
La Filosofia perenne è esattamente l’opposto del conflitto fra culture e religioni e ci dice chiaramente che ogni idea, ogni principio è vera conoscenza solo quando è moralmente fondato, eticamente giustificato dall’amore.
Aldous Huxley (1894-1963) con “La filosofia perenne”[1], scritto nel 1945, si spinge al di là della semplice idea dei rapporti fra religioni e culture diverse: addita un nucleo unitario, una Realtà ultima del mondo delle cose e un’unica facoltà, comune a tutti gli uomini, di conoscere la Realtà ultima e di farsi tutt’uno con quella.
Per spiegare questo concetto, non suo, ma rinveniente da una tradizione plurimillenaria, usa una definizione di Leibniz: philosophia perennis, filosofia perenne.
“Si possono trovare rudimenti di questa Filosofia Perenne nelle dottrine tradizionali dei popoli primitivi in ogni regione del mondo, mentre nelle sue forme compiutamente sviluppate essa trova posto in ognuna delle religioni più elevate”.
Huxley attinge a una nutrita schiera di autori, appartenenti a tutte le culture e religioni del mondo.[2]
William James aveva scritto :”La conoscenza cui non potremmo mai attingere, restando ciò che siamo, può essere raggiungibile per mezzo di facoltà più alte e di una vita superiore, che noi possiamo acquisire moralmente” .
Huxley semplifica questo concetto: ”Per porre la questione in modo più sintetico “Beati i puri di cuore, perché essi vedranno Dio”. E la stessa idea è stata espressa dal poeta sufi Jalal ad-Din Rumi nei termini di una metafora scientifica: ”L’astrolabio dei misteri di Dio è l’amore”… Inoltre è un fatto, confermato più volte in due o tremila anni di storia religiosa, che la Realtà ultima non è appresa nitidamente e immediatamente se non da coloro che si sono resi pieni d’amore, puri di cuore e poveri di spirito”.
La Filosofia perenne è esattamente l’opposto del conflitto fra culture e religioni e ci dice chiaramente che ogni idea, ogni principio è vera conoscenza solo quando è moralmente fondato, eticamente giustificato dall’amore.
Huxley ammette candidamente: ”Perché sono queste le condizioni? Non lo sappiamo”.
E conclude: ”Se non si è saggi o santi, la miglior cosa da fare nel campo della metafisica è studiare le opere di coloro che furono tali e furono in grado, avendo modificato il loro modo di essere semplicemente umano, di attingere una qualità e una quantità di conoscenze più che semplicemente umane”.
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[1] Aldous Huxley, La filosofia perenne, Adelphi,Milano, 1995
[2] Abu Sa’id, Agostino, Al Ghazzali, Ansari di Herat, Ashoka, Asvaghosa, Augustine Baker Aurobindo, Baruch Spinoza, Bayazid Al-Bistami, Benet di Canfield, Benjamin Whichcote, Bernardo di Chiaravalle, Bhagavadgita, Boezio, Cassiano, Charles De Condren, Chien Chih Chi, Chuang Tzu, Denyse Amelot, Dhammapada, Dionigi l’Areopagita, F. Fenelon, Filone, Francois Bourgoing, George Fox, Hans Denk, Henri Lacordaire, Huang-Po, Hui-Neng, Il libro tibetano dei morti, J.N. Grou, Jakob Boehme, Jan Van Ruysbroeck, Jean Jacques Olier, Jean Pierre Camus, John Chapman, John Everard, John Smith il platonico, John Woolman, Kabir, L’imitazione di Cristo, La nube dell’incoscienza, Lankavatara Sutra, Lao Tzu, le Upanishad, Lev Tolstoj, meister Eckart, Niccolò Cusano, Pancadasi, Pelagio, Peter Sterry, Plutarco, Reginald Garrigou-Lagrange, Rudolf Otto, Rumi, Ryonen, S. Caterina da Siena, S. Francesco di Sales, S. Giovanni della Croce, Sadhu Sundar Singh, San Bernardo, San Gregorio Magno, San Vincenzo de Paoli, Sankara, Sant’Anselmo, Santa Teresa, Sebastien Castellion, Seng T’san, Shakyamuni Buddha, Shih-T’ou, Srimad Bhagavatam, Stephen Grellet, Surangama Sutra, Sutra del Diamante, Sutralamkara, T.Traherne, Theologia Deutsch, Visvanatha, Walter Hilton, William James, William Law, William Shakespeare, William Temple, Yung-Chia Ta-Shih.
bello e articolato nello spirito di Odysseo. La ‘filosofia perenne’,infatti, è frutto di ‘cuore e conoscenza’, come ci insegna pure Simone Weil