Il pontefice: prima di «mandarli indietro si deve pensare bene»

Nello Scavo ne ha dato notizia sull’Avvenire di due giorni fa, RaiDue ci ha dedicato ieri un servizio nel TG delle 13 e subito la notizia è diventata virale: papa Francesco ha voluto vedere i video che documentano le torture subite dai migranti nei campi libici e, per quanto Avvenire, con apprezzabile scelta deontologica, si sia rifiutata di pubblicare i filmati, le immagini che girano in rete e da uno smartphone all’altro sono già fin troppo eloquenti.

Nastro adesivo sulla bocca. Colpi di spranga, machete e pugnale. Sono in cinque o forse più a lacerarne il corpo, fibra per fibra. Novello povero cristo, un corpo nudo, martirizzato, mani e piedi legati, sangue a fiotti, dappertutto, pelle strappata. Prova a urlare, ma il nastro blocca il grido. L’urlo di Munch, a confronto, è uno gioco da ragazzi…

Intanto filmano, per farsi bulli, per sentirsi machi, per far vedere, per vantarsene: punirne uno per educarne molti, si diceva un tempo. Punirne molti per ucciderli e basta, si dice e si fa ora. Uno non vale uno: uno vale niente, così come cento o mille…Francesco ha visto. Il papa che viene contestato da destra e da sinistra: da destra perché troppo progressista e persino “eretico”, da sinistra perché pur sempre il massimo esponente della Chiesa, quella che per tanti è ancora ferma ai tempi delle Crociate e del Sant’Uffizio.

Francesco ha visto. E, non è difficile immaginare, ha pianto. Vallo a dire a quei cristiani che lo accusano di buonismo e di tradire la religione cristiana, anche se loro in una chiesa non ci mettono piede da una vita.

Francesco ha visto e ha denunciato, cosa che non fanno tanti vescovi fin troppo diplomatici, cosa che fanno tanti altri cristiani, semplici battezzati o anche prelati. Era sull’aereo, di ritorno dall’Irlanda, quando ha sorpreso tutti: «Ho visto un filmato in cui si vede cosa succede a coloro che sono mandati indietro. Sono ripresi i trafficanti, le torture più sofisticate…».

Video che non riguardano una sola povera vittima. Video che testimoniano l’inumana condizione di migliaia di migranti.

“Aiutiamoli a casa loro”: è stato detto così e in questo Minniti non è stato meglio di Salvini. Drastico il calo degli arrivi nel 2017 e nei primi sei mesi del 2018: ma a che prezzo?

Al prezzo di calpestare la nostra stessa umanità. Al prezzo di chiuderci in un bieco egoismo che arriva a giustificare lo squallore di vicende come quelle della nave Diciotti, o dell’Aquarius, perché “così l’Europa ci ascolterà”: un cinismo – sterile, peraltro! – che avrebbe fatto rivoltare persino Machiavelli.

Certo, l’Europa ha le sue gravissime responsabilità. Certo, si fa sorda e cieca a tanto dolore, alza muri di burocrazia e di una economia da predoni, prima che recinti di filo spinato. Certo, prima o poi anche l’Europa dovrà fare i conti con un’ondata migratoria che è epocale e non si può arrestare erigendo barriere o attuando blocchi navali (mi chiedo sempre come non provi, l’on. Meloni, un certo imbarazzo nel proporre e riproporre questa stupidaggine…). Certo, prima o poi l’Italia dovrà imparare a farsi rispettare: magari non sulla pelle degli indifesi e disperati.

Ma basta questo ad assolverci? O non suonano ancora attuali le parole di De Andrè: «Per quanto voi vi crediate assolti, siete per sempre coinvolti»?

Prova tu, lettore, a guardare quelle foto. Prova a reggere la visione di quel video, se ce la fai. Te la senti ancora di ripetere: “Prima gli italiani”? Te la senti di dire che le nostre coste sono prese da assalto da migranti “palestrati”? Te la senti di ripetere slogan propagandistici senza nemmeno prenderti la briga di documentarti, di verificare, di cercare fonti terze, tipo il sito dell’UNCHR?

 

Io no, non me la sento. E non penso di scrivere una cosa di sinistra piuttosto che di destra. Sento di scrivere una cosa umana. Sento di voler restare umano, proprio come voleva Vittorio Arrigoni.

Perché la crudeltà non ha partito. E la Libia non è un “porto sicuro”. Nemmeno l’Italia, del resto…


3 COMMENTI

  1. Guantanamo ha fatto scuola. Ma quanto è a criticare il bullo più forte, tutti zitti. Anche la mia amata Chiesa. Solo Benedetto XVI osò criticare apertamente un sistema che Bergoglio ha cmq citato in tre o quattro paragrafi della Evangelium Gaudium.
    Ritengo che far sbarcare extracomunitari non cambi affatto lo stato delle cose in Libia. Bisogna riflettere: chi sono e quali interessi servono questi mostri torturatori.

    • Caro Nunzio,
      perché ho come l’impressione che tu faccia di tutto per evitare la domanda di fondo? Un caro saluto

  2. C’è un valore che non può essere messo in discussione ed è la dignità umana. Non è importante, dal mio punto di vista, se Francesco abbia voluto vedere o meno le atrocità commesse nei campi libici; è importante sapere! Una stampa libera dovrebbe documentare e rendere edotte le persone delle violenze e dileggio subiti da esseri umani, senza aspettare l’interesse del “VIP” di turno. Un plauso ad Odysseo che da tempo racconta questo “male di vivere” anche a livello politico e sociale. I politici e i governanti, da parte loro, dovrebbero prestare più attenzione e documentarsi prima di parlare e dare sfogo, spesso con un semplice tweet, al dileggio verbale, a volte molto più pericoloso di quello fisico, di esseri umani.

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