INCONTRO DEGLI STUDENTI CON KERRY KENNEDY. TEATRO SOCIALE. nella foto: Donata BORGONOVO RE nella foto: HUGO MUNOZ

A proposito de Le quattro stelle della Costituzione, di Donata Borgonovo Re

Da quando Roberto Benigni ebbe a definire la Costituzione Italiana “la più bella del mondo”, si sono moltiplicati gli interventi tesi a sottolineare l’altezza, la profondità, la magnificenza della nostra Carta, a dispetto di quanti la denigrano senza averla capita o di quanti, proprio perché l’hanno capita, la vorrebbero cambiare.

La passione di Donata Borgonovo Re non è, tuttavia, frutto di una moda di ritorno. Essa viene da lontano. Viene da una costituzionalista che, lo si avverte ad ogni riga de Le quattro stelle della Costituzione (Il Margine, 2013), ha fatto della passione educativa e della militanza delle idee, la propria ragione di vita, nonché il substrato profondo della propria docenza universitaria. Così come si avverte che, come tutte le persone di grande intelligenza e fine sensibilità, l’autrice scrive in punta di penna, con estrema umiltà, quasi timorosa di invadere un campo sacro come quello dissodato dalle madri e dai padri costituenti.

Sceglie quatto parole, la Borgonovo Re, per introdurci in quel campo e le illumina con la sua sapiente dottrina, ma anche con una ammirevole capacità di spiegare, a chi giurista non è, la trama e l’ordito che compongo l’arazzo costituzionale.

Le quattro stelle-parole sono: sovranità, democrazia, solidarietà, eguaglianza. Per ciascuna di esse, ci guida oltre le apparenze, ci conduce per mano e ci fa sedere, per ascoltare una sinfonia. La stessa autrice scrive: “Proviamo ora a immaginare la democrazia come una grande orchestra, nella quale devono essere presenti tutti gli strumenti musicali che, sulla partitura della Costituzione, dovranno intrecciare le loro differenti voci per realizzare l’armonia della convivenza tra le donne e gli uomini di cui la democrazia si prende cura”.

Per realizzare: non perché già realizzata. Si tratta di un compito da compiere. Piero Calamandrei, in un giustamente celebre discorso ai giovani sulla Costituzione, tenutosi a Milano, il 26 gennaio 1955, lo ebbe subito a chiarire: la Costituzione è molto più profezia che realtà, indica un traguardo e la via da percorrere, è per gente che cammina, non per chi si sente arrivato. Merito della Borgonovo Re è non discostarsi mai da questo insegnamento e, anzi, illuminarne l’attualità per nulla scalfita dal passare degli anni e dallo scorrere degli eventi.

Ancora una nota, il sottotitolo de Le quattro stelle della Costituzione. Esso recita: Per una cittadinanza responsabile. Tocca riflettere su queste parole. Quel “per” dice, per l’appunto, che alla cittadinanza attiva dobbiamo ancora arrivare, il che vuol dire che cittadini sovrani e democratici non solo si nasce, lo si diventa, nella misura in cui si sa vivere eguali e solidali perché responsabili, in grado di “rispondere” del bene comune: si sente tutta la familiarità dell’autrice, tra gli altri, con il maestro don Milani…

Infine, un invito: leggete questo libro, vi farà bene. E leggete la Costituzione, a cui questo libro luminosamente introduce. Magari la solo lettura non sarà sufficiente a renderci cittadini migliori. Ma di certo ci aiuterà ad essere più consapevoli e a sorridere, ed insieme a indignarci, per chi pensa di rubricarla come un polveroso “ammasso di regole” del passato. Certo, non tutti la possiamo pensare allo stesso modo, ma perché ci sia una “dialettica di ragionati contrasti” (ancora Calamandrei), bisogna prima che tutti si educhino all’arte del pensiero: e questo libro è un ottimo viatico.


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La mia fortuna? Il dono di tanto amore che, senza meriti, ricevo e, in minima parte, provo a restituire. Conscio del limite, certo della mia ignoranza, non sono mai in pace. Vivo tormentato da desideri, sempre e comunque: di imparare, di vedere, di sentire; di viaggiare, di leggere, di esperire. Di gustare. Di stringere. Di abbracciare. Un po’ come Odysseo, più invecchio e più ho sete e fame insaziabili, che mi spingono a correre, consapevole che c’è troppo da scoprire e troppo poco tempo per farlo. Il Tutto mi asseta. Amo la terra di Nessuno: quella che pochi frequentano, quella esplorata dall’eroe di Omero, ma anche di Dante e di Saba. Essere il Direttore di "Odysseo"? Un onore che nemmeno in sogno avrei osato immaginare...