alla Rota Romana, 18 gennaio 1990, in AAS, 82 (1990), pp. 872-877, n. 3.
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