
Il Concorso MoveOn, alla sua prima edizione, nasce con l’obiettivo di sensibilizzare i più piccoli alla mobilità dolce e sostenibile, chiedendo ai loro genitori di essere accompagnati a piedi o in bici, lasciando l’auto a casa. L’associazione “Urban Mobility”, nella figura del suo Presidente, Antonio Leonetti, si impegna a ripristinare la democrazia all’interno elle strade riequilibrando gli spazi utilizzati dai diversi mezzi di spostamento, a vantaggio di quelli, appunto, della mobilità sostenibile. Proprio ad Antonio abbiamo rivolto qualche domanda:
Ciao, Antonio. In cosa consiste il concorso “MoveOn”?
Il concorso MoveOn alla sua prima edizione nasce da un’esperienza del passato in cui quando avevo anche io circa dieci anni, ricordo di aver partecipato ad un concorso organizzato da OER Operatori Emergenza Radio di Andria proprio per sensibilizzare i bambini alla sicurezza e alla salute. Io fui uno dei vincitori di quel concorso e mi aggiudicai una macchinina della OER che ancora oggi conservo funzionante.
Ho voluto raccontare questa mio ricordo per evidenziare quanto le esperienze da piccoli siano poi formatrici della persona che diventiamo da adulti.
Questo ricordo mi ha spinto, in collaborazione con i soci di Urban Mobility, a lanciare la prima edizione del Concorso MoveOn con l’obiettivo sì di sensibilizzare i più piccoli alla mobilità sostenibile, ma sì di essere portatori di un messaggio importante verso i loro genitori chiedendo loro di essere accompagnati a piedi o in bici e lasciare l’auto a casa. Noi di Urban mobility chiediamo ai loro genitori se sia veramente necessario accompagnare a scuola i bambini in macchina.
Cosa si intende per “mobilità dolce”?
La mobilità dolce esiste da millenni perché andare a cavallo è ritenuto una mobilità dolce, oggi in disuso per ovvi motivi, mentre oggi la mobilità dolce per eccellenza significa andare a piedi. Vorrei, però, sottolineare quanto invece la conseguenza diretta e positiva della mobilità dolce si riversi nella necessità di rivedere le barriere architettoniche che ancora oggi riducono il grado di sicurezza dei mezzi alternativi all’automobile. Pensiamo ai marciapiedi stretti, agli ingorghi durante l’ingresso e le uscite dei ragazzi da scuola, agli scivoli occupati dalle auto parcheggiate contro il codice della strada.
Come si possono disincentivare i più giovani all’utilizzo dell’automobile?
I più giovani spesso utilizzano monopattini o bici con pedalata assistita. Purtroppo, vivono in un contesto già formato e all’interno del quale spesso l’automobile è l’unico mezzo che pensiamo possa compiere i nostri spostamenti. È principalmente una questione di abitudine, di una moda aggiungerei.
L’attore principale, però, rimane spesso l’amministrazione di una città e nel nostro caso la mobilità risulta avere un gap ancora molto grande rispetto ai modelli che l’Europa ci chiede di raggiungere. Durante alcuni dibattiti chiedo quale sia la prima immagine associata alla parola strada e spesso l’immagine affiancata è l’automobile, non uno spazio in cui vivere delle passeggiate, pedalare, incontrare gente. Eppure noi residenti del sud Italia siamo abituati a vivere per strada, quanti locali, bar, pizzerie hanno il servizio all’esterno? Senza il quale i loro fatturati diventerebbero almeno un terzo.
Il nostro obiettivo come associazione è il ripristino della democrazia all’interno elle strade riequilibrando gli spazi utilizzati dai diversi mezzi di spostamento, a vantaggio di quelli della mobilità sostenibile.
In che modo, a tuo avviso, si può perseguire la sostenibilità della nostra Città?
Una città cambia se l’amministrazione intraprende forti decisioni, ma queste devono essere a netto vantaggio del miglioramento della mobilità. Spesso, invece, si agisce impauriti e i progetti avanzano monchi.
Nella nostra città ci sono zone o quartieri o strade in cui andare a piedi o in biciletta è veramente molto pericoloso perché le automobili non lasciano lo spazio agevole per i pedoni o le biciclette.
Sono oramai quotidiane le notizie relative ad incidenti spesso mortali in cui un’automobile investe i pedoni o i ciclisti perché il conducente era distratto dal cellulare. Voglio sbloccare un ricordo, via Regina margherita e Corso Cavour appena dieci anni fa erano congestionate dal traffico di autovetture che attraversavano quelle strade, oggi sono strade pedonali invase dal passeggio dei nostri concittadini.
Non dobbiamo però nascondere la necessità di capire se esistono alcune situazioni in cui per alleggerire dal traffico una zona sia necessario realizzare una nuova strada, è il caso di via Dalmazia, viale Goito, viale Puglia via Muzio che sopperiscono alla mancanza di una tangenziale o di una strada a scorrimento veloce esterna alle aree urbanizzate.